Giornata di studio su "La Parola di Dio nella liturgia". Il cardinale Arinze: le celebrazioni
siano ben curate in ogni parte
In linea con il recente Sinodo dei Vescovi, la Congregazione per il Culto Divino e
la Disciplina dei Sacramenti dedica l’annuale Giornata di Studio che celebra la promulgazione
della Sacrosanctum Concilium al tema: “La Parola di Dio nella Liturgia”. L’incontro
è previsto per domani nell’Aula Magna del Palazzo della Cancelleria a Roma e sarà
aperto da una relazione del cardinale Albert Vanhoye dedicata all’ermeneutica liturgica
della Parola. I Padri sinodali hanno ribadito che la liturgia costituisce il luogo
privilegiato in cui la Parola di Dio si esprime pienamente. Ma quali conseguenze pratiche
ha questa affermazione? Lo spiega, al microfono di Fabio Colagrande, il cardinale
Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino:
R. - La
Parola di Dio dev’essere ben proclamata nell’assemblea liturgica, specialmente nella
Messa. Questo vuol dire che chi lo legge la deve preparare bene. E anche l’ambone,
l’acustica devono essere in buon ordine. Chi legge deve farlo in modo tale che il
popolo possa seguire. Quindi, non deve leggere troppo velocemente, non deve concentrare
l’attenzione su se stesso: soltanto la Parola di Dio dev’essere al centro. Questo
prima di tutto. In secondo luogo, noi dobbiamo ascoltare, meditare, accettare; e in
terzo luogo, dobbiamo essere incoraggiati a continuare a leggere i testi sacri. Non
solo ascoltare durante la Messa, ma leggere questi testi prima della Messa e anche
dopo. Chi continua a leggere la Sacra Scrittura ogni giorno, in spirito di preghiera,
è nello spirito della liturgia ed è nello spirito del Sinodo. D.
- Eminenza, ci sono attualmente degli atteggiamenti da correggere nel rapporto tra
liturgia e Parola di Dio? R. - E’ da correggere che il testo
utilizzato siano fogli sciolti e non pagine di un libro, che il testo delle Sacre
Scritture non sia un testo approvato ma un testo preparato da qualcuno proprio per
quell’occasione. Poi, sono da correggere anche alcune persone che usano introdurre
testi che non siano Sacre Scritture: anche se sono testi di santi, non sono però testi
approvati per la Santa Messa. Nel Breviario, è previsto che una seconda lettura possa
essere di un santo o di uno scrittore ecclesiastico, ma sempre a condizione che sia
un testo approvato dal Santo Padre. Questo è importante, perché la liturgia non è
preghiera privata ma è preghiera in nome di tutta la Chiesa. D.
- I padri sinodali hanno auspicato anche un direttorio sull’omelia: perché, secondo
lei? R. - I vescovi che hanno partecipato al Sinodo considerano
l’omelia molto importante, perché sono preoccupati del fatto che, forse, la qualità
delle omelie nelle Chiese non è proprio così elevata come si desidererebbe. Infatti,
anche il Sinodo sull’Eucaristia di tre anni fa aveva chiesto un compendio di omelie
tematiche, in modo che - in un ciclo di tre anni - nessuna grande parte della verità
cattolica venga omessa. In pratica, si tratta delle quattro parti del Catechismo della
Chiesa cattolica e questo perché alcuni predicatori hanno la tendenza a non toccare
alcuni temi: o perché delicati, o difficili o perché qualcuno non vuole parlare di
certi argomenti… Il Vangelo viene predicato senza sconto: questa è una delle preoccupazioni.
Alcuni partecipanti al Sinodo hanno chiesto anche indicazioni precise ai predicatori
per la qualità di un’omelia ideale: questo, in realtà, dovrebbe essere lavoro da compiere
nei Seminari maggiori e negli Istituti liturgici. Ma che i vescovi abbiano suggerito
questo al Sinodo vuol dire che prendono sul serio questo argomento. E questo è molto
importante per la Chiesa.