I Paolini nella Basilica di San Paolo per la festa del beato Alberione
“La Chiesa ammira e ringrazia voi Paolini, apostoli di frontiera coraggiosi e audaci.
La Chiesa e la società hanno bisogno di voi che operate con creatività ed entusiasmo,
con la stessa intraprendenza evangelizzatrice di San Paolo”, ha detto l’arcivescovo
Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, nell’omelia della
solenne celebrazione eucaristica con cui i dieci Istituti della Famiglia Paolina hanno
celebrato ieri pomeriggio nella Basilica papale di San Paolo fuori le Mura la festa
liturgica del beato don Giacomo Alberione, loro fondatore del quale ha esaltato la
vita, le imprese e il carisma. L'Anno Paolino è stato evocato in una gigantografia
di don Alberione, l’emblematico patrocinio dell’Apostolo da lui stabilito con la frase:
“Non abbiamo eletto noi San Paolo, è San Paolo che ha eletto noi. La Famiglia Paolina
deve essere San Paolo oggi vivente”. Hanno concelebrato la Messa don Silvio Sassi,
superiore generale della Società San Paolo e don Antonio da Silva, postulatore generale
della Famiglia Paolina, nonché più di cinquanta sacerdoti paolini, tutti impegnati
nel mondo dei mass media per l’evangelizzazione; come peraltro le religiose e i cooperatori.
Quelli presenti, parecchie centinaia, dopo la Comunione, hanno intonato il “Nuovo
cantico delle Creature” con la lode al Signore per “la parola stampata … la potenza
del cinema …il fascino della radio …la televisione …la fotografia e il nastro magnetico
… l’elettronica e l’informatica …le antenne che scrutano il cielo”. La Messa è stata
segnata dalla preghiera dei fedeli in sei lingue, fra cui il polacco e il coreano,
nonché da un gesto di rendimento di grazie della cultura indiana, chiamato “arati”:
dopo l’Amen della dossologia finale, tre donne, nel tradizionale costume e con una
fiamma accesa, dei fiori e dell’incenso, hanno fatto delle evoluzioni circolari dinanzi
all'altare per celebrare e glorificare la Santissima Trinità. (A cura di Graziano
Motta)