Baghdad sconvolta dagli attentati: tra le vittime numerose donne
Almeno 19 persone, soprattutto donne, sono state uccise e altrettante sono rimaste
ferite questa mattina nella capitale irachena in seguito all'esplosione di due ordigni
e ad un attentato suicida di una donna in zone diverse della città. La micidiale serie
di attentati è iniziata davanti alla super fortificata "Zona Verde" dove hanno sede
le massime istituzioni irachene e le più importanti ambasciate occidentali. Una kamikaze
è entrata in azione davanti ad uno degli ingressi, nell'ora di punta, quando molti
impiegati si affollano ai cancelli per andare a lavorare. Quasi alla stessa ora, una
bomba è esplosa nella parte est della città, a Baghdad al Jadida sotto ad un minibus
che trasportava verso il loro ufficio delle impiegate del Ministero del commercio.
Le
misure decise per l’economia del presidente eletto Obama Le possibili soluzioni
alla crisi economica che ha colpito gli Stati Uniti continuano ad essere la priorità
assoluta per il presidente eletto, Barack Obama, che potrebbe varare un nuovo “new
deal”, forse della stessa entità del piano di salvataggio offerto alle banche, ovvero
700 miliardi di dollari. Non appena si insedierà alla Casa Bianca, il 20 gennaio prossimo,
autorizzerà, infatti, una serie di grandi spese pubbliche e di sgravi fiscali. Da
New York, ci riferisce Elena Molinari:
Barack Obama
si prepara a varare il nuovo "New Deal", forse della stessa entità del piano di salvataggio
già offerto alle banche, ovvero 700 miliardi di dollari. Non appena si insedierà alla
Casa Bianca, il 20 gennaio, il presidente autorizzerà infatti una serie di grandi
spese pubbliche e di sgravi fiscali. Il nuovo inquilino della Casa Bianca confermerà
inoltre il taglio delle tasse per il 95 per cento degli americani - come già promesso
in campagna elettorale - ma per far fronte al rischio di inflazione e creare due milioni
e mezzo di posti di lavoro entro il 2011 - Obama potrebbe perfino rinviare la cancellazione
degli sconti fiscali ai più ricchi, introdotti da George Bush. Sarebbe questo un cambio
di piano per la campagna elettorale visto che Obama aveva promesso di far pagare più
tasse a chi guadagna più di 250 mila dollari l’anno, per finanziare i suoi programmi
sociali. I dettagli del nuovo corso economico con gli americani, in stile Roosevelt,
si avranno già questa sera quando il presidente eletto presenterà la sua squadra economica.
Si prevede già la nomina di Timothy Geithner, presidente della Federal Reserve di
New York, al Dipartimento al tesoro, e di Lawrence Summers, ex ministro al Tesoro
di Clinton, a capo del Consiglio economico nazionale della Casa Bianca, con la promessa
però di succedere alla guida della Federal Reserve nel 2010.
Il
presidente libanese in visita a Teheran Storico incontro oggi a Teheran tra
il presidente libanese Michel Suleiman e l’omologo iraniano Mahmud Ahmadinejad. Numerosi
i temi in agenda: questioni politiche ed economiche, le relazioni bilaterali e la
situazione in Medio Oriente e del processo di pace arabo-israeliano. Ma come interpretare
questo faccia a faccia? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Camille Eid,
giornalista libanese del quotidiano “Avvenire”.
R. – Questa
visita del presidente libanese in Iran si inserisce nella lunghissima serie di visite
effettuate da Suleiman nei primi sei mesi del suo mandato. Constatiamo che ha visitato
circa 10 Paesi in questi ultimi mesi; l’Iran intrattiene rapporti molto forti, consolidati
con il Libano ma il problema è che non li intrattiene direttamente con il governo
– o esclusivamente con il governo e lo Stato libanese – ma con un partito. Quindi,
penso che questa visita acquisti maggiore importanza perché Suleiman chiederà sicuramente
di avere, d’ora in poi, un rapporto da Stato a Stato e non da Stato a partito.
