Una riflessione su etica e media del cardinale Foley e di mons. Celli al seminario
dell'Ucip
Nel campo dei media, gli aspetti etici dovrebbero essere parte integrante dei processi
decisionali sia per ciò che riguarda le responsabilità professionali, sia per il modo
in cui una notizia viene montata e presentata al pubblico. E’ una delle convinzioni
espresse dal cardinale John Patrick Foley al Seminario internazionale dell’Ucip, l’Unione
cattolica internazionale della stampa, in programma oggi a Roma. “Esiste - ha riconosciuto
- un sincero interesse nel promuovere i principi etici” nel settore mediatico “anche
tra i membri di altre religioni” e tra “le persone di buona volontà in tutto il mondo”.
“Quando il ruolo della religione è negato, il ruolo dell’etica personale e professionale,
la vita è compromessa”, ha affermato il porporato con decisione, invitando i giornalisti
cattolici a approfondire gli insegnamenti prodotti dal magistero vaticano a partire
dal Concilio Vaticano II sui vari microcosmi comunicativi, dalla pubblicità a Internet.
L’etica nel giornalismo, ha osservato ancora il cardinale Foley, “non è un'ingerenza
della religione nel lavoro professionale, ma una dimostrazione di elevato standard
professionale”, che “attira il rispetto dei colleghi e del pubblico”.
Dunque,
ha proseguito sulla falsariga mons. Celli - attuale presidente del dicastero vaticano
delle Comunicazioni sociali - bisogna “aiutare quanti lavorano nella stampa ad aspirare
ai massimi livelli professionali ed etici”. Spendendo parole di apprezzamento per
il lavoro svolto dall’Ucip nel campo dei media, mons. Celli ha ricordato il messaggio
di Benedetto XVI per l’ultima Giornata delle comunicazioni sociali, in particolare
il richiamo all’“infoetica”, evidenziando come le parole del Papa incoraggino “quanti
lavorano nei media a farsi carico delle grandi responsabilità” loro affidate.