2008-11-22 12:21:13

Il Papa ai fedeli di Amalfi: sarà l'amore per gli ultimi il criterio del giudizio finale di Dio


La nostra salvezza personale e quella del mondo dipende dalla nostra libera decisione di accogliere la giustizia e l’amore di Dio: è quanto ha detto stamani Benedetto XVI incontrando nell’Aula Paolo VI in Vaticano oltre 3mila fedeli dell’arcidiocesi di Amalfi–Cava de’ Tirreni, guidati dall'arcivescovo Orazio Soricelli, giunti a Roma in pellegrinaggio con le reliquie del patrono Sant’Andrea, conservate sin dal secolo IV nella cripta della cattedrale cittadina. Il servizio di Sergio Centofanti.RealAudioMP3

Il Papa esorta i fedeli di Amalfi a intensificare "la preghiera per l'unità tra tutti i cristiani", ricorrendo "all'intercessione di Sant'Andrea" e "a riscoprire sempre più l'importanza e l'urgenza di testimoniare il Vangelo in ogni ambito della società". Quindi, alla vigilia della festa di Cristo Re, invita a rivolgere lo sguardo verso Gesù, Signore dell’universo, nostra speranza, “Pastore buono, pronto a prendersi cura delle sue pecore disperse, a radunarle per farle pascolare e poi riposare al sicuro”:

 
“Egli va in cerca con pazienza della pecora smarrita e cura quella malata (cfr Ez 34,11-12.15-17). Solo in Lui possiamo trovare quella pace che Egli ci ha acquistato a prezzo del suo sangue, prendendo su di sé i peccati del mondo e ottenendoci la riconciliazione”.

 
Cristo è Pastore buono e misericordioso ma anche Giudice giusto che nel giudizio finale separerà i buoni dai malvagi. Ma “decisivo è il criterio del giudizio”:

 
“Questo criterio è l’amore, la carità concreta nei confronti del prossimo, in particolare dei ‘piccoli’, delle persone in maggiore difficoltà: affamati, assetati, stranieri, nudi, malati, carcerati. Il re dichiara solennemente a tutti che ciò che hanno fatto, o non hanno fatto nei loro confronti, l’hanno fatto o non fatto a Lui stesso. Cioè Cristo si identifica con i suoi ‘fratelli più piccoli’, e il giudizio finale sarà il rendiconto di quanto è già avvenuto nella vita terrena”.

 
Ed “è questo ciò che interessa a Dio. A Lui – ha detto il Papa - non importa la regalità storica, ma vuole regnare nei cuori delle persone, e da lì sul mondo: Egli è re dell’universo intero, ma il punto critico, la zona dove il suo regno è a rischio, è il nostro cuore, perché lì Dio si incontra con la nostra libertà”:

 
“Noi, e solo noi, possiamo impedirgli di regnare su noi stessi, e quindi possiamo porre ostacolo alla sua regalità sul mondo: sulla famiglia, sulla società, sulla storia. Noi uomini e donne abbiamo la facoltà di scegliere con chi vogliamo allearci: se con Cristo e con i suoi angeli oppure con il diavolo e con i suoi adepti, per usare lo stesso linguaggio del Vangelo. Sta a noi decidere se praticare la giustizia o l’iniquità, se abbracciare l’amore e il perdono o la vendetta e l’odio omicida. Da questo dipende la nostra salvezza personale, ma anche la salvezza del mondo”.

 
“Ecco perché Gesù – ha concluso il Papa - vuole associarci alla sua regalità; ecco perchè ci invita a collaborare all’avvento del suo Regno di amore, di giustizia e di pace”:

 
“Sta a noi rispondergli, non con le parole, ma con i fatti: scegliendo la via dell’amore fattivo e generoso verso il prossimo, noi permettiamo a Lui di estendere la sua signoria nel tempo e nello spazio”.







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