Trattato contro le mine antiuomo: risultati positivi ma anche violazioni
La mancata distruzione delle scorte entro le scadenze previste dal Trattato di Ottawa
rappresenta la prima violazione dell'accordo che vieta la produzione, l'uso, lo stoccaggio
e l'esportazione di mine antiuomo; lo ha ribadito la Campagna internazionale contro
le mine antiuomo (Icbl) che nel suo rapporto annuale - diffuso a Ginevra e ripreso
dall'agenzia Misna - fa sapere che se nessuno dei 156 paesi aderenti al Trattato ha
impiegato, prodotto o esportato mine antiuomo alcuni paesi non hanno distrutto i loro
arsenali entro le scadenze previste. Per l’Icbl si tratta della "prima grave violazione
del Trattato", che rischia soprattutto di creare un precedente. Secondo l'Icbl, infatti,
15 paesi intendono chiedere un rinvio della data limite per bonificare le zone minate
di loro competenza. Alcuni hanno effettivamente bisogno di più tempo, ma è "inaccettabile"
che paesi come l'Inghilterra (nelle isole Falkland) e il Venezuela - che non hanno
neanche cominciato a sminare - chiedano ora un rinvio della scadenza, ha denunciato
l’Icbl, coalizione di organizzazioni non governative all’origine del Trattato di Ottawa
e Premio Nobel per la pace 1997. Due paesi non membri del Trattato, Russia e Myanmar,
hanno fatto uso di mine antiuomo l’anno scorso così come gruppi armati in nove paesi,
hanno affermato gli esperti dell’Icbl presentando la X edizione del Landmine Monitor
report. Il bilancio globale del Trattato resta tuttavia positivo: 42 milioni di mine
sono state distrutte e anche molti paesi che non hanno aderito al Trattato ormai ne
rispettano lo spirito. (R.P.)