2008-12-05 12:34:50

Legge sull'eutanasia in Lussemburgo: intervento di mons. Fisichella


In questi giorni il Parlamento del Lussemburgo si sta apprestando a votare la legge sulla depenalizzazione dell’eutanasia. Una legge che lunedì scorso il Granduca Henry si è rifiutato di firmare, per ragioni di coscienza. Di fatto, quando questa legge sarà approvata, in quanto il premier Junker ha proposto di emendare la Costituzione per superare il potere di veto del sovrano, il Paese entrerebbe nel novero delle poche nazioni europee che hanno accettato l’eutanasia. In proposito il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, l’arcivescovo Rino Fisichella, ha scritto un editoriale sulle pagine del quotidiano della Cei “Avvenire”. Il servizio di Roberto Piermarini.RealAudioMP3

Innanzitutto "paradossalmente a nessuno sfugge una profonda contraddizione" in quanto mentre nel Parlamento lussemburghese si segna il passaggio all’eutanasia, parallelamente "viene discussa un’altra legge sulle cure palliative. Da una parte si tende la mano al paziente in stato terminale evitandogli giustamente ogni sofferenza – sottolinea Mons. Fisichella – e con l’altra si arma il colpo fatale con l’inserimento dell’eutanasia come soluzione finale”. “La vita non è un contenuto negoziabile – spiega il presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Essa, nonostante qualsiasi legge degli uomini, rimarrà sempre fondata su quel principio di indisponibilità che nessuna azione politica può attentare nella sua inviolabilità e sacralità”.

 
Mons. Fisichella dopo aver fatto riferimento all’Enciclica “Evangelium vitae” di Giovanni Paolo II nella quale si afferma che “l’uccisione diretta e volontaria di un essere umano innocente è sempre gravemente immorale”, riprende la Nota dottrinale della Congregazione per la Dottrina della Fede riguardo l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica quando afferma che: “Quanti sono impegnati direttamente nelle rappresentanze legislative, hanno il preciso obbligo di opporsi ad ogni legge che risulti un attentato alla vita umana”. “Ogni parlamentare cattolico pertanto – scrive Mons. Fisichella – in coscienza retta deve opporsi con il suo voto ad una legge che sostiene la legittimità dell’eutanasia”. Parlamentare cattolico che secondo il presule “non può neppure appellarsi al principio del ‘male minore’, secondo l’insegnamento di “Evangelium vitae” in quanto questa legge non ha alcun valore restrittivo nei confronti di una legge precedente, essendo la prima volta che viene affrontata dal Parlamento del Lussemburgo.

 
“La dignità della persona, di ogni persona, e in qualunque situazione si trovi, soprattutto quando è in stato di maggior debolezza, - precisa mons. Fisichella - va garantita e difesa contro ogni tentativo più o meno larvato di compassione per condurla all’eutanasia. Il principio di autodeterminazione a cui spesso qualcuno si richiama va compreso nella sua giusta interpretazione. Esso può sempre e solo essere un atto con cui si sceglie la vita, mai la morte. L’eutanasia, a dispetto della sua semantica ("dolce morte"), è in ogni caso un’azione violenta contro la vita e un atto di sfiducia nel progresso della scienza medica”. In questo senso “il legislatore deve saper dare prova di lucidità e lungimiranza sapendo quanto vi è in gioco. Nessuno può pretendere di diventare arbitro della vita e della morte”, osserva. “Una depenalizzazione nulla toglie al male oggettivo che una simile legge contiene. L’unico emendamento valido – conclude il presidente della Pontificia Accademia per la Vita - può essere solo la sua cancellazione”.







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