Papst: „Suche nach Schönheit = Suche nach Wahrheit“
Die Kunst ist vom
Dialog der Ästhetik mit der Ethik abhängig. Das schreibt Papst Benedikt XVI. in einem
Brief an den vatikanischen Kulturverantwortlichen, Erzbischof Gianfranco Ravasi. An
diesem Dienstag organisierten die Päpstlichen Akademien eine öffentliche Sitzung zum
Thema „Die Universalität der Schönheit“. Papst Benedikt XVI. war zwar persönlich nicht
anwesend, doch sein Brief wurde den Teilnehmern vorgelesen. Darin betont das katholische
Oberhaupt, dass die „Suche nach Schönheit“ gleichzeitig „eine Suche nach der Wahrheit“
sei. Wörtlich schreibt der Papst:
„Eine Suche nach Schönheit, die der Suche
nach Wahrheit und Güte fern liegt, führt zwangsläufig zu schlechter Ästhetik. Das
kann insbesondere Jugendliche in die Gefahr bringen, sich in künstlichen Paradiesen
zu verstecken. Das ist aber eine oberflächliche Welt, die nur das Individuum in den
Mittelpunkt stellt und dazu führen kann, dass überhaupt keine Kommunikation entsteht.“
In
dem Brief erinnert der Papst daran, dass die Vernunft davon abhängig sei, wie die
Menschen damit umgehen.
„In dieser Hinsicht muss man auch verstehen, woher
die Suche nach Schönheit und Wahrheit kommt. Eine Vernunft, die nichts von der Schönheit
wissen will, ist nicht haltbar. Doch auch die Schönheit braucht ihrerseits die Vernunft.
Ihre Ursprünge befinden sich in Gott. Das Evangelium spricht oft von der Schönheit
und von der größten Wahrheit schlechthin. Deshalb muss jeder Gläubige versuchen, an
dieser Schönheit teilzuhaben.“
(rv 25.11.2008 mg)
Lesen Sie hier
den Papst-Brief auf Italienisch Al venerato Fratello Mons. Gianfranco Ravasi Presidente
del Pontificio Consiglio della Cultura
Mi è gradito inviare a Lei ed al Consiglio
di Coordinamento delle Pontificie Accademie il mio cordiale saluto in occasione dell’annuale
Seduta pubblica, appuntamento tradizionale per dare risalto alle attività promosse
con impegno e generosa dedizione da ciascuna Accademia, e momento di incontro e di
condivisione tra Istituzioni diverse animate da un obiettivo comune: servire la persona
umana, per farne risaltare lo splendore e le responsabilità, l'armonia e la missione.
Sono lieto di estendere il mio saluto ai Signori Cardinali, ai Vescovi, ai Sacerdoti,
ai Signori Ambasciatori ed ai Rappresentanti di ogni Pontificia Accademia riuniti
per questo atto solenne e familiare. Per questa Tredicesima Seduta Pubblica delle
Pontificie Accademie la Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi
al Pantheon, che organizza quest'anno l'evento, ha scelto come tema: Universalità
della bellezza: estetica ed etica a confronto, un argomento quanto mai significativo
per approfondire il rapporto o, meglio, il dialogo tra estetica ed etica, tra bellezza
ed agire umano, dialogo tanto necessario quanto talvolta dimenticato o eluso. La
necessità e l'urgenza di un rinnovato dialogo tra estetica ed etica, tra bellezza,
verità e bontà, ci vengono riproposte non solo dall'attuale dibattito culturale ed
artistico, ma anche dalla realtà quotidiana. A diversi livelli, infatti, emerge drammaticamente
la scissione, e talvolta il contrasto tra le due dimensioni, quella della ricerca
della bellezza, compresa però riduttivamente come forma esteriore, come apparenza
da perseguire a tutti i costi, e quella della verità e bontà delle azioni che si compiono
per realizzare una certa finalità. Infatti, una ricerca della bellezza che fosse estranea
o avulsa dall'umana ricerca della verità e della bontà si trasformerebbe, come purtroppo
succede, in mero estetismo, e, soprattutto per i più giovani, in un itinerario che
sfocia nell'effimero, nell'apparire banale e superficiale o addirittura in una fuga
verso paradisi artificiali, che mascherano e nascondono il vuoto e l'inconsistenza
interiore. Tale apparente e superficiale ricerca non avrebbe certo un afflato universale,
ma risulterebbe inevitabilmente del tutto soggettiva, se non addirittura individualistica,
per terminare talvolta persino nell'incomunicabilità. Ho sottolineato più volte
la necessità e l'impegno di un allargamento degli orizzonti della ragione, ed in questa
prospettiva bisogna tornare a comprendere anche l'intima connessione che lega la ricerca
della bellezza con la ricerca della verità e della bontà. Una ragione che volesse
spogliarsi della bellezza risulterebbe dimezzata, come anche una bellezza priva di
ragione si ridurrebbe ad una maschera vuota ed illusoria. Nell'incontro col Clero
della Diocesi di Bressanone, lo scorso 6 agosto, dialogando proprio sul rapporto tra
bellezza e ragione, facevo notare che dobbiamo mirare ad una ragione molto ampliata,
nella quale cuore e ragione si incontrano, bellezza e verità si toccano. Se questo
impegno è valido per tutti, lo è ancor di più per il credente, per il discepolo di
Cristo, chiamato dal Signore a "rendere ragione" a tutti della bellezza e della verità
della propria fede. Ce lo ricorda il Vangelo di Matteo, in cui leggiamo l'appello
