Si riaccende il dibattito sul Trattato europeo di Lisbona, in attesa che la Corte
Costituzionale della Repubblica Ceca si esprima sulla compatibilità del Testo con
la legge interna. Un giudizio che tuttavia lascerebbe ancora ampio spazio al dibattito
parlamentare in occasione della prossima presidenza di turno, che dal 1 gennaio 2009
spetterà proprio a Praga. Il presidente Klaus, che ha più volte criticato il documento
ormai ratificato dalla maggior parte degli Stati membri, ha fatto sapere che lo firmerà
solo se l'Irlanda cambierà idea sul no pronunciato al referendum. Sui motivi di questo
acceso dibattito in sede europea, sentiamo Adriana Cerretelli, corrispondente de Il
Sole24Ore da Bruxelles, intervistata da Stefano Leszczynski:
R. - Se ne
parla perché la Repubblica ceca, dal primo gennaio, sarà il prossimo presidente dell’Unione
dopo la Francia, in un momento sicuramente molto difficile per tutti, ma in particolare
per l’Europa colpita dalla crisi economica e finora incapace di adottare una linea
comune anticrisi: linea che potrebbe sfruttare la dimensione del mercato unico, il
peso del mercato europeo, e quindi facilitare il proprio rilancio economico.
D.
- Il Trattato di Lisbona potrebbe aiutare l’Unione a superare la crisi economica?
R.
- Sicuramente potrebbe aiutarla. Ma potrebbe aiutarla anche - e direi soprattutto
e prima di tutto - uno spirito europeo che oggi non c’è. Il prodotto interno lordo
di ogni economia dei 27 dipende ormai per circa l’1 per cento da quella del proprio
vicino.
D. - Insomma, è piuttosto un Trattato burocratico più che politico
…
R. - Direi che il Trattato di Lisbona non è la rivoluzione, non è la
famosa Costituzione che qualcuno sognava. E’ semplicemente l’ennesimo Trattato che
fa fare qualche piccolo passo in avanti all’Europa: ad esempio, con l'idea del presidente
del Consiglio permanente, ad esempio con l’ampliamento dei poteri legislativi dell’Europarlamento…
Si vedrà meglio soprattutto dopo questa grande recessione economica, che pone un grandissimo
rischio all’Europa, considerando gli aiuti nazionali che sempre più sembrano moltiplicarsi,
la non volontà di fare un piano europeo, un’iniziativa comune... In questo senso,
molto più che per il Trattato di Lisbona bisognerà vedere come l’Europa uscirà da
questa crisi.