2008-12-01 15:52:16

Nigeria: calma carica di tensione a Jos dopo le violenze dei giorni scorsi


Le forze armate nigeriane hanno rafforzato la loro presenza a Jos, il capoluogo dello Stato nigeriano di Plateau, teatro nei giorni scorsi di sanguinosi scontri. I primi rinforzi sono arrivati ieri dalla città di Kaduna, che si trova 200 chilometri più a nord. Le truppe che stanno affluendo oggi provengono da Abuja, la capitale federale. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3

La gente ha cominciato a tornare per le strade nei quartieri della città meno colpiti dagli scontri, dove il coprifuoco è solo notturno. In quelli più a rischio si è rafforzata la presenza delle pattuglie e il coprifuoco totale resta in vigore. Le violenze di venerdì e sabato scorsi hanno provocato la morte di almeno 200 persone, secondo fonti ufficiali. Altre fonti presentano un bilancio molto più grave, fino a 400 morti. A Jos regna oggi una calma carica di tensione. Diverse migliaia di persone fuggite dalle proprie case sono tuttora rifugiate in chiese, moschee, edifici governativi e caserme, dove avevano cercato scampo alle violenze che ancora una volta, come nel 2001 e nel 2004, hanno visto contrapposti cristiani e musulmani. Mentre l'esercito insieme alla polizia continua a pattugliare le zone della città poste sotto coprifuoco, secondo la Croce Rossa, più di 10.000 abitanti non hanno ancora potuto o voluto rientrare nelle proprie case. Il vescovo di Jos, mons. Ignatius Ayau Kaigama nega che vi siano stati ''musulmani uccisi nelle moschee'', come riportato da alcuni media lasciando intendere che l'eccidio possa essere stato opera di cristiani. Alla domanda su quale sia la vera causa degli attacchi, risponde così:

 
R. - I can’t tell you what is the origin...
Non so dirle quale sia l’origine di questo scontro. Eppure, i media internazionali sembrano sicuri di saperlo, e ci dicono: “E' questa la causa”, e continuano a raccontare storie che non sono assolutamente vere. Quello che io so è questo: che ci sono state le elezioni e un gruppo particolare si aspettava che la presidenza del governo locale di Jos sarebbe andata ad un musulmano. Ora, dopo le elezioni, è apparso invece che la vittoria sarebbe andata ai candidati del partito reggente, il Partito democratico del popolo (Pdp), avrebbe vinto. Mentre il candidato musulmano era nell’Anpp, il partito del popolo di tutti i nigeriani. Quando si è capito che il Pdp avrebbe vinto, l’Anpp - che in larga scala raggruppa i musulmani - hanno cominciato a reagire. Io penso che il punto sia questo. Pensavamo che la crisi fosse limitata solo alla politica, ma quello che poi ci ha stupito e scioccato è che sono arrivati a distruggere le chiese e le proprietà della Chiesa. Allora abbiamo detto: “Qui non si tratta di politica, questa è violenza religiosa mirata ai cristiani, pianificata e orchestrata”, e a questa violenza non troviamo nessuna spiegazione ragionevole. Quindi, se lei ora mi chiede il perché della crisi io francamente le direi: non lo so. Ma quello che so è che i movimenti politici dei giorni precedenti hanno innescato quella tensione che poi è stata convogliata in una lotta per una causa politica. Hanno concentrato la loro energia nella lotta alla Chiesa, che ha portato a questa situazione di rivolta religiosa.

 
Attentato nel nordovest del Pakistan - proseguono gli scontri a Karachi
Ancora sangue in Pakistan: 10 morti per un attentato nel nordovest del Paese, mentre sale il bilancio delle vittime degli scontri a Karachi. Inoltre, nella regione di Bajaur, al confine con l'Afghanistan, l'esercito pakistano ha ucciso 15 militanti ritenuti collegati ad Al Qaida. Il servizio di Federica Andolfi:RealAudioMP3

