2008-11-28 11:59:36

Giornata di studio su "La Parola di Dio nella liturgia". Il cardinale Arinze: le celebrazioni siano ben curate in ogni parte


In linea con il recente Sinodo dei Vescovi, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti dedica l’annuale Giornata di Studio che celebra la promulgazione della Sacrosanctum Concilium al tema: “La Parola di Dio nella Liturgia”. L’incontro è previsto per domani nell’Aula Magna del Palazzo della Cancelleria a Roma e sarà aperto da una relazione del cardinale Albert Vanhoye dedicata all’ermeneutica liturgica della Parola. I Padri sinodali hanno ribadito che la liturgia costituisce il luogo privilegiato in cui la Parola di Dio si esprime pienamente. Ma quali conseguenze pratiche ha questa affermazione? Lo spiega, al microfono di Fabio Colagrande, il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino:RealAudioMP3

R. - La Parola di Dio dev’essere ben proclamata nell’assemblea liturgica, specialmente nella Messa. Questo vuol dire che chi lo legge la deve preparare bene. E anche l’ambone, l’acustica devono essere in buon ordine. Chi legge deve farlo in modo tale che il popolo possa seguire. Quindi, non deve leggere troppo velocemente, non deve concentrare l’attenzione su se stesso: soltanto la Parola di Dio dev’essere al centro. Questo prima di tutto. In secondo luogo, noi dobbiamo ascoltare, meditare, accettare; e in terzo luogo, dobbiamo essere incoraggiati a continuare a leggere i testi sacri. Non solo ascoltare durante la Messa, ma leggere questi testi prima della Messa e anche dopo. Chi continua a leggere la Sacra Scrittura ogni giorno, in spirito di preghiera, è nello spirito della liturgia ed è nello spirito del Sinodo.
 
D. - Eminenza, ci sono attualmente degli atteggiamenti da correggere nel rapporto tra liturgia e Parola di Dio?
 
R. - E’ da correggere che il testo utilizzato siano fogli sciolti e non pagine di un libro, che il testo delle Sacre Scritture non sia un testo approvato ma un testo preparato da qualcuno proprio per quell’occasione. Poi, sono da correggere anche alcune persone che usano introdurre testi che non siano Sacre Scritture: anche se sono testi di santi, non sono però testi approvati per la Santa Messa. Nel Breviario, è previsto che una seconda lettura possa essere di un santo o di uno scrittore ecclesiastico, ma sempre a condizione che sia un testo approvato dal Santo Padre. Questo è importante, perché la liturgia non è preghiera privata ma è preghiera in nome di tutta la Chiesa.
 
D. - I padri sinodali hanno auspicato anche un direttorio sull’omelia: perché, secondo lei?
 
R. - I vescovi che hanno partecipato al Sinodo considerano l’omelia molto importante, perché sono preoccupati del fatto che, forse, la qualità delle omelie nelle Chiese non è proprio così elevata come si desidererebbe. Infatti, anche il Sinodo sull’Eucaristia di tre anni fa aveva chiesto un compendio di omelie tematiche, in modo che - in un ciclo di tre anni - nessuna grande parte della verità cattolica venga omessa. In pratica, si tratta delle quattro parti del Catechismo della Chiesa cattolica e questo perché alcuni predicatori hanno la tendenza a non toccare alcuni temi: o perché delicati, o difficili o perché qualcuno non vuole parlare di certi argomenti… Il Vangelo viene predicato senza sconto: questa è una delle preoccupazioni. Alcuni partecipanti al Sinodo hanno chiesto anche indicazioni precise ai predicatori per la qualità di un’omelia ideale: questo, in realtà, dovrebbe essere lavoro da compiere nei Seminari maggiori e negli Istituti liturgici. Ma che i vescovi abbiano suggerito questo al Sinodo vuol dire che prendono sul serio questo argomento. E questo è molto importante per la Chiesa.







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