Sale il bilancio delle vittime in India: sarebbero 143 quelle accertate
Continua l'assedio delle forze speciali all'hotel Taj Mahal di Mumbai, in India. Completamente
evacuato l’altro albergo, l'Oberoi/Trident, dove sono stati rilasciati tutti gli ostaggi,
mentre le operazioni sarebbero ancora in corso nel centro ebraico. In totale ammonterebbero
a 143 i morti. Servizio di Francesca Sabatinelli
Anche oggi,
a quasi 48 ore di distanza dagli attacchi a Mumbai, si fa la conta dei morti. E’ ancora
confusione su cosa sia accaduto, e stia accadendo anche in queste ore, nel centro
ebraico Nariman House, le operazioni delle forze speciali sarebbero quasi concluse
e i terroristi uccisi, alcuni ostaggi portati in salvo, ma ancora si è incerti sul
numero di quelli rimasti uccisi, si parla di cinque. Di certo c’è che nelle ultime
ore alla lista delle vittime straniere, arrivate a otto, si sono aggiunti due francesi
e due americani, padre e figlia di 13 anni. Il bilancio dei morti supera i 140, non
vi sono più ostaggi nell’Oberoi, dove sono stati ritrovati decine di cadaveri, gli
italiani sono tutti tornati liberi, compresa una neonata con la mamma. Al Taj Mahal
vi sarebbero invece nascosti ancora alcuni terroristi e poco fa si sarebbe verificata
una nuova sparatoria in uno ristorante dell’hotel. Proprio come ieri i testimoni riferiscono
di terroristi ragazzini, giovani però secondo le forze di sicurezza addestrati molto
bene con la certezza degli obiettivi da colpire. Il londinese Eveneing Standard parla
di due cittadini britannici di origine pakistana, tra gli otto arrestati ma il governo
non ha confermato. Da Islamabad intanto si susseguono le richieste di cooperazione,
il ministro degli esteri pakistano ha detto di voler incontrare il premier indiano
Singh e il leader dell’opposizione.
Delle modalità e degli obiettivi di questi
efferati attacchi, Fausta Speranza ha parlato con don Anthony Charangat, della diocesi
di Bombay:
R. - According
to me, they seem to have targeted … Secondo me, sembra che abbiano preso di mira
l’Occidente perché volevano i passaporti dei turisti lì presenti e volevano sapere
se erano americani, inglesi o europei. Hanno anche ucciso a caso tutti quelli che
erano lì per creare il panico, ma poi hanno chiesto i passaporti delle persone che
si trovavano nell’hotel che nel ristorante.
D. - Quindi un attacco spettacolare
contro l’Occidente: ma perché nel cuore dell’India?
R. - Because the security
in the Western World … Perché la sicurezza in Occidente è maggiore della nostra.
Inoltre, è più facile per loro venire dagli Stati musulmani del sud. Sono venuti via
mare. Infatti, la sicurezza in India c’è ma è sulla terra: all’aeroporto, nelle stazioni...
Ma in questo sono venuti dal sud di Bombay, via mare. Nessuno si aspettava che arrivassero
fino all’interno della città: infatti, se si arriva via mare si giunge direttamente
nella città. Hanno attraccato in un posto inaspettato e sono venuti su otto gommoni,
e circa 25-35 terroristi sono arrivati con armi modernissime e molto sofisticate.
Erano già venuti e hanno studiato il posto. Hanno molta familiarità con la topografia.
Sembrano provenire dal Pakistan, dalla regione del Punjab, vicina all’Afghanistan.
La gente ora sta facendo delle speculazioni sulla base delle ultime dichiarazioni
fatte dagli americani e dal governo inglese, secondo la quale attaccheranno Osama
Bin Laden, gli daranno la caccia. Li hanno sfidati: se lo farete, vi attaccheremo
ovunque siate.
D. - Don Changat, cosa significa questo per l’India, in vista
delle prossime elezioni in primavera?