Dieci morti, tutti civili tranne un poliziotto, e 20 feriti è il bilancio dell'attentato kamikaze di stamani nei pressi di Mingora, nella valle dello Swat, nella parte nordoccidentale del Pakistan. La zona è da mesi teatro di scontri tra forze governative e militanti filo-talebani. E sale a 38 il bilancio delle vittime degli scontri che si susseguono da ieri a Karachi, la città più popolosa del Pakistan, e che vedono contrapposti esponenti di due partiti politici. Oltre 100 i feriti e almeno 40 persone arrestate. Il governo locale ha imposto il divieto di scendere in piazza per manifestare, ma decine di persone per strada continuano a bruciare veicoli e a distruggere vetrine, negozi e uffici governativi. Le violenze sono scoppiate ieri tra militanti della coalizione musulmana al potere, il Movimento Muttahida Qaumi (Mqm), e quelli del partito nazionalista pashtun Awami. Il governo pakistano ha inviato in zona 800 paramilitari per tentare di riportare la calma. A proposito di Pakistan, va detto che sembrano provenire tutti da questo Paese gli attentatori di Mumbai. Il terrorista catturato durante gli attentati nella città indiana ha detto di aver affrontato mesi di addestramento ad azioni di commando in un campo di militanti islamisti in Pakistan. Da parte sua, il segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice, ha esortato il Pakistan a mostrare collaborazione "assoluta" e "totale trasparenza" con l'India nelle indagini sui responsabili degli attentati di Mumbai.

 
Ancora dimissioni eccellenti in India
E in seguito agli attentati a Mumbai e al presunto coinvolgimento di cellule pakistane, continuano in India dimissioni eccellenti. Dopo il passo indietro ieri del ministro degli Interni e del consigliere della Sicurezza nazionale, oggi anche il ministro provinciale dell'Interno indiano, Patil, e il primo ministro della provincia indiana di Maharashtra, Deshmuk, hanno lasciato il governo. E intanto, è allarme anche a New Delhi per un possibile attacco terroristico in seguito ad una e-mail che annuncerebbe nella capitale attacchi simili a quelli di Mumbai. Obiettivi sarebbero l'aeroporto Indira Gandhi e le tre stazioni ferroviarie. Il messaggio è stato firmato dai Deccan Mujaheddin, gli stessi che hanno rivendicato l'attacco a Mumbai. All'aeroporto di Delhi, la polizia indiana ha già aumentata la sorveglianza.

Afghanistan
Dieci persone sono state uccise in un attentato compiuto da un terrorista suicida contro un veicolo della polizia. L'attentato è avvenuto nella provincia di Helmand, roccaforte dei talebani, nel sud dell'Afghanistan. Due agenti e otto passanti sono rimasti uccisi, ferite una trentina di persone. L'attentato è stato rivendicato dai talebani. Le dieci vittime, ha reso noto il capo della polizia di Helmand, Assadullah Shairzad, sono otto civili e due poliziotti, uccisi dall'attentato che è stato compiuto nella piazza principale del distretto di Musa Qala. I feriti sono 25 passanti che erano nella piazza e altri due poliziotti, per una totale di 27 persone. In un altro attacco, militanti talebani hanno sparato contro il capo del distretto di Ander, nella provincia di Ghazni, uccidendolo. Il portavoce del governatore di Ghazni, Ismail Jihangir, ha confermato che l'uccisione è stata rivendicata anche in questo caso da talebani.

Almeno 30 morti in Iraq per esplosioni a Baghdad e Mossul
E' salito ad almeno 15 morti e 45 feriti il bilancio delle vittime del duplice attentato di questa mattina a Baghdad, mentre l'esplosione avvenuta nella città settentrionale di Mossul ha provocato la morte di almeno 14 persone e il ferimento di oltre 30. L'attentato nella capitale è stato compiuto sul viale Palestina, nel centro della città, davanti all'Accademia di polizia. L’esplosione a Mossul è avvenuta nel quartiere occidentale noto come 'Nuova Mossul'.

Striscia di Gaza
La marina militare israeliana ha respinto oggi al largo di Gaza una nave libica che intendeva raggiungere la Striscia per consegnare alla popolazione aiuti umanitari per un valore complessivo di 15 milioni di dollari. Lo ha detto il parlamentare palestinese, Jamal al-Khudari, presidente del Comitato popolare contro l'assedio. Al-Khodari ha precisato che la Marina israeliana non ha fatto ricorso ad armi da fuoco. La nave, ha aggiunto, si sta dirigendo verso le acque egiziane, in direzione di el-Arish.

