2008-11-29 13:41:03

Giornata storica a Cuba per la prima Beatificazione nell'isola caraibica: fra Olallo all'onore degli altari


Cuba sta vivendo una giornata storica: proprio in questo momento, nella città di Camagüey, il cardinale José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, sta presiedendo a nome del Papa la Messa per la Beatificazione di fra José Olallo Valdés, religioso professo dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio vissuto nel 1800. Fra i presenti anche presidente cubano Raul Castro. Il servizio di Sergio Centofanti.RealAudioMP3

E’ la prima volta che nell’Isola caraibica si svolge un rito di Beatificazione. Il cardinale Saraiva Martins, che ha portato il saluto e la benedizione del Papa, ha affermato che quella di oggi è una "pietra miliare" per la Chiesa in Cuba e per tutto il popolo cubano, “una tappa memorabile”, che segue di dieci anni un altro evento storico, la visita di Giovanni Paolo II nell’isola. Fra Olallo – ha detto il porporato – con la sua dedizione ai malati, ci insegna, in un tempo pervaso da “una cultura materialistica che esclude i deboli e gli indifesi”, che “ogni uomo è voluto e amato da Dio” e “possiede una singolarità e una bellezza irripetibili”. Fra Olallo, abbandonato alla nascita dai genitori, che mai conobbe, era il “padre dei poveri” come ha spiegato ai microfoni di Roberto Piermarini lo stesso cardinale Saraiva Martins:

 
R. – Sì, viene definito il “padre dei poveri” ed anche il “campione della carità”, che è la stessa cosa, perché lui ha vissuto una vita tutta dedicata ai poveri, ai malati. Questo era il suo ideale, essere a servizio dei poveri, dei malati, soprattutto dei malati più abbandonati. Allora lui andava sempre rincorrendo questi poveri e malati e diceva: “Questi sono i miei fratelli, i miei figli prediletti”. Quindi è un esempio vivo della carità di Cristo. Fra Olallo ha avuto sempre presente, come principio di vita, le parole di Gesù: “Tutto ciò che avrete fatto ad uno dei più piccoli dei miei fratelli, lo avete fatto a me”. Poi a me ha colpito sempre molto, in questo servizio di carità, il fatto che fra Olallo esercitava questo suo ministero con un entusiasmo incredibile: era sempre vicino ai malati ma come un fratello, come un padre, un padre gioioso perché vedeva in quel servizio la sua vocazione pienamente realizzata. Ecco perché, certamente, è il “campione dei poveri”, è il “padre dei poveri”, è un modello anche per coloro che oggi, seguendo le parole di Gesù, dedicano la loro vita a questo ministero dei malati. Non soltanto una lezione per i membri dei fratelli dell’Ordine di San Giovanni di Dio di cui lui, Olallo era membro, ma per tutti coloro che oggi lavorano nelle cliniche e negli ospedali, hanno qui un esempio bellissimo da seguire e da imitare: donarsi, senza riserve ai poveri e con gioia, con entusiasmo, perché la gioia e l’entusiasmo fanno parte della fede cristiana. Una fede cristiana, se è vissuta senza gioia, non è fede cristiana; un servizio ai poveri che non è fatto con gioia, non è un servizio cristiano. Fra Olallo l’ha capito molto bene e ne era così convinto che lui era disposto a dare la vita per difendere i poveri.

 
D. – Fra Olallo è molto amato a Cuba. Quale eredità ha lasciato la sua opera alla Chiesa cubana?

 
R. – Certamente ha lasciato un grande entusiasmo tra i cubani. E’ molto ben voluto, fra Olallo e per loro è come un padre. Perciò, l’eredità che ha lasciato ai cubani, è proprio questo entusiasmo di vivere la propria fede, il non scoraggiarsi mai anche in mezzo alle difficoltà perché fra Olallo ha avuto sempre molte difficoltà e le ha superate sempre coraggiosamente, pensando a Cristo, servitore dei poveri. Allora, questa è l’eredità principale secondo me che lui ha lasciato ai cubani: vivere la fede, vivere la solidarietà che noi cristiani chiamiamo carità, e sapere sempre che noi non siamo delle monadi ma siamo dei membri di una comunità. La carità, per noi credenti, è una legge necessaria, non è facoltativo ma è un’esigenza, un dovere stringente: esattamente quello che ha fatto fra Olallo.

 
D. – Cosa rappresenta, per la Chiesa locale, questa prima Beatificazione in terra cubana?

 
R. – Naturalmente si tratta di una data storica, di un evento straordinario perché è veramente la prima volta che a Cuba si fa una Beatificazione e questo, alla luce della nuova procedura, della nuova prassi, stabilita da Papa Benedetto XVI, secondo la quale mentre le Canonizzazioni si fanno a Roma, le Beatificazioni si fanno nella Chiesa locale a cui appartiene il nuovo Beato. Quindi questa è una cosa straordinaria, degna di figurare negli annali della storia di Cuba e in modo particolare, della Chiesa cubana, e ancora di più, nella storia della diocesi di Camagüey dove lui è morto. Quindi è una cosa molto bella per Cuba e devo dire che c’è molto, molto entusiasmo. Le stesse autorità sono molto coinvolte, hanno voluto essere coinvolte, aiutando la preparazione di questa Beatificazione.







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