Il Papa all'Angelus: la Chiesa alza la sua voce per i poveri e per chi subisce violazioni
dei diritti. Ma la speranza cristiana va oltre la liberazione politica
La Chiesa leva la sua voce per tutti i poveri del mondo e per quanti vedono calpestati
i loro diritti: è quanto ha affermato oggi il Papa all'Angelus in Piazza San Pietro
ricordando che l'Avvento è un tempo di speranza. Nello stesso tempo - ha aggiunto
- la speranza cristiana va oltre la legittima attesa di una liberazione sociale e
politica. Quindi ha rivolto il suo pensiero al Patriarca Alessio II scomparso nei
giorni scorsi. Il servizio di Sergio Centofanti.
Cristo è
la “novità assoluta” della storia ed è “venuto ad abitare in mezzo a questa umanità
decaduta per rinnovarla dall’interno”. Il Papa sottolinea che nell’Avvento “risuona
un messaggio pieno di speranza, che invita ad alzare lo sguardo all’orizzonte ultimo,
ma al tempo stesso a riconoscere nel presente i segni del Dio-con-noi”. Così "anche
oggi - ha detto - si leva la voce della Chiesa" per annunciare al popolo di Dio una
parola di consolazione, di salvezza e liberazione: "la sua tribolazione è compiuta": "Per
le popolazioni sfinite dalla miseria e dalla fame, per le schiere dei profughi, per
quanti patiscono gravi e sistematiche violazioni dei loro diritti, la Chiesa si pone
come sentinella sul monte alto della fede e annuncia: ‘Ecco il vostro Dio! Ecco il
Signore Dio viene con potenza’(Is 40,11)". “Questo annuncio
profetico – ha detto il Papa - si è realizzato in Gesù Cristo” che “ha inaugurato
un esodo non più solo terreno, storico, e come tale provvisorio, ma radicale e definitivo:
il passaggio dal regno del male al regno di Dio, dal dominio del peccato e della morte
a quello dell’amore e della vita”: “Pertanto, la speranza
cristiana va oltre la legittima attesa di una liberazione sociale e politica, perché
ciò che Gesù ha iniziato è un’umanità nuova, che viene ‘da Dio’, ma al tempo stesso
germoglia in questa nostra terra, nella misura in cui essa si lascia fecondare dallo
Spirito del Signore. Si tratta perciò di entrare pienamente nella logica della fede:
credere in Dio, nel suo disegno di salvezza, ed al tempo stesso impegnarsi per la
costruzione del suo Regno. La giustizia e la pace, infatti, sono dono di Dio, ma richiedono
uomini e donne che siano ‘terra buona’, pronta ad accogliere il buon seme della sua
Parola”. In questa prospettiva, la Vergine Maria “è la ‘via’
che Dio stesso si è preparata per venire nel mondo”: “Con
tutta la sua umiltà, Maria cammina alla testa del nuovo Israele nell’esodo da ogni
esilio, da ogni oppressione, da ogni schiavitù morale e materiale, verso ’i nuovi
cieli e la terra nuova, nei quali abita la giustizia’ (2 Pt 3,13). Alla sua materna
intercessione affidiamo l’attesa di pace e di salvezza degli uomini del nostro tempo”. Dopo
la preghiera dell’Angelus Benedetto XVI ha ricordato la scomparsa nei giorni scorsi
del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Alessio II: “Ci
uniamo nella preghiera ai nostri fratelli ortodossi per raccomandare la sua anima
alla bontà del Signore, affinché lo accolga nel suo Regno di luce e di pace”. Il
Papa ha poi ricordato che nel pomeriggio di giovedì prossimo, 11 dicembre, incontrerà
nella Basilica di San Pietro gli universitari degli Atenei romani, al termine della
Santa Messa che sarà presieduta dal cardinale vicario Agostino Vallini. Nell’occasione
dell’Anno Paolino consegnerà ai giovani studenti la Lettera ai Romani dell’apostolo
Paolo. Ha quindi rivolto il suo saluto ai Chierici Mariani dell’Immacolata
Concezione, che domani inizieranno il centenario della rinascita e della riforma della
Congregazione invitandoli a rimanere sempre fedeli al loro carisma, e, in portoghese,
ha espresso la sua vicinanza a quanti sono stati colpiti dalla catastrofe ambientale
che ha provocato nei giorni scorsi numerose vittime nello Stato brasiliano di Santa
Caterina. Infine, il suo saluto a tutti i pellegrini con un augurio per la Solennità
di domani: "A tutti auguro una buona domenica e una felice
festa dell'Immacolata. Grazie!" (applausi)