D.
– Ricordiamo che l’Iran esercita una forte influenza attraverso il suo sostegno a
Hezbollah, che fa parte del governo di unità nazionale, anche se nega di fornire un
aiuto militare al movimento sciita libanese. Qual è la situazione su questo fronte?
R.
– Aiuta militarmente ma anche economicamente: sappiamo che dopo la guerra del 2006,
l’Iran ha finanziato la ricostruzione di parecchi ponti e infrastrutture del Libano
del Sud; solo che questi aiuti non arrivano allo Stato per essere devoluti a chi di
dovere, ma arrivano ad un partito che poi pensa di farne quello che vuole. Hezbollah
effettivamente fa parte del governo di unità nazionale. La questione principale che
il governo deve affrontare adesso è quella del disarmo dell’Hezbollah. Disarmo non
è una parola che piace molto al partito, perché si pensa di poter arrivare, invece,
ad una specie di rinuncia volontaria del "Partito di Dio" al proprio arsenale, diventando
magari parte dell’esercito libanese preposto alla difesa della frontiera meridionale,
oppure sotto un’altra forma. Ma l’importante è arrivare ad avere un unico esercito
libanese in questo Stato.
Zimbabwe Lo Zimbabwe
rischia di subire un totale tracollo per via della crisi economica e politica. Lo
ha detto oggi il leader dell'African National Congress (Anc) Jacob Zuma, riferendo
l'opinione dell'ex segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, dell'ex presidente americano
Jimmy Carter ed altre personalità. Annan e Carter, con altre personalità come l'attivista
per i diritti umani Graca Machel, moglie dell'ex presidente sudafricano Nelson Mandela,
fanno parte di un gruppo, The Elders ("I saggi"), nato per favorire la risoluzione
di situazioni di crisi. I membri del gruppo “ritengono che la situazione vada molto
male - ha aggiunto Zuma dopo un incontro con loro - e che potrebbe esserci una vera
e propria esplosione nel giro di pochi mesi”. Intanto, è stato reso noto, i responsabili
del partito al potere nello Zimbabwe e quelli dell'opposizione si incontrano domani
in Sudafrica per tentare ancora una volta di trovare una soluzione alla crisi politica
che sta lacerando il Paese. Il presidente dello Zimbabwe, Mugabe, ed il suo rivale,
Tsvangirai, avevano firmato lo scorso 15 settembre un accordo di condivisione del
potere, rimasto lettera morta.
Moldova “Dobbiamo incoraggiare un
avvicinamento forte e strutturale della Repubblica moldova all'Unione Europea”. È
quanto ha affermato il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, nel corso
della cerimonia inaugurale della nuova sede diplomatica italiana a Chisinau. “Come
governo italiano siamo convinti - ha spiegato il titolare della Farnesina - che la
Moldova abbia molte più affinità con i paesi dell'Unione Europea di quante non ne
abbiano alcuni Paesi centroasiatici o caucasici con i quali comunque dobbiamo lavorare”.
E quindi il negoziato tra Ue e Repubblica moldova “terrà conto” di questa caratteristica.
Questo vuol dire, ha tenuto a precisare il capo della diplomazia italiana, “negoziare
con l'Europa un accordo davvero ambizioso che faccia fare dei passi avanti alla Moldova
verso l'Europa e che permetta anche dei programmi di investimento della Commissione
Europea in questo Paese”.
