Lettera di vescovi Usa e messicani ad Obama sull’immigrazione
Mons. Alonso Garza Treviño, vescovo di Piedras Negras (Coahuila) e membro del Comitato
di presidenza della Conferenza episcopale del Messico, ha reso noto che i vescovi
cattolici del Texas (Stati Uniti) e quelli delle diocesi messicane confinanti con
questo Paese, stanno preparando una lettera per il presidente eletto Barak Obama,
incentrata sulle questioni più urgenti dell’immigrazione. In concreto, ha precisato
il presule parlando con la stampa locale, si vuole ribadire la “profonda convinzione
che occorre procedere il più presto possibile ad una riforma del sistema migratorio
e, al tempo stesso, è ugualmente necessario mettere fine alle retate di persone senza
documenti”. Pur ricordando la sensibilità manifestata da parte del presidente eletto
su questa “delicata e urgente materia”, mons. Alonso Garza Treviño ha rilevato che
questa “riforma sarà di grande utilità in questo momento non solo all’economia statunitense
ma anche per quella messicana, mettendo fine così alla morte di centinaia di persone
che tentano di attraversare la frontiera senza documenti”. Dall’altra, ha aggiunto,
“introdurrà parametri di legalità per i lavoratori che desiderano emigrare”. Il presule
messicano segue da molti anni questa angosciosa problematica, in particolare gli effetti
delle “deportazioni” come vengono chiamati gli arresti e le immediate espulsioni delle
persone trovate in territorio statunitense senza le dovute autorizzazione legali.
Citando cifre ufficiali dell’ufficio Usa per le migrazioni e della Polizia di frontiera,
il vescovo di Piedras Negras ha ricordato che queste deportazioni nei primi 10 mesi
del 2008 hanno toccato quota 350mila. Spiegando le numerose iniziative congiunte tra
vescovi statunitensi e messicani in questa materia, mons. Garza Treviño ha ricordato
un suo recente incontro con il cardinale Eugene Francis George, presidente della Conferenza
di vescovi cattolici degli Stati Uniti, nel quale il porporato ha detto di condividere
l’urgenza di progredire nell’ambito della riforma del sistema migratorio. “I vescovi
dei due Paesi - ha poi precisato il presule messicano - condividono anche la necessità
di lavorare in favore della giustizia economica e delle pari opportunità per tutti
e ciò implica la riforma delle leggi sull’immigrazione. Ad ogni modo – ha aggiunto
- finché queste riforme non saranno possibili occorre sospendere immediatamente le
deportazioni. È vero che i governi hanno il dovere e il diritto di sorvegliare le
frontiere del proprio Paese – ha ammonito mons. Garza Treviño - ma non si possono
mettere in atto misure come le deportazioni o i centri di raccolta per “indocumentados”
che violano i diritti umani e umiliano la dignità delle persone. Si tratta – ha concluso
il presule - di pratiche inaccettabili per una società civilizzata poiché rompono
l’unità della famiglia, dividono le persone di un medesimo nucleo famigliare, separando
spesso i genitori dai propri figli”. (L.B.)