Si è spento all'età di 79 anni il Patriarca russo Alessio II. Benedetto XVI: è stato
"instancabile" nella promozione dei valori umani ed evangelici
Si è spento questa mattina nel villaggio di Peredelkino, la sua residenza fuori Mosca,
il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Alessio II. All’età di 79 anni - gli ultimi
dei quali segnati da difficili condizioni di salute - scompare una delle personalità
di maggiore spicco del mondo ecclesiale ortodosso. Una scomparsa che Benedetto XVI
ha accolto con "viva commozione", come si legge nel messaggio di cordoglio inviato
al Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Risuonano
da ore, in tutta la Russia, le campane delle grandi cattedrali e delle piccole chiese.
I loro rintocchi funebri accompagnano la scomparsa di un’autorità religiosa carismatica,
che per diciotto anni ha retto le sorti della Chiesa ortodossa russa assumendone la
responsabilità in uno dei periodi più difficili per il suo Paese: alla vigilia della
delicata transizione che dopo il crollo del Muro di Berlino alla fine del 1989 portò
l’Unione Sovietica a chiudere ufficialmente la sua storia il 26 dicembre del 1991,
per poi sciogliersi nella Comunità degli Stati Indipendenti. Un anno e mezzo prima,
il 7 giugno 1990, Alessio II viene acclamato Patriarca di Mosca e di tutte le Russie
al posto del suo predecessore, Pimen I. Ha 61 anni e da tempo si è già segnalato come
una delle personalità emergenti della sua Chiesa. A soli 39 anni, nel 1968, è già
arcivescovo metropolita, dopo essere stato nominato a 32 vescovo di Tallin ed Estonia,
il Paese che gli aveva dato i natali nel 1929. Vicino alla sua Chiesa - ma anche alle
sorti della non indolore transizione che in quel momento sta affrontando il suo Paese
- il Patriarca di Mosca è in prima linea quando si consumano i giorni drammatici della
crisi.
Nell'assicurare preghiere per questo suo "instancabile
ministro", il Papa ricorda nel suo messaggio al Sinodo della Chiesa ortodossa russa
il "comune impegno sul cammino della reciproca comprensione e collaborazione fra ortodossi
e cattolici", e in particolare "gli sforzi che il defunto Patriarca - scrive - ha
profuso per la rinascita della Chiesa, dopo la dura oppressione ideologica, che ha
causato il martirio di tanti testimoni della fede cristiana. Ricordo - prosegue Benedetto
XVI - anche la buona battaglia per la difesa dei valori umani ed evangelici che egli
ha condotto in particolare nel Continente europeo, auspicando che il suo impegno produca
frutti di pace e di autentico progresso umano, sociale e spirituale".
Quella
di Alessio II è stata una leadership importante, ha scritto e dichiarato questa mattina
il cardinale Walter Kasper, responsabile del dicastero pontificio per i rapporti con
le altre confessioni cristiane. Il porporato è stato avvicinato dalla collega della
nostra redazione inglese, Philippa Hitchen, poco dopo aver appreso
la notizia della morte di Alessio II:
R. - Wir haben
das mit grosser Betroffenheit und Traurigkeit erfahren. ... Abbiamo appreso
la notizia con grande rammarico e tristezza. Il Patriarca Alessio II è stato indubbiamente
uno dei più grandi leader religiosi nella difficile epoca di cambiamento dal sistema
comunista alla situazione attuale. Egli ha il grandissimo merito di avere in un certo
senso ricostruito la Chiesa dal nulla: ha creato molte nuove diocesi, parrocchie,
conventi e istituti di formazione e così ha dato nuova vita alla Chiesa russo-ortodossa.
Personalmente, ho avuto molti incontri con il Patriarca Alessio, fin dai tempi in
cui ero vescovo di Rottenburg-Stuttgart, e poi anche in seguito. Sono sempre stato
ricevuto in modo molto cordiale e aperto".
