2008-12-11 14:05:54

Il ricordo in Vaticano del 60.mo della Dichiarazione universale dei diritti umani. Intervista con Juan Somavia sulla crisi economica mondiale


“Un altissimo punto di riferimento del dialogo interculturale sulla libertà e sui diritti dell’uomo”: così ieri sera il Papa ha definito la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo, a conclusione di un concerto in Aula Paolo VI nell’ambito di un pomeriggio commemorativo dei 60 anni della Carta, organizzato in Vaticano. “Quando viene meno il riconoscimento del diritto alla vita e alla libertà religiosa, anche il rispetto per gli altri diritti vacilla”, ha affermato nel suo intervento il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Il servizio di Paolo Ondarza:RealAudioMP3
 
“Un altissimo punto di riferimento del dialogo interculturale sulla libertà e sui diritti dell’uomo”: questo è ancora oggi, secondo Benedetto XVI, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Parlando al termine di una cerimonia commemorativa in Aula Paolo VI il Papa ha ricordato che denominatore comune a tutti gli uomini è la “legge naturale, guida universale che tutti possono conoscere e sulla base della quale tutti possono intendersi”. I diritti fondamentali - ha aggiunto - sono fondati in Dio creatore. Senza questa solida base etica, rimangono fragili perché privi di solido fondamento. Il Santo Padre ha poi notato come oggi, a 60 anni dalla Dichiarazione, ancora molto resti da fare:

“Centinaia di milioni dei nostri fratelli e sorelle vedono tuttora minacciati i loro diritti alla vita, alla libertà, alla sicurezza. Non sempre è rispettata l’uguaglianza tra tutti, nella dignità di ciascuno, mentre nuove barriere sono innalzate per motivi legati alla razza, alla religione, alle opinioni politiche o ad altre convinzioni”.

Quindi l’appello:

“Non cessi, pertanto, il comune impegno a promuovere e meglio definire i diritti dell’uomo e si intensifichi lo sforzo per garantirne il rispetto”.

“Rispettare i diritti umani” - ha detto aprendo la commemorazione in Vaticano il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone - vuol dire contrastare “quel degrado che in tante nostre società ha interesse a mettere in discussione l’etica della vita e della procreazione, del matrimonio, come dell’educazione, introducendo unicamente una visione individualistica su cui arbitrariamente costruire nuovi diritti non meglio precisati nel contenuto e nella logica giuridica”. Difendere i diritti umani vuol dire non confonderli con semplici e spesso limitati bisogni contingenti.

“E’ l’universalità della persona il criterio che fornisce ai diritti umani la caratteristica di essere universali, così da evitare applicazioni parziali o visioni relative. La mancata tutela dei diritti umani, che spesso si evidenzia nell’atteggiamento di tante istituzioni, è il frutto della disgregazione dell’unità della persona”.

Oggi strutture economiche non rispondenti al valore dell’uomo - ha continuato il cardinale Bertone - portano a dimenticare che la cifra della famiglia umana è la solidarietà:

“Ci si chiede, allora, se non si tratti piuttosto di un abbandono della visione della persona che da soggetto è diventata sempre più un oggetto dell’agire economico, spesso ridotta a rivendicare i soli diritti legati alla sua funzione di consumatore”.

Tra i diritti - ha detto il porporato ricordando la visione della Chiesa - non esiste una gerarchia. “Tutti si sostengono insieme. Chi è sensibile al tema dei diritti non può disinteressarsi di quello alla vita, né al diritto alla libertà religiosa”:

“Quando viene meno il riconoscimento del diritto alla vita e del diritto alla libertà religiosa, anche il rispetto degli altri diritti, vacilla”.

Ma talvolta la libertà religiosa - ha constatato il cardinale Bertone - viene interpretata come libertà di culto o elemento appartenente alla sfera privata, sempre più sostituita da un imprecisato “diritto alla tolleranza”:

“E’ un dato di tutta evidenza che il fatto religioso abbia un’influenza diretta nello svolgersi della vita e della comunità internazionale. Questo, nonostante si percepiscano sempre di più tendenze che sembrano voler escludere la religione dalla costruzione dell’ordine sociale, pur nel pieno rispetto del pluralismo che contraddistingue la società contemporanea”.

La Dichiarazione del 1948, ha concluso il cardinale Bertone, è un punto di arrivo, ma anche di partenza: oggi è infatti chiamata a difendere la libertà e le sue regole ma anche ad impedire che esse possano degenerare nella negazione del primato dell’essere umano.

