Il cardinale Tettamanzi: più dialogo e più moralità in politica
La Chiesa ricorda oggi San'Ambrogio e l'arcidiocesi di Milano festeggia il suo Santo
patrono. Le celebrazioni sono inziate venerdì scorso con la liturgia dei Primi Vespri
nella Basilica dedicata al Santo: in questa occasione l'arcivescovo di Milano, il
cardinale Dionigi Tettamanzi, ha invitato la città a rilanciare la dimensione
del dialogo. Ascoltiamo il porporato in questa intervista di Davide Dionisi:
R. - Io
penso che il dialogo sia oggi una vera e propria emergenza. Questo, perché ci troviamo
di fronte al fenomeno della solitudine, che chiude in se stessi ed esclude dagli altri,
insieme al fenomeno di una contrapposizione molto accentuata, per cui pare di poter
dire che gli uni sono contro gli altri e tutti contro tutti. Ma il dialogo, io penso,
sia un tratto fondamentale, addirittura costitutivo della nostra umanità. Proprio
per questo diventa urgente domandarsi se oggi sia ancora possibile dialogare. Io risponderei
che tante volte è difficile, è difficilissimo, ma è possibile dialogare ad una condizione
che si impari a dialogare: questo significa riconoscere l’altro nella sua dignità
di persona, rispettarlo nella sua libertà, consentirgli di essere se stesso, avere
fiducia negli altri. D. – La sua è anche un’esortazione all’incontro,
a superare le contrapposizioni. In che modo creare i giusti presupposti nelle grandi
città per aiutare un dialogo interculturale e interreligioso? R.
– Penso che si debba iniziare con l’abbandonare i pregiudizi e le schematizzazioni.
Quando questo verrà abbandonato, io penso, potrà avere inizio il parlare, il discutere
con tutti, anche con i credenti delle altre religioni e aggiungo anche con i fedeli
dell’islam. Tanti dubbi, certe domande, certo esistono, a proposito delle altre religioni,
ma di fronte a tutto questo penso che si debba pure incominciare con un dialogo personale
e cercare di capire, di vedere se tutto quello che viene detto corrisponde al vero.
Certo, a volte, ci si trova di fronte a degli atteggiamenti singoli che sono gravi,
sono da deprecare con grande forza, ma tutto questo non può diventare occasione per
guardare con sospetto e per accusare tutti gli appartenenti ad una religione. Per
incontrare l’altro, ciascuno di noi dovrebbe incontrare se stesso, la propria interiorità,
e in questa interiorità incontrare Dio come Padre di tutti e quindi venire aiutato
davvero ad avere un cuore grande, anche se tutto questo esige tanta pazienza, tanta
onestà intellettuale, tanto rispetto della libertà dell’altro e tanta capacità di
ascolto. D. – Quale attualità ha ancora oggi il messaggio di
Sant’Ambrogio e in che modo può essere applicato nella nostra quotidianità? R.
– Quando noi pensiamo a Sant’Ambrogio, pensiamo ad un grande vescovo, ad un grande
pastore, e direi che occorrerebbe recuperare anche la figura di Ambrogio come politico,
o meglio, come vescovo che è coraggioso, al punto che è capace nei momenti di difficoltà
di fare chiarezza su uno dei problemi più delicati e più attuali, che è il problema
del rapporto tra la politica e la morale. Io penso che da Sant’Ambrogio viene un insegnamento
che è particolarmente utile, vorrei dire assolutamente necessario oggi, ed è questo:
che davanti alla legge morale - così ha continuato ad insegnare, a testimoniare Sant’Ambrogio
- chi detiene il potere politico non è mai nella posizione di chi è sciolto dalla
propria responsabilità, anzi, proprio perchè detiene questo potere ha un di più di
responsabilità in rapporto alla propria coscienza, in rapporto a tutti gli altri,
soprattutto in rapporto a Dio.