2008-12-03 15:16:45

La Chiesa ricorda San Francesco Saverio, patrono delle Missioni


La Chiesa celebra oggi la memoria di San Francesco Saverio, sacerdote gesuita spagnolo, apostolo delle Indie e patrono delle Missioni. Vissuto nella prima metà del 1500 partì missionario verso l’India e il Giappone, primo sacerdote europeo a raggiungere quelle antiche civiltà. E’ morto a soli 46 anni nell’isola di San Chao, stremato dalle fatiche, mentre si preparava ad evangelizzare la Cina. Sulla figura di questo Santo ascoltiamo padre Vito del Prete, del Pime, segretario generale della Pontificia Unione Missionaria, intervistato da Antonella Palermo:RealAudioMP3

R. – Tre sono gli elementi fondamentali della sua personalità che lo rendono non solo un grande missionario ma anche molto attuale e che, in un certo qual senso, risponde ai criteri della missione odierna. Prima di tutto, egli decise di consacrare totalmente la sua vita a Dio. Durante gli studi che aveva fatto a Parigi - in cui incontrò Ignazio di Loyola - egli rinunciò completamente al progetto che i suoi parenti, ed egli stesso, avevano: quello di diventare dottore canonico in aiuto alle difficoltà finanziarie della sua famiglia. Anche la sua partenza per l’India fu un atto di obbedienza: doveva andare un suo compagno ma egli, chiamato da Ignazio di Loyola, rispose: “Eccomi, sono pronto”. Ha predicato in luoghi fino ad allora sconosciuti, è diventato l’apostolo dell’Asia. Il secondo elemento è la passione apostolica che nasce dalla contemplazione di Cristo. Imita Cristo nella sua profonda povertà ed umiltà, per cui, da qui scaturisce un po’ tutto l’amore che egli ha per i poveri, per gli emarginati, per gli abbandonati, per coloro che erano oppressi dai 'signorotti' del tempo. L’amore a Cristo lo spinge ad andare avanti senza arrendersi davanti a nessuno ostacolo. Il terzo elemento è la metodologia, quello che forse l’avvicina di più alla situazione missionaria oggi. Egli fonda delle chiese, le rende autosufficienti, cerca di formare il clero e i catechisti, cerca di stabilire un primo dialogo con la cultura asiatica.

 
D. – Questo è l’elemento che oggi definiremmo “inculturazione”, cosa dobbiamo imparare in questo ambito da San Francesco Saverio?

 
R. – Francesco Saverio, dovunque è stato, ha imparato la lingua, ha voluto realmente, poi, scrivere catechismi ed altre opere in lingua per la gente. Ha tentato di capire le culture locali, ha reso queste chiese, non più missioni ma le ha rese chiese autosufficienti.

 
D. – Di fronte ad una India travagliata dalle violenze, San Francesco Saverio cosa avrebbe pensato?

 
R. – Francesco Saverio oggi direbbe ai cristiani: “Abbiate la capacità di essere tolleranti, pazienti”. Noi, come cristiani, dobbiamo dare una testimonianza di chenosi. Il nostro dialogo, quello cristiano, non è fatto di rivendicazioni, è un dialogo che porta alla croce. Cristo ha dialogato con il mondo con la croce. Questo è il dialogo che noi dobbiamo tentare e questa comunità cristiana deve essere segno di questo dialogo anche se oggi è messo in croce perché, lì, in Orissa specialmente, è messo in croce.







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