rivolto da Gesù ai suoi discepoli: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini,
perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”
(Mt 5,16). Va notato che nel testo greco si parla di kalà erga, di opere
belle e buone allo stesso tempo, perché la bellezza delle opere manifesta ed esprime,
in una sintesi eccellente, la bontà e la verità profonda del gesto, come pure la coerenza
e la santità di chi lo compie. La bellezza delle opere di cui ci parla il Vangelo
rimanda oltre, ad un’altra bellezza, verità e bontà che soltanto in Dio hanno la loro
perfezione e la loro sorgente ultima. La nostra testimonianza, allora, deve nutrirsi
di questa bellezza, il nostro annuncio del Vangelo deve essere percepito nella sua
bellezza e novità, e per questo è necessario saper comunicare con il linguaggio delle
immagini e dei simboli; la nostra missione quotidiana deve diventare eloquente trasparenza
della bellezza dell'amore di Dio per raggiungere efficacemente i nostri contemporanei,
spesso distratti e assorbiti da un clima culturale non sempre propenso ad accogliere
una bellezza in piena armonia con la verità e la bontà, ma pur sempre desiderosi e
nostalgici di una bellezza autentica, non superficiale ed effimera. Questo è emerso
anche durante il recente Sinodo dei Vescovi, convocato per riflettere sul tema: “La
Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. Diversi interventi hanno
evidenziato il valore perenne di una “bella testimonianza” per l'annuncio del Vangelo,
sottolineando l'importanza del saper leggere e scrutare la bellezza delle opere d'arte,
ispirate dalla fede e promosse dai credenti, per scoprirvi un singolare itinerario
che avvicina a Dio e alla sua Parola. Nel Messaggio conclusivo, poi, rivolto
dai Padri Sinodali a tutti i credenti, si ribadisce la bontà e l'efficacia della via
pulchritudinis, uno dei possibili itinerari, forse quello più attraente ed affascinante,
per comprendere e raggiungere Dio. Nello stesso documento si ricorda la Lettera
agli Artisti del mio venerato Predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo II,
che invitava a riflettere sull'intimo e fecondo dialogo tra la Sacra Scrittura e le
diverse forme artistiche, da cui sono scaturiti innumerevoli capolavori. In questa
occasione vorrei suggerire di riprendere in mano quella Lettera, a dieci anni
dalla sua pubblicazione, per farne oggetto di una rinnovata riflessione sull'arte,
sulla creatività degli artisti, e sul fecondo quanto problematico dialogo tra questi
e la fede cristiana, vissuta nella comunità dei credenti. Mi rivolgo particolarmente
a voi, cari Accademici ed Artisti, perché è proprio questo il vostro compito, la vostra
missione: suscitare meraviglia e desiderio del bello, formare la sensibilità degli
animi e alimentare la passione per tutto ciò che è autentica espressione del genio
umano e riflesso della Bellezza divina. Cari fratelli e sorelle, il Premio delle
Pontificie Accademie, istituito dal mio venerato Predecessore, il Papa Giovanni Paolo
II, ha una sua peculiare finalità: suscitare nuovi talenti in vari campi del sapere
ed incoraggiare l'impegno di giovani studiosi, artisti ed istituzioni che dedicano
le loro attività alla promozione dell'umanesimo cristiano. Accogliendo, pertanto,
la proposta formulata dal Consiglio di Coordinamento fra Accademie Pontificie, in
questa solenne Seduta Pubblica sono veramente lieto che venga assegnato il Premio
delle Pontificie Accademie al Dott. Daniele Piccini, distintosi per il suo impegno
sia nello studio critico della poesia e della letteratura - particolarmente di quella
italiana delle origini e del Rinascimento - sia per la sua militanza attiva in campo
poetico, espressa in alcune significative raccolte. Sono, inoltre, contento che
quale segno di apprezzamento e di incoraggiamento, si offra una Medaglia del Pontificato
al Dott. Giulio Catelli, giovane pittore, per la sua ricerca artistica, apprezzata
già dalla critica d'arte; nonché alla Fondazione Stauròs Italiana, Onlus, per la realizzazione
del Museo d'Arte Sacra Contemporanea e per l'organizzazione della Biennale d'Arte
Sacra, appuntamento ormai tradizionale per gli artisti che si impegnano nel settore
dell'Arte Sacra. Vorrei infine manifestare a tutti gli Accademici, e specialmente
ai Membri delle Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi
al Pantheon, il mio vivo apprezzamento per l'attività svolta, ed esprimere l'augurio
di un impegno appassionato e creativo, soprattutto in campo artistico, per promuovere
nelle culture contemporanee un nuovo umanesimo cristiano, che sappia percorrere con
chiarezza e decisione la via dell'autentica bellezza. Con tali sentimenti, affido
ciascuno di voi, come pure la vostra preziosa opera di studio e di ricerca creativa,
alla materna protezione della Vergine Maria, che con tutta la Chiesa invochiamo come
Tota Pulchra, la Tutta bella, e di cuore imparto a Lei, Signor Presidente,
ed a tutti i presenti una speciale Benedizione Apostolica. Dal Vaticano, 24 Novembre
2008