Venezuela Il presidente venezuelano Hugo
Chavez ha proclamato la vittoria nelle elezioni regionali: le forze che lo sostengono
hanno conquistato 17 dei 22 Stati del Paese. Il servizio di Luis Badilla:
In
Venezuela vittoria dimezzata, ieri, per il presidente Hugo Chávez che è riuscito a
conquistare 17 dei 22 Stati in palio perdendo però Zulia, Miranda, Nuova Esparta e
la zona metropolitana di Caracas. Ancora parità per le regioni di Carabobo e Tachira,
dove non è stato ufficializzato un vincitore. Secondo tutti gli osservatori, il Venezuela,
che ha votato per la quatordicesima volta in 10 anni, consolida ulteriormente il suo
andamento democratico non solo perché si registra un controbilanciamento del potere
politico, ma anche perché si è registrato un vero e proprio record di presenze alle
urne: il 64,45% dei 17 milioni di elettori. L'opposizione conserva il ricco Stato
petrolifero di Zulia e quello di Nueva Esparta, nella parte orientale del Paese; conquista
poi Miranda, dove alcune zone erano tradizionalmente legate al presidente. L'opposizione
ha riportato un importante successo anche nell'Alcadia Mayor, l'area metropolitana
di Caracas. "La vittoria - ha detto Chávez - è oggi del Venezuela: si ratifica il
cammino democratico che il popolo ha scelto". Anche le opposizioni sono soddisfatte
e attendono il risultato finale per dare una propria valutazione. Per ora si limitano
a sottolineare un esito elettorale non previsto in nessun sondaggio. La
regione caucasica “Forte preoccupazione” è stata espressa dalla Commissione
Ue per la situazione in Ossezia del Sud, in Georgia, dove ieri sono stati sparati
colpi di arma da fuoco vicino al convoglio che trasportava il presidente georgiano,
Saakashvili, e quello polacco, Kaczynski. “Attendiamo di avere più informazioni su
quello che è accaduto”, ha detto la portavoce del commissario Ue per le Relazioni
esterne Benita Ferrero-Waldner, sottolineando come “solo il dialogo politico può risolvere
i problemi di quella regione”. Bruxelles ha quindi ribadito di “non riconoscere l'indipendenza
di Abkhazia e Ossezia del Sud”, le due regioni georgiane in mano ai separatisti filorussi.
Lo scorso agosto la Georgia aveva tentato di riprendere il controllo dell'Ossezia
del sud, provocando l'intervento militare russo. C’è da dire che nel Caucaso russo,
quasi ogni giorno, si registrano scontri fra movimenti integralisti o indipendentisti
e la polizia. Oggi in Daghestan, due poliziotti dei reparti speciali sono stati uccisi
e altri tre sono rimasti feriti dopo essere caduti in un’imboscata nei pressi del
villaggio di Kakashura, nella zona montagnosa del Paese. Sabato, nella vicina Cecenia,
quattro agenti di polizia erano morti nello scoppio di una bomba vicino alla capitale
Grozny.
Thailandia Migliaia di oppositori hanno circondato oggi il
parlamento a Bangkok e altri edifici pubblici, in quella che hanno chiamato la “battaglia
finale” per rovesciare il governo del premier Wongsawat, cognato dell'ex premier Shinawatra,
un miliardario incriminato per corruzione ora riparato all'estero. I manifestanti,
vestiti di giallo in segno di fedeltà al re della Thailandia, hanno bloccato i tre
viali principali che portano al parlamento, protetto da oltre 1.000 poliziotti. La
seduta odierna è stata aggiornata perchè “era impossibile riunirsi”, ha detto il presidente
dell'Assemblea, Chai Chidchob.
Corea La Corea del Nord ha annunciato
che sospenderà dal primo dicembre i collegamenti ferroviari con la Corea del Sud,
in risposta a quella che definisce la “politica di confronto”. La stampa ufficiale
nordcoreana afferma inoltre che saranno ugualmente sospesi i visti turistici per la
città di Kaesong, situata vicino alla frontiera fra le due Coree. Pyongyang ha anche
minacciato di espellere i manager industriali sudcoreani che lavorano all'interno
di un sito industriale nella Corea del Nord. (Panoramica internazionale a cura
di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale
della Radio Vaticana Anno LII no. 329 E'
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