Ruinita a Guadalajara la Conferenza mondiale degli Istituti secolari
Quattro giorni di incontri e preghiera per riflettere sul ruolo degli Istituti secolari
nell'attuale panorama della Chiesa e del mondo. E' l'obiettivo della Conferenza mondiale
degli Istituti secolari in corso a Guadalajara, in Messico, fino a domani. Al microfono
di padre Josef Polak, responsabile della nostra redazione polacca, Marcella
Paolemili, delle Missionarie della Regalità di nostro Signore Gesù Cristo e segretaria
dell'organismo organizzatore, spiega in dettaglio le finalità della Conferenza:
R. - Riflettiamo
sul senso dei nostri Istituti nell’oggi della Chiesa e del mondo e poi rinnoveremo
il nostro gruppo dirigenti, perché questa è un’assemblea elettiva. E’ molto interessante
per noi questo confronto fra le diverse esperienze, le diverse culture, le diverse
tensioni missionarie che vengono interpretate all’interno dei vari Istituti e che
portano ad una riscoperta del senso della vocazione secolare nella Chiesa. D.
- La maggioranza degli Istituti secolari nel mondo sono femminili, come dimostra la
vostra assemblea composta per la maggior parte di consacrate. Ma ci sono nella vostra
assemblea anche delegati di Istituti maschili? R. - E’ vero
che in maggioranza sono femminili, però abbiamo una bella presenza anche degli altri. D.
- Secondo lei, qual è ora la vocazione per gli Istituti secolari nel mondo? R.
- La nostra vocazione, direi, è quella - io sono solita usare un’espressione un po’
forte, ma che mi sembra molto vera - di “profezia-martirio”. Profezia perché è quell’annuncio
di ciò che non è vissuto nel concreto, di ciò che è solo intuito, di ciò che è solo
assaporato nell’esperienza della salvezza. Martirio perché il nostro è un modo di
vivere questa fedeltà al Vangelo senza etichette, senza blasoni, senza bandiere. Quindi,
siamo molto nascosti, molto celati, molto invisibili e talvolta questo costa un po’. D.
– Provenite da tutti gli istituti secolari; che esperienza è? R.
– E’ un’esperienza molto interessante nella ricerca dell’espressione comune di quella
che è la nostra vita, nell’idioma, nella cultura, nei modi; ciascuno ha il proprio
e questo voler condividere, questo volersi riconoscere sul volto dell’altro, nell’esperienza
dell’altra è sufficientemente affascinante.