2008-12-07 14:32:40

Obama contro la crisi lancia piano di investimenti nelle infrastrutture


Il presidente eletto degli Stati Uniti, Barack Obama, nel discorso radiofonico settimanale del sabato, ha annunciato il più grande piano di investimenti sulle infrastrutture dagli anni '50 ad oggi. Obiettivo dell’intervento è rilanciare l’economia americana con la creazione di circa due milioni e mezzo di posti di lavoro. Il nuovo corso prevede anche misure di sensibilità ambientale, volte a rendere gli edifici più efficienti dal punto di vista energetico, e la promozione di una maggiore possibilità di accesso a internet. Si cerca così di dare un’iniezione di fiducia dopo la pubblicazione dei drammatici dati sul tasso di disoccupazione americano che, con il 6,5% di novembre, oltre 500 mila posti di lavoro in meno in un solo mese, tocca il livello più alto degli ultimi 15 anni. E la crisi economica che investe tutto il mondo si sente decisamente anche in Italia. Negli ultimi 11 mesi, non meno di dieci mila imprese dell'industria, dell'artigianato e dei servizi hanno messo in cassa integrazione 362 mila lavoratori. E' il quadro allarmante contenuto in uno studio della Cgil. Della situazione italiana Fausta Speranza ha parlato con l’economista Alberto Quadrio Curzio:
R. – L’Italia non può certo sottrarsi ad una crisi che è europea, internazionale, mondiale. Tuttavia, io credo che il nostro Paese sia molto più solido di tanti altri. Purtroppo si prevede certamente un aumento del tasso di disoccupazione, ma non tanto quanto in Germania o in Francia, non parliamo della Spagna che arriverà al 15%. Ciò detto, io spero che il rapporto banca-impresa abbia a migliorare significativamente nei prossimi mesi, e spero anche che le misure adottate dal governo per sostenere le fasce più deboli diano una qualche spinta alla domanda.
 
D. – Perché l’Italia, che in questi anni obiettivamente è rimasta indietro rispetto allo slancio della Spagna, dovrebbe adesso essere meno mortificata dalla crisi?
 
R. – Perché l’Italia ha un sistema bancario meno attratto dai funambolismi globali e quindi più solido, e perché il tessuto delle nostre piccole e medie imprese del manifatturiero e del “made in Italy” ha creato dei formidabili surplus commerciali; ed infine, non bisogna dimenticarlo, perché l’intersezione tra il nostro sistema di welfare e il nostro sistema solidaristico delle tante medie città, funziona ancora bene. L’Italia è un Paese che ha grossi problemi – energetico, debito pubblico, Sud che non decolla – ma ha anche grossi punti di forza. 







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