Se ciascuno pensa solo ai propri interessi il mondo non può che andare in rovina:
così il Papa nell’odierna Solennità di Gesù Cristo Re dell’universo
Il Signore non sa che farsene di forme ipocrite di devozione se si trascurano i suoi
comandamenti: sono parole del Papa che all’Angelus ha ricordato la Solennità di Nostro
Signore Gesù Cristo Re dell’universo celebrata oggi, commentando la parabola del giudizio
finale. Dopo la preghiera mariana, ha poi ricordato la particolare beatificazione
di 188 martiri che avverrà domani in Giappone, la terribile carestia che colpì l’Ucraina
75 anni fa e poi l’anniversario del programma polacco della radio vaticana, che festeggia
domani 70 anni di trasmissioni. Il servizio di Fausta Speranza
“La
verità sul nostro destino ultimo e sul criterio con cui saremo valutati”: è questo
-spiega il Papa – il messaggio del vangelo di oggi e di quella che definisce la “stupenda
parabola del giudizio finale”. Ne ricorda qualche parola per poi sottolinearne l’importanza: “Ho
avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero
straniero e mi avete accolto… (Mt 25,35) e così via. Chi non conosce questa pagina?
Fa parte della nostra civiltà. Ha segnato la storia dei popoli di cultura cristiana:
la gerarchia di valori, le istituzioni, le molteplici opere benefiche e sociali.” Il
regno di Dio, come diceva Gesù non è di questo mondo e infatti Gesù rifiutò il titolo
di re quando si intendeva in senso politico, ma – sottolinea Benedetto XVI – il regno
di Dio “porta a compimento tutto il bene che, grazie a Dio, esiste nell’uomo e nella
storia”. E il Papa fa una raccomandazione precisa: “Se mettiamo
in pratica l’amore per il nostro prossimo, secondo il messaggio evangelico, allora
facciamo spazio alla signoria di Dio, e il suo regno si realizza in mezzo a noi. Se
invece ciascuno pensa solo ai propri interessi, il mondo non può che andare in rovina.” E
il Papa ricorda che “il regno di Dio non è una questione di onori e di apparenze,
ma, come scrive San Paolo, è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo”. Un insegnamento
chiaro e forte cui il Papa aggiunge altre forti considerazioni: “Al Signore sta a
cuore il nostro bene, cioè che ogni uomo abbia la vita”, - dice – che specialmente
i suoi figli più piccoli possano accedere al banchetto che Lui ha preparato per tutti”.
E il Papa poi spiega: “Perciò, non sa che farsene di quelle
forme ipocrite di chi dice “Signore, Signore” e poi trascura i suoi comandamenti (cfr
Mt 7,21). Nel suo regno eterno, Dio accoglie quanti si sforzano giorno per giorno
di mettere in pratica la sua parola.” Dopo la preghiera mariana, Benedetto
XVI ha ricordato due momenti particolarmente significativi per la vita della Chiesa:
“Domani, in Giappone, nella città di Nagasaki, avrà luogo
la beatificazione di 188 martiri, tutti giapponesi, uomini e donne, uccisi nella prima
parte del XVII secolo. In questa circostanza, così significativa per la comunità cattolica
e per tutto il Paese del Sol Levante, assicuro la mia spirituale vicinanza. Sabato
prossimo, inoltre, a Cuba sarà proclamato beato Fratel José Olallo Valdés, dell’Ordine
Ospedaliero di San Giovanni di Dio. Alla sua celeste protezione affido il popolo cubano,
specialmente i malati e gli operatori sanitari.” Tra
i saluti in varie lingue, un pensiero particolare ai pellegrini ucraini, ricordando
che ricorre in questi giorni il 75esimo anniversario della grande carestia che negli
anni 1932-33 causò milioni di morti in Ucraina e in altre regioni dell’Unione sovietica
durante il regime comunista. Il Papa assicura la sua preghiera per le vittime auspicando
vivamente che “nessun ordinamento politico possa più, in nome di un’ideologia, negare
i diritti della persona umana e la sua libertà e dignità” e invitando le nazioni a
“procedere sulle vie della riconciliazione e a costruire il presente e il futuro nel
rispetto reciproco e nella ricerca sincera della pace”. C’è poi il saluto
alla sezione polacca della Radio Vaticana che celebra domani il 70esimo anniversario
della sua attività. Il papa esprime il suo grazie ai redattori per il loro generoso
lavoro. Infine, un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare
ai dirigenti e ai cantori dell’Associazione Italiana Santa Cecilia, che ha tenuto
il suo convegno, con uno speciale concerto, presso la Basilica di San Paolo fuori
le Mura, e un saluto anche alle due associazioni OARI e AVULSS, impegnate nel volontariato
accanto ai malati e ai sofferenti, come pure i fedeli provenienti da Marsico Nuovo,
Reggio Calabria, Avola, Priolo e Vallelunga. Per tutti, l’augurio del Papa per una
buona domenica.