L’obbedienza alla verità non significa rinunciare a pensare: così, il Papa alla Commissione
teologica internazionale
Per la teologia la questione fondamentale è la verità della fede, una verità che non
richiede la rinuncia alla fatica del pensare: Benedetto XVI lo ha ribadito con forza,
stamani, nel discorso ai membri della Commissione teologica internazionale, ricevuti
in Vaticano in occasione della sessione plenaria. Il Papa si è anche soffermato sulla
legge naturale, prendendo spunto da un documento dell’organismo vaticano, in via di
approvazione, sul tema “Alla ricerca di un’etica universale: nuovo sguardo alla legge
naturale”. L’indirizzo d’omaggio è stato rivolto al Pontefice dal segretario generale
della Commissione, mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
Non c’è contrapposizione
tra obbedienza alla verità e la ricerca del pensare. E’ quanto sottolineato da Benedetto
XVI che parlando ai membri della Commissione teologica internazionale si è soffermato
sul lavoro che i teologi sono chiamati a svolgere in una “società planetaria” come
quella odierna. Spesso, ha rilevato, viene loro chiesto dall’opinione pubblica di
“promuovere il dialogo tra le religioni e le culture, di contribuire allo sviluppo
di un’etica che abbia come proprie coordinate di fondo la pace, la giustizia, la difesa
dell’ambiente naturale”: "Ma una teologia limitata a questi
nobili obiettivi, perderebbe non solo la sua propria identità ma il fondamento stesso
di questi beni. La prima priorità della teologia è, come il suo nome già indica, parlare
di Dio, pensare Dio". Caratteristica essenziale e
imprescindibile per la teologia è dunque la questione concernente la verità della
fede. Nel lavoro teologico, ha aggiunto il Papa a braccio, appare che "la fede non
solo non è contraria alla ragione ma apre gli occhi della ragione, allarga il nostro
orizzonte e ci permette di trovare le risposte necessarie alle sfide dei diversi tempi": “D’altra
parte, l’obbedienza alla verità non significa rinuncia alla ricerca e alla fatica
del pensare. L’inquietudine del pensiero, che indubbiamente non potrà mai essere nella
vita dei credenti del tutto placata, dal momento che sono anch’essi nel cammino della
ricerca e dell’approfondimento della Verità, sarà tuttavia un’inquietudine che li
accompagna e li stimola nel pellegrinaggio del pensiero verso Dio, e risulterà così
feconda”. Ha così sottolineato che, dal punto di
vista oggettivo, “la verità è la rivelazione di Dio in Cristo Gesù, che richiede come
risposta l’obbedienza della fede in comunione con la Chiesa e il suo Magistero”. Recuperando
così l’identità della teologia, “anche la questione del metodo viene illuminata”.
Il metodo in teologia, è stato il suo richiamo, non potrà costituirsi solo in base
ai criteri e alle norme comuni alle altre scienze, ma dovrà osservare innanzitutto
i principi e le norme che derivano dalla Rivelazione e dalla fede, nella sua dimensione
personale ed ecclesiale. Ma il Papa ha anche guardato alla teologia dal punto di vista
soggettivo, cioè di colui che fa teologia: “La virtù fondamentale
del teologo è di cercare l’obbedienza alla fede, l'umiltà della fede che apre i nostri
occhi, questa umiltà che lo rende collaboratore della verità. In questo modo non accadrà
che egli parli di se stesso; interiormente purificato dall’obbedienza alla verità,
arriverà invece a far sì che la verità stessa, il Signore possa parlare tramite il
teologo e la teologia”. “Al tempo stesso – ha aggiunto
- otterrà che, per suo tramite, la verità possa essere portata al mondo”. Benedetto
XVI non ha mancato di offrire una sua riflessione sul tema del documento al vaglio
della Commissione sull’etica universale: “La legge naturale
costituisce la vera garanzia offerta ad ognuno per vivere libero e rispettato nella
sua dignità di persona, e per sentirsi difeso da qualsivoglia manipolazione ideologica
e da ogni sopruso perpetrato in base alla legge del più forte”. Per
questo, è stata la sua esortazione, nel contesto odierno è necessario creare “nella
cultura e nella società civile e politica le condizioni indispensabili per una piena
consapevolezza del valore irrinunciabile della legge morale naturale”.