2008-12-05 13:05:52

L’obbedienza alla verità non significa rinunciare a pensare: così, il Papa alla Commissione teologica internazionale


Per la teologia la questione fondamentale è la verità della fede, una verità che non richiede la rinuncia alla fatica del pensare: Benedetto XVI lo ha ribadito con forza, stamani, nel discorso ai membri della Commissione teologica internazionale, ricevuti in Vaticano in occasione della sessione plenaria. Il Papa si è anche soffermato sulla legge naturale, prendendo spunto da un documento dell’organismo vaticano, in via di approvazione, sul tema “Alla ricerca di un’etica universale: nuovo sguardo alla legge naturale”. L’indirizzo d’omaggio è stato rivolto al Pontefice dal segretario generale della Commissione, mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

Non c’è contrapposizione tra obbedienza alla verità e la ricerca del pensare. E’ quanto sottolineato da Benedetto XVI che parlando ai membri della Commissione teologica internazionale si è soffermato sul lavoro che i teologi sono chiamati a svolgere in una “società planetaria” come quella odierna. Spesso, ha rilevato, viene loro chiesto dall’opinione pubblica di “promuovere il dialogo tra le religioni e le culture, di contribuire allo sviluppo di un’etica che abbia come proprie coordinate di fondo la pace, la giustizia, la difesa dell’ambiente naturale”:
 
"Ma una teologia limitata a questi nobili obiettivi, perderebbe non solo la sua propria identità ma il fondamento stesso di questi beni. La prima priorità della teologia è, come il suo nome già indica, parlare di Dio, pensare Dio".
 
Caratteristica essenziale e imprescindibile per la teologia è dunque la questione concernente la verità della fede. Nel lavoro teologico, ha aggiunto il Papa a braccio, appare che "la fede non solo non è contraria alla ragione ma apre gli occhi della ragione, allarga il nostro orizzonte e ci permette di trovare le risposte necessarie alle sfide dei diversi tempi":
 
“D’altra parte, l’obbedienza alla verità non significa rinuncia alla ricerca e alla fatica del pensare. L’inquietudine del pensiero, che indubbiamente non potrà mai essere nella vita dei credenti del tutto placata, dal momento che sono anch’essi nel cammino della ricerca e dell’approfondimento della Verità, sarà tuttavia un’inquietudine che li accompagna e li stimola nel pellegrinaggio del pensiero verso Dio, e risulterà così feconda”.
 
Ha così sottolineato che, dal punto di vista oggettivo, “la verità è la rivelazione di Dio in Cristo Gesù, che richiede come risposta l’obbedienza della fede in comunione con la Chiesa e il suo Magistero”. Recuperando così l’identità della teologia, “anche la questione del metodo viene illuminata”. Il metodo in teologia, è stato il suo richiamo, non potrà costituirsi solo in base ai criteri e alle norme comuni alle altre scienze, ma dovrà osservare innanzitutto i principi e le norme che derivano dalla Rivelazione e dalla fede, nella sua dimensione personale ed ecclesiale. Ma il Papa ha anche guardato alla teologia dal punto di vista soggettivo, cioè di colui che fa teologia:
 
“La virtù fondamentale del teologo è di cercare l’obbedienza alla fede, l'umiltà della fede che apre i nostri occhi, questa umiltà che lo rende collaboratore della verità. In questo modo non accadrà che egli parli di se stesso; interiormente purificato dall’obbedienza alla verità, arriverà invece a far sì che la verità stessa, il Signore possa parlare tramite il teologo e la teologia”.
 
“Al tempo stesso – ha aggiunto - otterrà che, per suo tramite, la verità possa essere portata al mondo”. Benedetto XVI non ha mancato di offrire una sua riflessione sul tema del documento al vaglio della Commissione sull’etica universale:
 
“La legge naturale costituisce la vera garanzia offerta ad ognuno per vivere libero e rispettato nella sua dignità di persona, e per sentirsi difeso da qualsivoglia manipolazione ideologica e da ogni sopruso perpetrato in base alla legge del più forte”.
 
Per questo, è stata la sua esortazione, nel contesto odierno è necessario creare “nella cultura e nella società civile e politica le condizioni indispensabili per una piena consapevolezza del valore irrinunciabile della legge morale naturale”.







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