"Un Pianeta in movimento" secondo il Rapporto 2008 sulle migrazioni
Continua ad aumentare la mobilità umana nel mondo sotto la spinta fondamentale della
ricerca di un lavoro, incentivata dalla globalizzazione economica e dai cambiamenti
demografici e sociali nei paesi ricchi e in quelli in via di sviluppo: è quanto si
afferma nel rapporto 2008 dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim),
dal titolo "Gestire la mobilità del lavoro nell'evoluzione dell'economia globale",
ripreso dall’agenzia Misna. Secondo le stime ufficiali, al mondo 200 milioni di persone
vivono e lavorano all'estero, di questi la metà sono donne; l'Europa è la regione
geografica con il maggior numero di migranti (quelli europei inclusi) ossia 70 milioni
di persone, seguita dal Nord America con 45 milioni di migranti. L'Oim sottolinea
comunque che la migrazione Sud-Sud, ovvero da un paese in via di sviluppo a un altro
anche per brevi periodi, nel 2005 ha coinvolto 61 milioni di persone ed è sostanzialmente
uguale a quella dal Sud al Nord del mondo dello stesso anno, pari a 65 milioni di
persone. In Asia, per esempio, i migranti sono oltre 25 milioni, 18 milioni in Medio
orienete e in Africa quasi 17 milioni. "Le pressioni per la mobilità del lavoro sono
destinate ad aumentare - si legge nel "World migration report" - in un mondo dove
i paesi industrializzati, che sono già in competizione per avere lavoratori stranieri
con alte competenze, hanno anche la necessità di manodopera di basso o medio livello,
benché spesso meno ben accetta. Ciò è dovuto alla scarsità di lavoratori locali disposti
ad accettare lavori di basso profilo come nel settore agricolo, nelle costruzioni
e nella cura domestica. Nei prossimi 50 anni questi paesi avranno ancora più necessità
in seguito al calo delle nascite e all'invecchiamento della popolazione". Il rapporto
evidenzia anche altri squilibri demografici: secondo alcuni trend statistici "in Africa
nel 2050 la popolazione in età lavorativa sarà triplicata passando dagli attuali 408
milioni a 1,12 miliardi, mentre alcuni studi sostengono che Cina e India nel 2030
avranno il 40% della forza lavoro mondiale. Di contro si prevede che, senza immigrazione,
la popolazione in età da lavoro nei paesi sviluppati calerà del 23% entro il 2050".
Il documento sottolinea anche che i paesi d'origine stanno cercando di trovare un
equilibrio tra la necessità di trattenere la forza lavoro per incentivare la crescita
economica, favorendo il lavoro, e le possibilità di trarre invece beneficio dalla
richiesta di lavoratori sul mercato internazionale. Secondo l'organizzazione intergovernativa
"la priorità per ogni paese e per l'economia globale nel suo insieme è di pianificare
e predire modi per far incontrare la domanda con l'offerta in modo sicuro, legale
e umano" e aggiunge "è cruciale che questo approccio assicuri la fondamentale sicurezza
dei migranti attraverso una migliore protezione economica e sociale nel lavoro e nella
loro vita. Questa protezione non dovrebbe riguardare solo i migranti ma automaticamente
anche le loro famiglie, che siano anch'esse emigrate o rimaste in patria". L'Iom invita
a pretendere consapevolezza di un fenomeno inarrestabile: "Il mondo è in movimento,
non si può tornare indietro – ha detto Gervais Appave, coautore del rapporto – se
noi incanaliamo la mobilità con politiche che rispondono sia alle esigenze umane che
economiche, molte delle anomalie del passato delle migrazioni possono essere superate
e potremmo vedere un vero progresso in termini di sviluppo globale". (R.P.)