La Russia rende l’estremo saluto ad Alessio II: martedì i funerali. La testimonianza
di mons. Paglia
Il Patriarca della Chiesa ortodossa russa Alessio II, morto ieri all’età di 79 anni,
sarà sepolto martedì prossimo nella cattedrale dell'Epifania a Mosca. Lo ha affermato
il metropolita Kirill, eletto oggi dal Sacro Sinodo reggente provvisorio del Patriarcato.
Nel pomeriggio di oggi, preceduta da una Messa, sarà aperta la camera ardente nella
cattedrale del Cristo Salvatore. Alle esequie di Alessio II prenderà parte anche
una delegazione vaticana composta dai cardinali Walter Kasper, presidente del Pontificio
Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, e Roger Etchegaray, presidente
emerito di "Giustizia e Pace", dall'arcivescovo Antonio Mennini, rappresentante della
Santa Sede nella Federazione russa, da padre Milan Žust, officiale del Pontificio
Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e da mons. Ante Jozić, segretario
di Nunziatura a Mosca. Intanto, continuano ad arrivare a Mosca messaggi di cordoglio
da tutto il mondo. Dal canto suo, il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I ha dichiarato
all’agenzia “Asianews” che Alessio II “sentiva vicina la sua fine” ed era deciso a
“lavorare per ristabilire la pace all’interno della Chiesa”. Per una testimonianza
sulla figura e sull’eredità del Patriarca di Mosca, Alessandro Gisotti ha intervistato
il vescovo di Terni-Narni-Amelia, Vincenzo Paglia, presidente della Commissione
Cei per il dialogo e l’ecumenismo, legato ad Alessio II da un rapporto di fraterna
amicizia:
R. – Io sono
rimasto particolarmente toccato dall’ultima visita avuta a Mosca, un mese fa, con
il cardinale Sepe. Le parole che lui ci disse erano straordinarie: parlava del suo
affetto e della sua stima per Papa Benedetto e per la comune battaglia per i valori
cristiani in Europa e sottolineava con qualche forza il nuovo clima che si è instaurato
tra le due Chiese. Lungo il tragitto mi prese per mano, mi stringeva la mano … E oggi
lo sento, questo gesto, pieno di fraterna amicizia. Non dobbiamo dimenticarlo! Ha
traghettato la Chiesa russa dalla schiavitù sotto il comunismo, dallo smarrimento
dopo la caduta del comunismo, fino alla riorganizzazione della Chiesa negli ultimi
tempi. Devo dire, sognava anche l’incontro più ravvicinato con la Chiesa, in particolare
con Papa Benedetto.
D. – E Papa Benedetto sottolinea
proprio nel telegramma di cordoglio “la buona battaglia per la difesa dei valori umani
ed evangelici”, condotta in particolare nel continente europeo da Alessio II: un terreno
comune. Ecco, la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, sono quasi coscienza di un
continente un po’ smarrito …
R. – Esatto. Io debbo
dire che conoscevo il Patriarca da molti anni; ho avuto numerosi incontri con lui,
numerose conversazioni ma in questi ultimi tempi, di fronte allo smarrimento di un’Europa
priva di sogni, priva di ideologie, su una china spesso tristemente relativista nei
valori, Alessio ha come intuito la necessità di un’alleanza da compiere. E ricordo
quando lui diceva: “In fondo, noi dell’ortodossia russa abbiamo assistito al crollo
del più grande disegno umanistico senza Dio”. Questo crollo ci dà come una nuova vocazione
per l’Europa occidentale. Noi dobbiamo gridare all’Europa occidentale che se camminano
sulla via dell’ateismo e della dimenticanza di Dio, il crollo è tragico”. E lui aggiungeva:
“E noi l’abbiamo vissuto sulla nostra pelle”. Ecco perché in Alessio II, Benedetto
XVI aveva trovato un alleato che non ha mancato di gridare forte a Bruxelles, o anche
a Parigi, nell’ultima visita. Penso davvero che questi due polmoni dell’Europa se
respirano assieme, possono dare un contributo insostituibile al futuro di questo nostro
continente.
D. – Ora è auspicabile che questo patrimonio,
questa testimonianza di Alessio II venga raccolta e fatta fruttificare …
R.
– Io credo di sì. Il cammino che Alessio ha compiuto, non facile, talora anche pieno
di difficoltà, di contraddizioni, è tuttavia un cammino che ha dovuto muovere una
realtà enorme com’è quella della ortodossia russa, vincendo spinte interne di cui
alcune sono ancora in fermento. Credo che la strada intrapresa sia inarrestabile.