Nel corso della cerimonia in Vaticano culminata nel concerto diretto dalla musicista spagnola Inma Shara la consegna all’ex presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa, Cornelio Sommaruga, del premio 2008 alla memoria del cardinale vietnamita, François-Xavier Nguyên Van Thuân.

 
Tra le personalità internazionali presenti ieri in Aula Paolo VI c’era il direttore generale dell’Ufficio internazionale del lavoro delle Nazioni Unite, Juan Somavia. La collega della redazione ispanoamericana della nostra emittente, Patricia Jauregui, gli ha chiesto una riflessione sull’attuale crisi economica mondiale, in particolare quanto tempo ci vorrà per arrivare ad una soluzione: RealAudioMP3
 
R. - Cuanto nos vamos ...
Quanto tempo ci metteremo non lo sappiamo. Però, dietro alla crisi ne abbiamo un’altra, una mondializzazione ingiusta, una mondializzazione che ha avuto risultati molto differenti e che ha creato molta disuguaglianza nel mondo, che ha colpito ormai l’ambiente in un modo impressionante. E di conseguenza, il rischio più grande è che tutti si concentrino sul fatto di voler rilanciare l’economia e i consumi e che in due o tre anni ci si illuda dicendo: “Fantastico, abbiamo risolto la crisi”, e che poi, in realtà, si continui a stare come prima. E prima non stavamo bene.

 
D. - Esiste un nuovo programma per ridurre questa crisi economica da parte dell’Organizzazione internazionale del lavoro?

 
R. - Mire, nosotros lo que estamos...
Noi stiamo insistendo perchè i Paesi si concentrino senza dubbio nel rivitalizzare l’economia, facendo, però, in modo che la protezione sociale sia un elemento importante. Approfittiamo, se ci sono da fare degli investimenti, perché vadano in una direzione che protegga l’ambiente. Assicuriamoci che i fondi arrivino alle imprese che realmente creano occupazione. La gente si chiede dove siano i soldi che prestano le banche - ma in realtà le banche non stanno prestando soldi - e si chiede cosia sia successo. Si parla di milioni e milioni di dollari e le persone si chiedono: “Ma quando qualche anno fa chiedevamo cifre inferiori per affrontare la povertà, per l’ambiente, per la sicurezza sociale, allora non c’erano soldi”. Per quanto riguarda questa preoccupazione generalizzata, credo che il compito dell’Organizzazione internazionale del lavoro debba essere orientato verso le necessità, verso quello che la società e la gente sta chiedendo, perché abbiano un’opportunità di lavoro decente. So che la cosa è molto complessa, però bisogna dare questa opportunità. Non si dimentichi che non si risolve la crisi esclusivamente dal punto di vista finanziario o forse con un pò più di crescita. La gente ci chiede di preoccuparci del lato umano.

 
D. - In un mondo dove il lavoro, che dà dignità alla vita di tutti, scarseggia sempre più, esistono rapide alternative per dare una soluzione al problema...

 
R. - Inversion en infrastructuras...
Investimento nelle infrastrutture, investimento nell’ambiente, investimento in tutto ciò che ha a che fare con il lavoro comunitario, in tutto ciò che ha a che fare con la salute. Tutte queste cose sono possibili e creano lavoro.

 
D. - Nel 2009, l’Organizzazione internazionale del lavoro compie 90 anni di vita. Arriverà mai a sradicare il flagello della disoccupazione?

 
R. - Esta es una tarea costante…
Questo è un lavoro costante. Pretendere di dire “è molto facile, non preoccupatevi, aggiusteremo tutto” non è possibile. E’ una questione invece molto complessa, molto difficile, e gli interessi che comandano il mondo non necessariamente sono orientati a risolvere questi problemi. Ma, d’altra parte, la crisi è una opportunità, e la gente si sta rendendo conto che voci come quella dell’Organizzazione internazionale del lavoro, della Dottrina sociale della Chiesa, i valori della Dichiarazione universale dei diritti umani indicano che abbiamo delle alternative, che abbiamo modi differenti di vedere come indirizzare la politica economica, sociale e ambientale e che questi modi diversi di inquadrare il problema sono migliori di quelli attuali.

