Lunedì a Nagasaki la beatificazione di 188 martiri giapponesi
Sono 188 i martiri del Giappone che saranno beatificati lunedì a Nagasaki. Vissuti
nel XVII secolo, oggi la Chiesa Giapponese li addita come modello per le famiglie
cristiane e per quanti sono impegnati nella diffusione del messaggio evangelico. Ma
chi sono questi testimoni della fede? E perché sono andati incontro al martirio? Tiziana
Campisi lo ha chiesto al postulatore della causa di beatificazione, padre FernandoRojo, religioso agostiniano: R. – Sono persone
di età, di condizione ben diversa: alcuni benestanti, altri contadini; alcuni anziani
altri bambini. Soltanto cinque sono religiosi - quattro gesuiti e uno agostiniano
- il resto sono tutti laici. Non appartengono a nessun momento specifico, né luogo.
C’è qualche cosa che li unisce, evidentemente: hanno sofferto il martìrio, tra il
1606 e il 1639. Il gruppo più numeroso si trova a Nagasaki, o nei dintorni di Nagasaki,
dove i cattolici, già dal primo momento, sono stati sempre più numerosi. D.
– Su quali aspetti possiamo fissare oggi la nostra attenzione, guardando a questi
188 martiri? R. – Dobbiamo renderci conto che questi avvenimenti,
distanti da noi da secoli, avvengono in luoghi diversi per mentalità, per situazione
storica, molto distanti da quelli nostri. Nel Giappone, in quel momento, era un’epoca
che possiamo dire equivalente, o molto simile, a quella nostra feudale. Per il giapponese
di allora contava molto la nazione, contava molto la famiglia. Il concetto di famiglia
è necessario prenderlo in considerazione perché altrimenti non comprenderemmo questi
nostri martiri che si sono formati come cristiani nell’ambito familiare per opera
di laici, di amici e soprattutto dei genitori che, alle volte, nel caso dei bambini,
li portavano al battesimo piccoli e piccoli arrivano anche al martirio. D.
– A volte, la violenza che ha caratterizzato questi martìri, sgomenta… R.
– Davvero la maniera in cui sono stati uccisi i martiri giapponesi ci potrebbe terrorizzare.
Quello giapponese è un popolo che è forte nella vita e può essere anche forte nella
morte, della vita che si offre o della vita che si toglie.