R. - Yes, it would also give politician
… Darà modo ai politici di giocare le loro carte. Ciascuno cerca di mettere in
cattiva luce il partito di opposizione, affermando che il governo centrale non sa
fare passi efficaci. Questo aiuta in tempo di elezioni… ma proprio a causa di questa
divisione, i politici si combattono proprio sul tema del terrorismo e quindi non hanno
tempo per garantire la sicurezza, per affrontare seriamente il problema della sicurezza
in India. E’ anche un attacco all’economia dell’India, alla sua democrazia. Tutte
le altre cose sono trame secondarie: questa è la trama principale. Se attacchi la
capitale finanziaria del Paese, Bombay, puoi creare molto panico: non ci saranno più
commercio né investimenti a Bombay, proprio a causa della mancanza di sicurezza.
Quindi, questi sono i punti di merito sui quali si può giocare e dunque dietro a questi
attentati ci sono vari scopi.
D. - Don Changat, se potesse parlare con i terroristi,
cosa direbbe alle persone che hanno concepito questi attentati, e cosa alle persone
che li hanno perpetrati?
R. - I would tell them ... Cercherei di ribadire
loro la sacralità della vita: direi loro che stanno attaccando persone innocenti
per raggiungere il loro proposito. E’ un crimine brutale quello che stanno commettendo.
Quando due di loro sono stati arrestati, hanno detto che per mettere in pratica l’attentato
hanno subito il lavaggio del cervello: erano state mostrate loro immagini di musulmani
attaccati in India, in America e in altri luoghi. E adesso l’India è grande amica
dell’America e quindi i giovani innocenti che sono utilizzati come terroristi sfruttano
questa situazione dicendo che sia l’India che l’America devono essere punite unitamente.
Un attacco, dunque, che ha colpito la città simbolo dell’India moderna. Una
metropoli con al suo interno diverse anime. Ne parla, nell’intervista di Salvatore
Sabatino, Francesca Marino, esperta del continente asiatico della rivista di geopolitica
“Limes”:
R. - Bombay
è la capitale economica dell’India, ma non è soltanto questo. Bombay è definita anche
la New York indiana, la città che non dorme mai, il posto del sogno americano indiano,
cioè il posto in cui molti ragazzi di provincia sognano di andare e diventare ricchi
o star di "Bollywood", che è il cinema indiano. Bombay è anche uno dei centri della
mafia indiana, mafia che dal ’93 in poi si è divisa anche su linee pseudoreligiose:
mafia islamica, con contatti stretti con l’estremismo islamico, e mafia induista.
D. - La cosa che ha impressionato davvero tutto il mondo nel vedere le immagini
di Mumbai sotto attacco è che la maggior parte dei terroristi erano dei ragazzini,
veramente poco più che ventenni...
R. - Questa è un’operazione di guerra, che
non poteva essere organizzata senza un supporto in loco: supporto, dicono, probabilmente
dato e dalla mafia locale e si dice anche da qualche elemento ceceno della mafia russa,
che ha invaso negli ultimi due anni la vicina Goa, il posto turistico per eccellenza.
I protagonisti sono ovviamente ragazzini, che sono i più vulnerabili e i più malleabili.
D.
- Che cosa resterà alla città e all’India dopo questo attacco?
R. - L’India
è sotto shock, nonostante Bombay abbia visto più di un episodio simile: cioè attacchi
suicidi e bombe piazzate più di una volta nei punti nevralgici della città. Bombay
è sempre andata avanti sin dal giorno dopo, come se niente fosse. Adesso è diverso,
perché tutta l’India è sotto schock, per le modalità dell’attacco: due giorni di battaglia.
C’è addirittura chi ha chiesto la formazione di un governo di unità nazionale e la
dichiarazione dell’emergenza. Resterà certamente una ferita non rimarginabile in tempi
brevi, poi si vedrà. Anche perché per molti questo attacco non sarà l’ultimo.