 
“I diritti umani esprimono l’unità della creatura umana, della sua aspirazione proiettata contemporaneamente a soddisfare i bisogni essenziali ed a consentire le sue libertà, le sue relazioni, i suoi valori spirituali”: è quanto ribadito ieri dall’arcivescovo Celestino Migliore alla sessione commemorativa dell’Assemblea generale dell’Onu per il 60.mo della Dichiarazione universale i diritti dell’uomo. Questo documento, ha sottolineato l’Osservatore permanente della Santa Sede al Palazzo di Vetro, mostra chiaramente che i diritti umani dei quali si chiede applicazione e tutela, “non sono solo un’espressione della dimensione della legalità, ma trovano la loro radice e la loro finalità nell’etica e nella ragione naturale comune a tutti gli uomini”. Mediante quella proclamazione, ha aggiunto, “l’intera famiglia umana ha affermato che il rispetto dei diritti è frutto della giustizia ed è garanzia di pace”.

Il presule ha, quindi, ricordato l’intervento all’Onu di Benedetto XVI, il 18 aprile scorso. Un discorso nel quale il Papa “ha legato i diritti umani e la loro protezione a due obiettivi fondamentali: la promozione del bene comune e la salvaguardia della libertà umana”. Dall’azione dell’ONU, è stata la sua riflessione, “cogliamo quanto l’idea del bene comune sia condizione essenziale per assumere efficaci decisioni in ordine alla sicurezza, alla cooperazione allo sviluppo, come pure alla speciale azione di carattere umanitario che sempre più l’Organizzazione è chiamata ad attuare di fronte a eventi e situazioni che compromettono gravemente la persona, la sua dignità e quindi i suoi diritti”. La prima violazione dei diritti, ha affermato mons. Migliore, è “la mancanza di condizioni di vita considerate essenziali”. E qui ha spronato la comunità internazionale a far sì che i diritti non siano solo un richiamo retorico.

Tali diritti, ha rilevato, sono il frutto di gesti responsabili, “necessari in un mondo che dispone di mezzi adeguati, di strutture specializzate per porre fine allo scandalo della fame e della povertà, per garantire una sicurezza che non sia violata e derisa, per salvaguardare la vita in ogni suo momento”. Mons. Migliore non ha mancato di dedicare una parte del suo intervento al diritto alla libertà religiosa, che è “insieme individuale e comunitaria”. Tale libertà, ha aggiunto richiamando la Dichiarazione, “non contrappone la dimensione del cittadino e quella del credente, riconoscendo piuttosto la piena libertà del rapporto tra la persona e il suo Creatore”. (A cura di Alessandro Gisotti)

E di questo importante anniversario ha parlato stamani anche il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il cardinale Renato Raffaele Martino, ad una sessione di studio dell’Università Europea di Roma, poco prima di presentare nella Sala Stampa della Santa Sede il Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace 2009. La radice e il fondamento dei diritti dell’uomo, ha affermato, è da ricercare nella dignità che appartiene ad ogni essere umano, al di là della mera volontà degli uomini, della realtà statale, dei pubblici poteri, che hanno bensì il compito di riconoscerli, rispettarli, tutelarli e promuoverli. Oltre al fondamento trascendente dei diritti umani, il porporato ne ha posto in rilievo la indivisibilità, ribadendo il diritto alla libertà religiosa come fonte degli altri diritti (alla vita, all’integrità fisica, ai mezzi di sussistenza, alla sicurezza, alla libertà), perché la persona umana nella sua apertura a Dio e nella comunione con Lui realizza e accresce in modo eccelso la sua libertà e responsabilità, ossia quella dignità che è il fondamento stesso dei diritti.

Inoltre, il diritto allo sviluppo integrale, il diritto all’uso dei beni che risultano essere specificazione del diritto alla vita sono prioritari ad altri diritti, compreso il diritto di proprietà. Ciò vuol dire che la pratica attuazione di questi ultimi non deve contrastare la realizzazione della destinazione universale dei beni e dev’essere una concretizzazione particolare del diritto all’uso dei beni stessi. Il cardinale Martino all’Università Europea di Roma ha anche riaffermato l’universalità dei diritti umani: essi infatti appartengono all’uomo in quanto persona, ad ogni persona e a tutte le persone, uomini o donne, ricchi o peri, sani o ammalati. E ciò che pretendo per me non posso non riconoscerlo a chiunque altro, anche se malato mentale grave o un bambino non ancora nato. La dignità umana non può essere distrutta, quale che sia la condizione di miseria, di disprezzo, di emarginazione, di malattia, a cui un uomo può trovarsi ridotto. L’opzione preferenziale dei poveri, propria della Chiesa, lungi dall’essere un segno di particolarismo o di settarismo, postula e rivendica l’uguaglianza in dignità di tutti gli uomini. (A cura di Paolo Scappucci)







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