Mons. Fisichella auspica una legge sul fine vita al di là di ogni visione ideologica
Una legge sul fine vita che dovrebbe riguardare la dignità di ogni persona al di là
di ogni visione ideologica. E’ uno dei concetti espressi dal mons. Rino Fisichella,
presidente della Pontificia Accademia per la vita, durante la lezione inaugurale del
master in Bioetica dell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum”. Ricordando i 60 anni
della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, il rettore della Pontifica Università
Lateranense – come riporta l'agenzia Zenit - ha affermato che “i diritti dell’uomo
vanno riempiti dello spirito del tempo e riletti alla luce del progresso scientifico
e culturale. Le tecnologie rivoluzionarie che si sono sviluppate negli ultimi anni
– ha proseguito - provocano domande di natura etica. Penso alla clonazione, al genoma
umano, agli organismi geneticamente modificati, alla sperimentazione selvaggia sulle
cellule umane”. Mons. Fisichella ha parlato dei diritti individuali che molti governi
occidentali rivendicano ma ne ha sottolineato le carenze in fatto di solidarietà verso
i Paesi in via di sviluppo “dove diritti fondamentali come il nutrimento, la sanità
e l’istruzione sono calpestati”. Pertanto ha invitato all’apertura alla trascendenza
ovvero a riconoscere nell’altro “la nostra stessa dignità, insieme alla centralità
della persona umana”. Il presule ha poi sottolineato il diritto alla libertà religiosa
costantemente violato in molti Paesi dove si hanno notizie di massacri di cristiani,
passati però sotto “l’assordante silenzio delle organizzazioni internazionali”. “Altro
principio da rivalutare – ha detto - è la legge naturale, la quale non è un principio
cattolico ma la maturazione della legge umana stessa. Già Cicerone affermava che la
legge naturale non può essere abrogata dalle leggi umane e l’uomo che disobbedisce
alla legge di natura ‘fugge da se stesso’ e si auto rinnega. Essa è stata concessa
da Dio all’umanità come segno del suo amore”. Sul testamento biologico, mons. Fisichella
ha affermato che “ogni ordinamento giuridico dovrebbe essere fatto per difendere la
vita, non per concedere il diritto alla morte: d’altra parte il nostro codice penale
condanna il suicidio”. Infine sul caso Englaro ha lamentato la mancanza di informazione
perché la ragazza non è una malata terminale “respira da sola – ha detto - non è
attaccata ad alcuna macchina, si addormenta la sera e si risveglia la mattina; probabilmente
sogna”.(B.C.)