2008-12-13 15:56:17

Intervista con mons. Ladaria sull'Istruzione Dignitas personae


Numerosi commenti e reazioni in tutto il mondo ha suscitato la nuova Istruzione “Dignitas personae” su alcune questioni di bioetica, emanata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Ieri, alla presentazione nella Sala Stampa vaticana, c’era anche mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, segretario del dicastero. Roberto Piermarini gli ha chiesto quale sia lo scopo del documento:RealAudioMP3
R. – L’Istruzione intende promuovere la formazione delle coscienze, offrendo due criteri fondamentali per il discernimento morale in merito agli interventi sull’embrione e alle varie forme di fecondazione artificiale: il primo criterio, il rispetto incondizionato dell’essere umano, fin dal suo concepimento, e il secondo criterio, il rispetto dell’originalità della trasmissione della vita umana tramite gli atti propri dei coniugi. Con tale intervento il magistero non interviene nell’ambito della scienza medica come tale, ma richiama gli interessati e la responsabilità etica e sociale dell’operato. Il documento intende incoraggiare una ricerca biomedica che sia veramente rispettosa della dignità di ogni essere umano, questo è molto importante, e auspica allo stesso tempo che siano molti i cristiani a dedicarsi al progresso della biomedicina e a testimoniare la propria fede in questo ambito di così grande importanza.
 
D. – Qual è il valore dottrinale del documento?
 
R. – Si tratta di una Istruzione di natura dottrinale, che è emanata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e che ha l’espressa approvazione del Santo Padre. Appartiene, dunque, a quei documenti della Congregazione che partecipano al Magistero ordinario del Successore di Pietro. E’, dunque, un documento del Magistero ordinario. Come tale deve essere accolto dai fedeli con “l’assenso religioso del loro spirito”. Questo è l’obbligo che ha il fedele: di accogliere questi documenti magisteriali.
 
D. – Mons. Ladaria, qual è il “cuore” di questo documento?

R. – L’Istruzione inizia con le parole programmatiche “dignitas personae”, la dignità della persona: questo, dunque, è il motto fondamentale. Questa dignità va riconosciuta ad ogni essere umano, dal concepimento alla morte naturale. Questo principio fondamentale esprime un grande sì alla vita umana, che deve essere posto al centro della riflessione etica sulla ricerca biomedica. Ribadendo tale principio, la Chiesa intende difendere i poveri del mondo, ai quali appartengono gli esseri umani non ancora nati. Così dice il testo: quello della Chiesa è sempre il grido evangelico in difesa dei poveri del mondo, di quanti sono minacciati, disprezzati, oppressi nei loro diritti umani. Il documento poi incoraggia la ricerca biomedica che rispetta la dignità di ogni uomo e al contempo esclude come eticamente illecite diverse tecnologie biomediche e sarà probabilmente accusato di contenere troppi divieti, ma di fronte a questa prevedibile accusa occorre tuttavia ribadire che la Chiesa sente di dover dare voce a coloro che non hanno voce e dice testualmente il documento: “L’adempimento di questo dovere implica il coraggio di opporsi a tutte quelle pratiche che determinano una grave e ingiusta discriminazione nei confronti degli esseri umani non ancora nati. Dietro ogni ‘no’ rifulge, nella fatica del discernimento tra bene e male un grande ‘sì’ al riconoscimento della dignità e del valore inalienabile di ogni singolo e irripetibile essere umano chiamato all’esistenza”. Questo, dunque, è un punto molto importante. Infine, richiamando una citazione che conclude il documento, “si spera che i fedeli e anche tutti gli uomini di buona volontà, i medici, i ricercatori aperti al confronto, desiderosi di raggiungere la verità sapranno comprendere e condividere i contenuti di questa istruzione, volti alla tutela della fragile condizione dell’essere umano nei suoi stadi iniziali di vita e alla promozione di una civiltà più umana”.







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