Fame nel mondo: mons. Volante denuncia la resa di Stati e governi
Nel suo processo di riforma, annunciato di recente, la Fao dovrà sostenere la “funzione
portante dell’agricoltura nei processi di sviluppo”, lavorando al fianco di Stati
e governi per fronteggiare la dilagante crisi alimentare. E’ la visione della Santa
Sede espressa per bocca del suo osservatore permanente presso l’agenzia Onu, l’arcivescovo
Renato Volante, intervenuto nei giorni scorsi alla 35.ma sessione speciale della Conferenza
della Fao. Il servizio di Alessandro De Carolis:
In uno
scenario mondiale dominato, in molte zone povere del pianeta, dall’insicurezza alimentare,
è il mondo rurale a dover essere tenuto in particolare riguardo dalla Fao e dai Paesi
ricchi. I loro programmi di aiuto devono essere modulati o rimodulati in maniera da
“proporre un ordinato equilibrio” tra sistemi di produzione innovativi e qualità dei
beni prodotti, garantendo così sia la sicurezza alimentare sia la salute delle persone
e degli ecosistemi. E’ la “visione ideale” proposta da mons. Renato Volante ai membri
della Fao riuniti per la sessione speciale della Conferenza dell’agenzia, che a 63
anni dalla sua fondazione ha approvato nei giorni scorsi un piano di riforma da oltre
42 milioni di dollari. “Riformare la Fao - ha osservato il rappresentante
vaticano - significa oggi condividere l’idea che la lotta contro la fame sia una questione
determinata da molteplici fattori”. Tuttavia, ha proseguito, le strategie messe in
campo spesso difettano di una “visione unitaria” che “metta al centro le esigenze
della persona”, ma affrontano i problemi in modo settoriale. In questo modo, ha obiettato
mons. Volante, si finisce per penalizzare proprio il settore agricolo in quelle aree
- ha detto - dove “maggiormente gravano la povertà, il sottosviluppo e la denutrizione,
nonché il degrado ambientale”. Inoltre, ha rimarcato il presule, pur avendo “presenti
con largo anticipo i dati della produzione e della disponibilità nutrizionale delle
varie aree” del pianeta, la gente che patisce la fame è cresciuta di numero. E questo,
è stata la denuncia di mons. Volante, oltre a evidenziare in alcuni interventi la
volontà di difendere solo interessi parziali, quando non addirittura “indifferenza”,
mostrerebbe “governi, strutture, operatori internazionali” quasi in un atteggiamento
di resa “di fronte alla fame e alla malnutrizione”. Richiamando
dunque le autorità di ogni livello alla corresponsabilità e alla collaborazione con
la Fao, perché “possa continuare a disporre di risorse”, e la Fao stessa alla sua
ragion d’essere, ovvero di “organizzazione di persone a servizio di altre persone
e dei loro diritti fondamentali”, mons. Volante ha posto all’attenzione le “due principali
questioni” che, ha rilevato, “rappresentano il ‘nuovo’ che avanza” nel mondo rurale:
la protezione degli ecosistemi agricoli dalle insidie dei mutamenti climatici - come
la desertificazione o gli eventi alluvionali - e una “seria riflessione” sul ruolo
crescente delle “nuove tecniche della lavorazione agricola”. La
delegazione della Santa Sede, ha ribadito il presule, è “fermamente convinta che la
struttura della Fao ed i suoi impegni conseguenti” debbano “sottolineare la funzione
portante dell’agricoltura nei processi di sviluppo, promuovendo anzitutto non la semplice
managerialità, ma criteri di gestione oculati e interventi realmente funzionali ai
bisogni”. Il tutto, ha precisato mons. Volante, a vantaggio della “famiglia rurale”,
che dal lavoro agricolo trae “nutrimento, occupazione e reddito”, e che soprattutto
deve poter essere considerata come una protagonista di ciò che la riguarda: ovvero,
ha concluso, “come soggetto economico in grado di manifestare una diretta partecipazione
ai processi decisionali ed alle scelte produttive”.