I vescovi congolesi invitano i laici ad essere testimoni di speranza in politica
“Non scoraggiatevi di fronte alle difficoltà quotidiane, dite “no” alle ingiustizie,
a tutto ciò che attenta alla vita e alla dignità umana” e “che minaccia il matrimonio
basato sull’unione indissolubile dell’uomo e della donna”: è l’esortazione che la
Conferenza episcopale del Congo rivolge in un messaggio ai laici cattolici nell’anno
che ha voluto dedicare al beato Isidore Bakanja, nel centenario della morte. “Il coraggio
della fede con la quale affrontò … i supplizi … deve essere una chiamata sempre attuale
per noi cristiani cattolici della Repubblica Democratica del Congo - scrivono i vescovi
– ma occorre vivere il ‘martirio’ nella consistenza della vita quotidiana, donando
la propria vita per il Cristo a servizio dei propri fratelli”. Sarà un anno che proporrà
una tematica differente per ogni mese quello che la Conferenza episcopale congolese
ha indetto per ricordare il giovane martire nato intorno al 1885 a Bokendela. Battezzato
il 6 maggio del 1906, coltivò una speciale devozione per la Vergine Maria. Si guadagnava
da vivere in una piantagione di Ikili, ma gli venne proibito di cristianizzare i suoi
compagni di lavoro e il 22 aprile 1909 il suo sovrintendente, dopo avergli strappato
lo Scapolare del Carmine, che portava come espressione della propria fede cristiana,
lo fece fustigare duramente. A causa delle ferite riportate morì il 15 agosto dello
stesso anno, dopo aver perdonato il suo aggressore. E’ stato proclamato beato da Giovanni
Paolo II nel 1994. I vescovi del Congo, nel ricordarlo, esortano i cristiani a rispondere
più intensamente alla loro vocazione alla santità e alla missione della testimonianza,
per fedeltà agli impegni che scaturiscono dal battesimo. I presuli invitano inoltre
ad una partecipazione regolare ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia per
poter essere testimoni coraggiosi di Cristo in tutte le circostanze, poiché “la grande
sfida è … essere uomini e donne santi”, “di un’umanità vera e con una vita cristiana
piena”. Nel loro messaggio i vescovi lanciano poi un appello ad aver cura dei più
poveri e dei bambini, perché non finiscano in strada e venga assicurata loro l’istruzione,
“una società … più solidale … - affermano - suppone una politica con una giustizia
giusta, che garantisca i diritti di tutti e di ciascuno”. “Per servire e contribuire
alla costruzione di una società” libera e fraterna, i presuli raccomandano ai fedeli
laici di impegnarsi nella politica per essere presenza di speranza, per fare apostolato,
ricordando che “la Chiesa non cerca di sostituirsi allo Stato o ai governi” ma che
essa auspica che ciascuno valuti le proprie responsabilità mettendo al centro delle
scelte politiche l’uomo. Infine i vescovi esortano ad una “vita semplice e sobria,
tanto nell’avere che nell’essere”, poiché una “corsa sfrenata verso l’arricchimento
personale conduce spesso verso stili di vita esibizionistici che rendono ciechi” di
fronte agli indigenti. (A cura di Tiziana Campisi)