Romania
Nuova svolta nell'esito delle elezioni politiche in Romania: secondo gli ultimi risultati parziali resi noti dall'Ufficio elettorale centrale, dopo lo spoglio del 92,73% dei voti, al primo posto risulta ora l'alleanza tra il Partito socialdemocratico e quello conservatore (Psd-Pc, all'opposizione), con il 33% alla Camera e il 33,99% al Senato. Il Psd-Pc, dato ieri sera con gli exit poll al primo posto e stamani - in base ai primi risultati parziali - al secondo, risulta comunque testa a testa con il Partito democratico-liberale (Pdl, centro-destra, all'opposizione), vicino al presidente, Traian Basescu, indicato al 32,57% alla Camera e al 33,79% al Senato. Al terzo posto, sono i liberali del premier, Calin Popescu Tariceanu, con il 18,32% alla Camera e il 18,49% al Senato. Stamani, i risultati parziali davano al primo posto il Pdl.

Ucraina
In Ucraina, la crisi finanziaria allontana l'ipotesi di elezioni parlamentari anticipate alle quali, peraltro, resta contrario il partito della premier, Iulia Timoshenko. Per il capo del gabinetto presidenziale, Viktor Baloga, votare la legge di bilancio per il 2009 ed eleggere il presidente della Rada restano le priorità, mettendo in secondo piano mandati e elezioni. Domani è in programma una seduta plenaria della Rada, che dovrà eleggere il nuovo presidente, dopo le dimissioni di Arsenii Iazeniuk, il 12 novembre. Oggi, secondo quanto riferito dal Ministero dell'energia, il Paese ha interrotto le importazioni di energia elettrica dalla Russia,a causa della mancanza di fondi dovuta alla crisi finanziaria internazionale.

Thailandia
I manifestanti antigovernativi in Thailandia per paura di altri attacchi hanno cominciato ad evacuare la sede del governo, che occupano dal 26 agosto scorso, per concentrare la loro azione sugli aeroporti di Bangkok. Una granata contro la sede governativa, nella notte fra sabato e domenica scorsi, ha fatto 49 feriti, mentre altri attacchi erano stati condotti nei giorni precedenti. Intanto, circa 40 aerei - col solo equipaggio a bordo - hanno potuto lasciare oggi l'aeroporto internazionale di Bangkok, bloccato da quasi una settimana dagli oppositori del governo, in base a un accordo tra autorità aeroportuali e dimostranti. Gli aerei potranno così caricare in altri scali i passeggeri. Il presidente dell'autorità aeroportuale thailandese (Aot) fa sapere che, per riaprire e far ripartire l'aeroporto Suvarnabhumi di Bangkok, ci vorrà almeno una settimana dalla fine del sit-in dei manifestanti per verificare i sistemi informatici.

Russia
A Makhachkala, capitale della Repubblica russa del Daghestan, ieri sera tre poliziotti e un passante sono rimasti uccisi in seguito ad una sparatoria contro un posto di blocco. Nella conflitto a fuoco è rimasto ucciso anche uno degli assalitori, ma gli altri elementi del commando sono riusciti a fuggire. Il Daghestan è la più grande delle Repubbliche russe del Caucaso settentrionale e negli ultimi due anni la zona è segnata dalle violenze nella vicina Cecenia, dove dal 1994 le forze di Mosca sono in lotta contro un agguerrito movimento separatista. Gli attentati dinamitardi e gli scontri a fuoco si ripetono ormai quasi quotidianamente. Lo scorso ottobre, cinque agenti di polizia furono uccisi e altri nove rimasero feriti in un attacco della guerriglia. A causa delle condizioni economiche difficili e della crescente presenza delle forze russe, secondo gli esperti, il Daghestan sta diventando un terreno di reclutamento sempre più fertile per i gruppi radicali islamici.

Nucleare Corea del Nord
I capi delegazione delle trattative sul disarmo nucleare della Corea del Nord di Giappone, Stati Uniti e Corea del Sud si incontreranno mercoledì 3 dicembre a Tokyo, in vista della riunione dei Sei di Pechino, in programma l'8 dicembre. Il vertice trilaterale - che come ha spiegato il Ministero degli esteri nipponico era in programma da tempo - ha comunque lo scopo di preparare le linee-guida sulle procedure di controllo dello smantellamento degli impianti atomici di Pyongyang da sottoporre alla riunione dei Sei, della cui fanno parte anche Corea del Nord, Cina e Russia.

Ennesima esplosione in miniera in Cina
In Cina, 15 minatori sono morti in seguito ad un’esplosione in una miniera di carbone nel nordest del Paese. Secondo fonti d’informazione locali, 10 persone sarebbero riuscite a mettersi in salvo. La miniera si trova nella regione di Heilongjiang, è legale e ha una produzione annuale pari a 40 mila tonnellate di carbone. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 336

 
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