La Chiesa
cattolica - anche attraverso il messaggio di cordoglio del Papa - si è immediatamente
unita al dolore della Chiesa ortodossa russa, con la quale i rapporti attraversano
una costante distensione. La prova più evidente del clima di cordialità si evince
dalle lettere e dagli attestati di stima intercorsi e scambiati in questi anni
tra Benedetto XVI e il Patriarca Alessio II. Gli ultimi, in ordine di tempo, risalgono
a poco più di un mese fa quando, il cardinale arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe
- in visita a Mosca - ha consegnato al capo della Chiesa ortodossa russa una lettera
autografa del Papa, nella quale Benedetto XVI esprimeva il suo “profondo affetto”
per la Chiesa ortodossa russa, sottolineando la necessità di “affrettare il cammino
verso la piena unità di tutti i discepoli di Cristo”. Pochi giorni dopo, nella sua
lettera di risposta del 23 ottobre, Alessio II rispondeva: “Sono lieto per le crescenti
prospettive di sviluppare buone relazioni e una positiva cooperazione fra le nostre
due Chiese (...) Sono convinto del fatto che la più grande rivelazione del Vangelo:
‘Dio è amore’ dovrebbe divenire un orientamento vitale per tutti coloro che si considerano
seguaci di Cristo, perché soltanto attraverso la nostra testimonianza di questo mistero
possiamo superare la discordia e l'alienazione di questo secolo, proclamando i valori
eterni del cristianesimo al mondo moderno”. Ancheil cardinaleKasper pone in risalto il "grande impegno" profuso dal Patriarca russo
per il riavvicinamento della sua Chiesa con quella cattolica:
R.
- Es ist für mich überhaupt kein Zweifel, dass er das Interesse hatte, ... Non
ho alcun dubbio che egli avesse interesse ad un avvicinamento tra la Chiesa russo-ortodossa
e la Chiesa cattolica, nonostante tutte le difficoltà, nonostante tutte le occasionali
tensioni che possano essersi verificate. Soprattutto negli ultimi anni, le relazioni
con Mosca sono sensibilmente migliorate e abbiamo buone speranze di poterle ulteriormente
migliorare. Raccomandiamo ora il Patriarca alla misericordia di Dio e chiediamo a
Dio, e Lo preghiamo di ricompensarlo per tutto il bene che egli ha compiuto nel suo
lungo e difficile servizio alla Chiesa di Gesù Cristo.
La
notizia della morte del Patriarca Alessio II ha suscitato il cordoglio di autorità
religiose e politiche in tutto il mondo, a partire dal presidente russo, Medvedev,
che ha definito il Patriarca ortodosso "un vero leader spirituale e un grande cittadino
della Russia". Ma con quali sentimenti ha accolto la notizia della scomparsa del capo
della Chiesa ortodossa il rappresentante della Santa Sede nella Federazione Russa,
l'arcivescovo Antonio Mennini? Adriana Masotti l’ha raggiunto telefonicamente
a Mosca:
R. - Devo
dire che ho un sentimento di profonda tristezza, perché l’avevamo visto insieme l’ultima
volta il 4 novembre con l’arcivescovo Pezzi, con cui era stato molto cordiale e gli
aveva detto: “Ci dobbiamo vedere presto, perché anche se ci incontriamo spesso alle
cerimonie, non abbiamo ancora avuto un incontro personale, per parlare dei progetti
pastorali per tutti i fedeli sia cattolici che ortodossi a Mosca”. Personalmente,
perché, devo dire, fin dall’inizio della mia missione lui aveva apprezzato i segni
di attenzione e di venerazione verso la sua persona, e li ricambiava con amicizia,
con attenzione oserei dire paterna, cioè apprezzava gli sforzi che si facevano dall’una
e l’altra parte per ricomporre incomprensioni e pregiudizi tra le due Chiese.
D.
- Dovesse sintetizzare in poche parole una caratteristica della sua persona e della
sua attività che cosa potrebbe dire?
R. - Beh, io
penso, che a lui vada riconosciuto il grande merito di aver traghettato la Chiesa
russa nel periodo post-comunista, salvandone soprattutto l’unità, quindi tenendo a
freno tensioni centrifughe e poi promuovendo l’atto di unione con la Chiesa all’estero,
grazie anche all’appoggio dei governanti, in un processo di ricomposizione della famiglia
cristiana.
D. - Era nota la stima di Alessio II per
Benedetto XVI. L’ultimo scambio di lettere nell’ottobre scorso, attraverso il cardinale
Sepe, che era venuto a Mosca…
R. - Sì, è stato molto
intenso. E poi, ancora più recentemente, c’è stato il cardinale André Vingt-Trois
di Parigi che gli ha portato in dono la Bibbia che il Santo Padre aveva regalato a
tutti i Padri Sinodali e lui l’aveva molto apprezzata e aveva pregato il cardinale
di farsi interprete dei suoi sentimenti di amicizia, di rispetto e di fraterna considerazione.
Ogni volta, sia a Pasqua che a Natale, che io partecipavo alle sue liturgie, poi lui
mi invitava all’agape fraterna e mi dava sempre la possibilità di parlare e immancabilmente
mi pregava di ritrasmettere i suoi sentimenti di rispetto, di amicizia e fraternità
verso il Santo Padre. Devo dire che lo faceva anche ai tempi in cui era ancora in
vita Giovanni Paolo II.