2008-11-26 11:46:20

Il Papa all'udienza generale: non c'è contraddizione tra San Paolo e San Giacomo: è la fede in Dio a salvarci, ma la vera fede diventa carità operosa


Tra la teologia di San Paolo e quella di San Giacomo, che pongono un diverso accento sul valore della fede e delle opere in merito alla salvezza, non c’è nessuna contraddizione. E’ quanto ha affermato Benedetto XVI stamane durante l’udienza generale in Aula Paolo VI in Vaticano, cui ha partecipato anche il Catholicos armeno di Cilicia Aram I. Il servizio di Sergio Centofanti.RealAudioMP3

L’udienza si è aperta con il saluto e l’abbraccio fraterno tra Benedetto XVI e Aram I, accolto dal caloroso applauso dei pellegrini presenti:

 
“This fraternal visit”…

 
“Questa visita fraterna – ha detto il Papa – è una significativa occasione per rafforzare i vincoli di unità già esistenti tra di noi” e “un passo ulteriore lungo il cammino verso la piena unità”. Benedetto XVI ha espresso la sua gratitudine” per il “costante e personale impegno” ecumenico di Aram I e ha ricordato le sofferenze del popolo armeno nel testimoniare Cristo “con fedeltà e coraggio in comunione con l’Agnello Immolato”.

 
“We need re-evangelization of our Christian communites…”

 
Da parte sua il Catholicos armeno, esprimendo il suo grande apprezzamento per l’impegno di Benedetto XVI nell’annunciare le verità di fede in un mondo che vede il decadimento dei valori morali e religiosi, ha affermato la necessità di una comune testimonianza per rievangelizzare le comunità cristiane a partire dalle famiglie.

 
Il Papa ha poi svolto la sua catechesi sulla dottrina della giustificazione in San Paolo e San Giacomo ricordando come il rapporto tra fede e opere abbia provocato spesso “confusione” e “fraintendimenti” nella cristianità nel corso dei secoli.

 
“Spesso si è vista un’infondata contrapposizione tra la teologia di San Paolo e quella di San Giacomo, che nella sua Lettera scrive: ‘Come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta’. In realtà, mentre Paolo è preoccupato anzitutto di dimostrare che la fede in Cristo è necessaria e sufficiente, Giacomo pone l’accento sulle relazioni consequenziali tra la fede e le opere. Pertanto sia per Paolo sia per Giacomo la fede operante nell’amore attesta il dono gratuito della giustificazione in Cristo”.

 
Solo Dio ci rende giusti – ha detto il Papa - ma la fede è vera se diventa amore:

 
“Disastrose sono le conseguenze di una fede che non s’incarna nell’amore, perché si riduce all’arbitrio e al soggettivismo più nocivo per noi e per i fratelli…A che cosa si ridurrebbe una liturgia rivolta soltanto al Signore, senza diventare, nello stesso tempo, servizio per i fratelli, una fede che non si esprimesse nella carità?”

 
Quindi, “giustificati per il dono della fede in Cristo – ha aggiunto - siamo chiamati a vivere nell’amore di Cristo per il prossimo, perché è su questo criterio che saremo alla fine della nostra esistenza giudicati”. Come lo stesso San Paolo afferma nel suo celebre inno alla carità: “Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi l’amore, sarei come bronzo che rimbomba…”:

 
“L’amore cristiano è quanto mai esigente poiché sgorga dall’amore totale di Cristo per noi: quell’amore che ci reclama, ci accoglie, ci abbraccia, sino a tormentarci, poiché costringe ciascuno a non vivere più per se stesso, chiuso nel proprio egoismo, ma per ‘Colui che è morto e risorto per noi’”.

 
“Se l’etica che Paolo propone ai credenti non scade in forme di moralismo e si dimostra attuale per noi – ha concluso il Papa – è perché ogni volta riparte sempre dalla relazione personale e comunitaria con la giustificazione in Cristo, per inverarsi nella vita secondo lo Spirito”:
 
“Questo è essenziale: l'etica cristiana non nasce da un sistema di comandamenti, ma è conseguenza della nostra amicizia con Cristo. Questa amicizia influenza la vita: se è vera si incarna e si realizza nell'amore per il prossimo. Per questo, qualsiasi decadimento etico non si limita alla sfera individuale, ma è nello stesso tempo svalutazione della fede personale e comunitaria: da questa deriva e su essa incide in modo determinante. Lasciamoci quindi raggiungere dalla riconciliazione, che Dio ci ha donato in Cristo, dall'amore ‘folle’ di Dio per noi: nulla e nessuno potranno mai separarci dal suo amore (cfr Rm 8,39). In questa certezza viviamo. E’ questa certezza a donarci la forza di vivere concretamente la fede che opera nell'amore”.







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