2008-11-22 15:51:39

La crisi economica travolge il settore automobilistico


Secondo i media americani, la Casa Bianca critica il Congresso per il suo atteggiamento sul piano di salvataggio dell'industria automobilistica. Il Congresso ha deciso di aggiornarsi al prossimo 8 dicembre per decidere come procedere nei confronti di Gm, Ford e Chrysler che, entro il 2 dicembre prossimo, dovranno chiarire come i finanziamenti che riceverebbero dovrebbero cambiare l'industria automobilistica americana. Intanto, dall'altra parte del mondo Toyota, il più grande produttore giapponese e ormai mondiale grazie al declino di Gm, ha deciso di tagliare del 50%, entro la fine di marzo, i dipendenti con contratti a termine. Il servizio di Fausta Speranza. RealAudioMP3

Negli Stati Uniti ogni giorno che passa rende più incerta la sopravvivenza dei giganti che hanno fatto la storia delle quattro ruote. E’ battaglia politica a Washington, ma eventuali ingenti aiuti di Stato oltre oceano penalizzerebbero il settore in Europa e qualcuno chiede a Bruxelles di fare lo stesso per le aziende Ue. Ma la responsabile dell'Antitrust Ue, l’olandese Neelie Kroes, fa sapere che si deve “evitare la trappola costosa di una corsa ai sussidi” perseguendo il vero obiettivo che non è solo quello di sopravvivere alla recessione, ma di uscirne con aziende più forti e più lavoro di prima. C’è da dire che dopo il summit del G20 di Washington, il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha invitato i leader mondiali a continuare a ''discutere della crisi finanziaria mondiale'' a margine della conferenza di Doha che si aprirà il 28 novembre. Finora, l’Europa chiede regole migliori, trasparenza e controlli, mentre negli Stati Uniti prevale l’intenzione di evitare il protezionismo. Ma come guardare a questa crisi e a tutto un modello di società improntato al consumismo? Il presidente della Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (Comece), mons. Adrianus Van Luyn, nei giorni scorsi ha sottolineato che “le cause più profonde della crisi finanziaria risiedono in un sistema di valori”. La riflessione sulla crisi in questa ottica del prof. Stefano Zamagni, ordinario di economia politica all’Università di Bologna e alla John Hopkins University:

 
“Negli ultimi 20, 25 anni, l’economia a livello mondiale ha assunto una connotazione nuova, rispetto al passato, che si chiama 'finanziarizzazione', cioè a dire l’attività finanziaria è diventata l’attività economica prevalente. Questo non era mai stato nei secoli precedenti: questa è la grossa novità”.

 
In ogni caso, i governi devono intervenire, come spiega ancora il prof. Zamagni:

 
"I governi devono intervenire, ma come devono intervenire? Qui si apre il dibattito. In America si tende a favorire politiche di sostegno ad alcuni settori, tipo l’auto, ma non solo l’auto. In Europa, l’opinione è diversa. Direi che, in questo caso, l’Europa ha più saggezza dell’America, perchè gli interventi di sostegno ad alcuni settori industriali sono pericolosi. Primo, perché – come si dice – viziano il mercato, cioè danno dei messaggi che non sono destinati a durare nel tempo. In secondo luogo, perché possono aggravare la situazione in altra maniera. E’ ovvio, ad esempio, che in questa fase di crisi non c’è bisogno di far aumentare il consumo di automobili alla gente perché gli incentivi, gli aiuti, vogliono dire questo ed è esattamente il contrario quello che si deve fare. Piuttosto bisogna rivedere i modelli di consumo, perché la crisi è figlia anche di un neoconsumismo contro il quale sono intervenuti il Pontefice precedente e quello attuale, continuamente. Quindi, se noi andiamo a sostenere il settore dell’auto, è come dire alla gente: 'Consumate più auto'. La stessa cosa in America è successa per la crisi del 'subprime': si diceva che tutti devono comprarsi una casa, anche quelli che non hanno effettuato i risparmi, e abbiamo visto quello che ha determinato. Allora, dobbiamo assicurare sostegni alla domanda effettiva delle famiglie per consentire loro di acquistare quei beni e servizi che si ritiene siano davvero importanti. Bisogna pensare che se i governi danno i soldi per l’automobile è perché li portano via dalla scuola, dall’educazione oppure dalla sanità. L’Unione Europea, giustamente, in questo momento insiste non sui sostegni per comprare più auto ma, ed esempio, per investire di più nell’educazione dei figli. Purtroppo, il modello sociale e civile americano tende troppo ad enfatizzare il lato dei consumi, ma la crisi americana è figlia proprio di un eccesso di consumismo nelle varie direzioni.







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