Contro la crisi, più regole e attenzione ai mercati offshore: è quanto si legge nella
nota della Santa Sede
“Per affrontare la crisi serve un nuovo patto finanziario internazionale”. E' quanto
si legge in una nota del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e approvata
dalla Segreteria di Stato, riguardo al tema della finanza e dello sviluppo, alla vigilia
della Conferenza promossa dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite a Doha. Il documento
chiede anche di rivedere il ruolo dei mercati offshore, che sono stati un’importante
cinghia di trasmissione della crisi. Alessandro Guarasci
I
Paesi ricchi si aprano a quelli più poveri. Solo così, secondo Giustizia e Pace, si
può uscire dalla crisi economica che sta attanagliando il mondo. “Occorre evitare
che si inneschi la catena del protezionismo reciproco; piuttosto si devono rafforzare
le pratiche di cooperazione in materia di trasparenza e di vigilanza sul sistema finanziario
– dice il documento - In particolare, è importante che il pur necessario confronto
politico fra i Paesi più ricchi non porti a soluzioni basate su accordi esclusivi,
ma rilanci uno spazio di cooperazione aperto e tendenzialmente inclusivo”. Il pontificio
Consiglio afferma che il sistema mondiale, in pratica, si basa su due paradossi: “Sono
i Paesi poveri a finanziare i Paesi ricchi, che ricevono risorse provenienti sia dalle
fughe di capitale privato, sia dalle decisioni governative di accantonare riserve
ufficiali sotto forma di attività finanziarie sicure collocate nei mercati finanziariamente
evoluti o nei mercati offshore”. E poi, “le rimesse degli emigrati comportano un afflusso
di risorse che, a livello macro, superano largamente i flussi di aiuto pubblico allo
sviluppo. È come dire che i poveri del Sud finanziano i ricchi del Nord e gli stessi
poveri del Sud devono emigrare e lavorare al Nord per sostenere le loro famiglie al
Sud”. Dunque, per risolvere la crisi, servono azioni concrete. E un passo fondamentale,
secondo Giustizia e Pace, è “considerare attentamente il ruolo, nascosto ma cruciale,
del sistema finanziario offshore” perché questi mercati sono stati un anello importante
nella trasmissione dell'attuale crisi finanziaria, ovvero: “fughe di capitali di proporzioni
gigantesche, flussi legali motivati da obiettivi di evasione fiscale e incanalati
anche attraverso la sovra/sottofatturazione dei flussi commerciali internazionali,
riciclaggio dei proventi di attività illegali”. Gli Stati devono fare la loro parte,
grazie alla trasparenza e alle regole, ma, dice il documento, anche i cittadini possono
fare molto, con “comportamenti responsabili in materia di consumo e investimento”.
Attenzione particolare poi al continente africano, perché bisogna essere “convinti
sostenitori della soluzione sussidiaria, che valorizzi le forme di risposta ai bisogni
che nascono dal di dentro della società africana”. Questo perché “i principi di sussidiarietà
e di solidarietà, tanto cari alla dottrina sociale della Chiesa, possono ispirare
un autentico sviluppo nel segno di un umanesimo integrale e solidale.