Il Papa all'udienza generale: non c'è contraddizione tra San Paolo e San Giacomo:
è la fede in Dio a salvarci, ma la vera fede diventa carità operosa
Tra la teologia di San Paolo e quella di San Giacomo, che pongono un diverso accento
sul valore della fede e delle opere in merito alla salvezza, non c’è nessuna contraddizione.
E’ quanto ha affermato Benedetto XVI stamane durante l’udienza generale in Aula Paolo
VI in Vaticano, cui ha partecipato anche il Catholicos armeno di Cilicia Aram I. Il
servizio di Sergio Centofanti.
L’udienza
si è aperta con il saluto e l’abbraccio fraterno tra Benedetto XVI e Aram I, accolto
dal caloroso applauso dei pellegrini presenti:
“This
fraternal visit”…
“Questa visita fraterna – ha
detto il Papa – è una significativa occasione per rafforzare i vincoli di unità già
esistenti tra di noi” e “un passo ulteriore lungo il cammino verso la piena unità”.
Benedetto XVI ha espresso la sua gratitudine” per il “costante e personale impegno”
ecumenico di Aram I e ha ricordato le sofferenze del popolo armeno nel testimoniare
Cristo “con fedeltà e coraggio in comunione con l’Agnello Immolato”.
“We
need re-evangelization of our Christian communites…”
Da
parte sua il Catholicos armeno, esprimendo il suo grande apprezzamento per l’impegno
di Benedetto XVI nell’annunciare le verità di fede in un mondo che vede il decadimento
dei valori morali e religiosi, ha affermato la necessità di una comune testimonianza
per rievangelizzare le comunità cristiane a partire dalle famiglie.
Il
Papa ha poi svolto la sua catechesi sulla dottrina della giustificazione in San Paolo
e San Giacomo ricordando come il rapporto tra fede e opere abbia provocato spesso
“confusione” e “fraintendimenti” nella cristianità nel corso dei secoli.
“Spesso
si è vista un’infondata contrapposizione tra la teologia di San Paolo e quella di
San Giacomo, che nella sua Lettera scrive: ‘Come il corpo senza lo spirito è morto,
così anche la fede senza le opere è morta’. In realtà, mentre Paolo è preoccupato
anzitutto di dimostrare che la fede in Cristo è necessaria e sufficiente, Giacomo
pone l’accento sulle relazioni consequenziali tra la fede e le opere. Pertanto sia
per Paolo sia per Giacomo la fede operante nell’amore attesta il dono gratuito della
giustificazione in Cristo”.
Solo Dio ci rende
giusti – ha detto il Papa - ma la fede è vera se diventa amore:
“Disastrose
sono le conseguenze di una fede che non s’incarna nell’amore, perché si riduce all’arbitrio
e al soggettivismo più nocivo per noi e per i fratelli…A che cosa si ridurrebbe una
liturgia rivolta soltanto al Signore, senza diventare, nello stesso tempo, servizio
per i fratelli, una fede che non si esprimesse nella carità?”
Quindi,
“giustificati per il dono della fede in Cristo – ha aggiunto - siamo chiamati a vivere
nell’amore di Cristo per il prossimo, perché è su questo criterio che saremo alla
fine della nostra esistenza giudicati”. Come lo stesso San Paolo afferma nel suo celebre
inno alla carità: “Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi
l’amore, sarei come bronzo che rimbomba…”:
“L’amore
cristiano è quanto mai esigente poiché sgorga dall’amore totale di Cristo per noi:
quell’amore che ci reclama, ci accoglie, ci abbraccia, sino a tormentarci, poiché
costringe ciascuno a non vivere più per se stesso, chiuso nel proprio egoismo, ma
per ‘Colui che è morto e risorto per noi’”.
“Se
l’etica che Paolo propone ai credenti non scade in forme di moralismo e si dimostra
attuale per noi – ha concluso il Papa – è perché ogni volta riparte sempre dalla
relazione personale e comunitaria con la giustificazione in Cristo, per inverarsi
nella vita secondo lo Spirito”: “Questo è essenziale:
l'etica cristiana non nasce da un sistema di comandamenti, ma è conseguenza della
nostra amicizia con Cristo. Questa amicizia influenza la vita: se è vera si incarna
e si realizza nell'amore per il prossimo. Per questo, qualsiasi decadimento etico
non si limita alla sfera individuale, ma è nello stesso tempo svalutazione della fede
personale e comunitaria: da questa deriva e su essa incide in modo determinante. Lasciamoci
quindi raggiungere dalla riconciliazione, che Dio ci ha donato in Cristo, dall'amore
‘folle’ di Dio per noi: nulla e nessuno potranno mai separarci dal suo amore (cfr
Rm 8,39). In questa certezza viviamo. E’ questa certezza a donarci la forza di vivere
concretamente la fede che opera nell'amore”.