Giornata storica a Cuba per la prima Beatificazione nell'isola caraibica: fra Olallo
all'onore degli altari
Cuba sta vivendo una giornata storica: proprio in questo momento, nella città di Camagüey,
il cardinale José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione delle Cause
dei Santi, sta presiedendo a nome del Papa la Messa per la Beatificazione di fra José
Olallo Valdés, religioso professo dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio vissuto
nel 1800. Fra i presenti anche presidente cubano Raul Castro. Il servizio di Sergio
Centofanti.
E’ la prima
volta che nell’Isola caraibica si svolge un rito di Beatificazione. Il cardinale Saraiva
Martins, che ha portato il saluto e la benedizione del Papa, ha affermato che quella
di oggi è una "pietra miliare" per la Chiesa in Cuba e per tutto il popolo cubano,
“una tappa memorabile”, che segue di dieci anni un altro evento storico, la visita
di Giovanni Paolo II nell’isola. Fra Olallo – ha detto il porporato – con la sua dedizione
ai malati, ci insegna, in un tempo pervaso da “una cultura materialistica che esclude
i deboli e gli indifesi”, che “ogni uomo è voluto e amato da Dio” e “possiede una
singolarità e una bellezza irripetibili”. Fra Olallo, abbandonato alla nascita dai
genitori, che mai conobbe, era il “padre dei poveri” come ha spiegato ai microfoni
di Roberto Piermarini lo stesso cardinale Saraiva Martins:
R.
– Sì, viene definito il “padre dei poveri” ed anche il “campione della carità”, che
è la stessa cosa, perché lui ha vissuto una vita tutta dedicata ai poveri, ai malati.
Questo era il suo ideale, essere a servizio dei poveri, dei malati, soprattutto dei
malati più abbandonati. Allora lui andava sempre rincorrendo questi poveri e malati
e diceva: “Questi sono i miei fratelli, i miei figli prediletti”. Quindi è un esempio
vivo della carità di Cristo. Fra Olallo ha avuto sempre presente, come principio di
vita, le parole di Gesù: “Tutto ciò che avrete fatto ad uno dei più piccoli dei miei
fratelli, lo avete fatto a me”. Poi a me ha colpito sempre molto, in questo servizio
di carità, il fatto che fra Olallo esercitava questo suo ministero con un entusiasmo
incredibile: era sempre vicino ai malati ma come un fratello, come un padre, un padre
gioioso perché vedeva in quel servizio la sua vocazione pienamente realizzata. Ecco
perché, certamente, è il “campione dei poveri”, è il “padre dei poveri”, è un modello
anche per coloro che oggi, seguendo le parole di Gesù, dedicano la loro vita a questo
ministero dei malati. Non soltanto una lezione per i membri dei fratelli dell’Ordine
di San Giovanni di Dio di cui lui, Olallo era membro, ma per tutti coloro che oggi
lavorano nelle cliniche e negli ospedali, hanno qui un esempio bellissimo da seguire
e da imitare: donarsi, senza riserve ai poveri e con gioia, con entusiasmo, perché
la gioia e l’entusiasmo fanno parte della fede cristiana. Una fede cristiana, se è
vissuta senza gioia, non è fede cristiana; un servizio ai poveri che non è fatto con
gioia, non è un servizio cristiano. Fra Olallo l’ha capito molto bene e ne era così
convinto che lui era disposto a dare la vita per difendere i poveri.
D.
– Fra Olallo è molto amato a Cuba. Quale eredità ha lasciato la sua opera alla Chiesa
cubana?
R. – Certamente ha lasciato un grande entusiasmo
tra i cubani. E’ molto ben voluto, fra Olallo e per loro è come un padre. Perciò,
l’eredità che ha lasciato ai cubani, è proprio questo entusiasmo di vivere la propria
fede, il non scoraggiarsi mai anche in mezzo alle difficoltà perché fra Olallo ha
avuto sempre molte difficoltà e le ha superate sempre coraggiosamente, pensando a
Cristo, servitore dei poveri. Allora, questa è l’eredità principale secondo me che
lui ha lasciato ai cubani: vivere la fede, vivere la solidarietà che noi cristiani
chiamiamo carità, e sapere sempre che noi non siamo delle monadi ma siamo dei membri
di una comunità. La carità, per noi credenti, è una legge necessaria, non è facoltativo
ma è un’esigenza, un dovere stringente: esattamente quello che ha fatto fra Olallo.
D.
– Cosa rappresenta, per la Chiesa locale, questa prima Beatificazione in terra cubana?
R.
– Naturalmente si tratta di una data storica, di un evento straordinario perché è
veramente la prima volta che a Cuba si fa una Beatificazione e questo, alla luce della
nuova procedura, della nuova prassi, stabilita da Papa Benedetto XVI, secondo la quale
mentre le Canonizzazioni si fanno a Roma, le Beatificazioni si fanno nella Chiesa
locale a cui appartiene il nuovo Beato. Quindi questa è una cosa straordinaria, degna
di figurare negli annali della storia di Cuba e in modo particolare, della Chiesa
cubana, e ancora di più, nella storia della diocesi di Camagüey dove lui è morto.
Quindi è una cosa molto bella per Cuba e devo dire che c’è molto, molto entusiasmo.
Le stesse autorità sono molto coinvolte, hanno voluto essere coinvolte, aiutando la
preparazione di questa Beatificazione.