Intervista con il nuovo vescovo di Bolzano Karl Golser
Benedetto XVI lo ha nominato due giorni fa nuovo vescovo di Bolzano-Bressanone, a
succedere allo scomparso Wilhelm Egger: si tratta di mons. Karl Golser, nato
65 anni fa in questa stessa diocesi, finora canonico penitenziere e presidente dell'Associazione
teologica italiana per lo studio della morale. Dal 1977 al 1982 è stato officiale
della Congregazione per la Dottrina della Fede. Antje Birgitte Dechert gli
ha chiesto come abbia accolto questa nomina:
R. – Senz’altro
con un po’ di trepidazione, perchè da una parte il vescovo defunto Wilhelm Egger era
molto noto e amato, e poi anche perché abbiamo dei grandi problemi. La diocesi di
Bolzano-Bressanone è territorialmente la più estesa d’Italia: abbiamo tre gruppi linguistici,
il problema dell’immigrazione e la carenza di sacerdoti. E allora c’è un poco di rassegnazione,
mancanza di fiducia, e per questo io ho cercato di stabilire come motto per il mio
vescovado: “Cristo, nostra pace”. Da una parte, la pace, la collaborazione, com’era
in sintonia anche con il motto “Insieme” del vescovo precedente ma, dall’altra parte,
il riferimento a Cristo – siamo inseriti in Cristo. Bisogna lavorare sull’identità
cristiana, affinché si sia maggiormente radicati nella fede, in un mondo che è secolarizzato,
che è pluralistico. D. – Quali sono i temi concreti che lei
vorrebbe affrontare adesso e nel prossimo futuro? R. – In primo
luogo, direi, il lavoro con i sacerdoti per dare loro maggior fiducia, per fargli
capire che sono inseriti in un presbiterio. Ce ne sono alcuni, infatti, che sono abbastanza
isolati e si sentono soli. Quindi, dare loro fiducia e lavorare anche per le vocazioni.
Naturalmente, poi ci sono i problemi della società. Io mi sono molto battuto per i
problemi di bioetica - sono membro del Comitato etico provinciale - con la Conferenza
episcopale italiana e il gruppo di lavoro Responsabilità per il Creato. Abbiamo una
grande sensibilità per le questioni ambientali. C’è poi il problema della immigrazione,
per cui bisogna fare un dialogo basato sulla propria identità: non solo un discorso
sulla tolleranza, ma cercare di convivere e di stabilire quale siano i parametri della
convivenza. D. – Ancora qualche parola sul suo rapporto con
il Santo Padre che è stato anche nella diocesi quest’estate... R.
– Il Santo Padre è stato in diocesi quest’estate e spero di poterlo invitare di nuovo
l’estate prossima. Sono stato suo collaboratore nel periodo in cui lavoravo nella
Congregazione per la Dottrina della Fede. Il cardinale Ratzinger, ogni tre anni, ha
sempre fatto le vacanze nel nostro seminario e io sono stato presente quando Messori
ha fatto la sua intervista sul rapporto sulla fede. Quest’estate, il Santo Padre ha
voluto invitarmi a fare la prima colazione con lui e poi anche all’incontro con i
sacerdoti, quando pubblicamente gli è stata fatta la domanda sulla responsabilità
del Creato e ha detto che il prof. Golser sarebbe stato più competente di lui nel
rispondere: un elogio pubblico. E per questo se il Santo Padre ha posto tanta fiducia
in me, io devo rispondere a questa fiducia.