“L’Avvento ci invita a guardare con fede e con speranza, la venuta del Salvatore Gesù
Cristo che apre, a tutti, una nuova dimensione; che ci conduce alla conversione interiore
ed esteriore e ci chiama ad essere sempre più fratelli”. Sono riflessioni del documento
pubblicato ieri dalla Conferenza episcopale del Perú per invitare i cattolici alla
“preghiera e allo sforzo sincero per cercare il Cristo Vivo incarnato in ciascuno
di noi”. I presuli ricordano il recente vertice dei Paesi APEC che si riunito nel
Paese con la presenza di decine di leader mondiali e salutano i numerosi accordi raggiunti
“nell’ambito della cooperazione commerciale che dovrebbe favorire i popoli”. In Perú,
i vescovi rilevano che si percepiscono “segni di speranza per quanto riguarda la crescita
macroeconomica e la prospettiva di nuove opportunità di sviluppo”, tuttavia aggiungono:
“dobbiamo riconoscere l’esistenza di problemi gravi: ingiustizia sociale, fragilità
economica, disuguaglianze enormi, corruzione e violenza sociale e politica”. “La presenza
della corruzione nella sfera pubblica, sottolineano, genera nella società, sfiducia
sistematica nei confronti delle istituzione statali. Siamo testimoni di comportamenti
corrotti deplorevoli e perciò, oggi più che mai, vogliamo incoraggiare il governo
per quanto riguarda il suo Piano integrale contro la corruzione tanto nell’azione
preventiva come in quella punitiva”. Di fronte alla crescita delle rivendicazioni
sociali in tutte le regioni del Paese, i vescovi chiedono alle autorità “la promozione
del dialogo rispettoso tra le parti” e “la ricerca infaticabile di consensi tramite
meccanismi adeguati” poiché, specificano, “il dialogo è sempre un buon cammino” soprattutto
se “le parti compiono lo sforzo di capire l’altro, con apertura e disponibilità verso
la verità”. I vescovi insistono su un concetto già espresso in occasioni precedenti:
“Non è possibile dialogare sotto la minaccia e la violenza poiché questi atteggiamenti
promuovono solo l’odio e l’allontanamento”. Dall’altra parte i presuli peruviani manifestano
grande preoccupazione di fronte a ciò che definiscono “l’immoralità regnante”, poiché
oltre “a corrompere le coscienze “degrada i valori fondamentali della vita, del matrimonio
e della famiglia. Per questa ragione invochiamo da parte degli operatori della comunicazione,
un atteggiamento professionale e responsabile”. Va ricordato, aggiungono i vescovi,
che “il loro lavoro deve ispirarsi sempre a criteri solidi ed etici, in particolare
per quanto concerne il rispetto della persona, dei principi permanenti che sostengono
la famiglia, l’amore e la verità”. La conferenza episcopale peruviana, infine, lancia
un “appello alle autorità, a tutti i settori della società, agli uomini e donne di
buona volontà, perché assumano responsabilmente la parte che a ciascuno corrisponde
nel compito della pacificazione e della costruzione di un Perú più giusto e solidale,
in grado di garantire una vita dignitosa a tutti, inclusi in particolare i più bisognosi”.
(A cura di Luis Badilla)