2008-11-21 16:14:03

Congo: arriveranno tremila nuovi "caschi blu"


Dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, è giunta ieri la decisione di aumentare temporaneamente di oltre tremila uomini gli effettivi della forza di "caschi blu" dispiegati nella Repubblica Democratica del Congo portandone il totale a circa 20 mila unità. Intanto, le truppe dei ribelli comandate da Laurent Nkunda hanno effettuato un parziale ritiro da alcune zone chiave in Nord Kivu. Ma come si è arrivati alla situazione di oggi e perché non si riesce a raggiungere una pace duratura? Lucas Duran lo ha chiesto a padre Elio Boscaini, missionario comboniano e profondo conoscitore del Congo ex Zaire:RealAudioMP3

R. - Bisogna ricordare che il Congo è uno dei Paesi più ricchi del pianeta di risorse naturali, specialmente minerarie - oro, diamanti, rame, cobalto, uranio, stagno - e anche di una lunga lista di minerali che hanno qualità fuori del comune. Il caso più noto, evidentemente, è quello del coltan, che è indispensabile nella costruzione di telefonini e che, nel Congo, è presente in quantità tali da costituire la riserva mondiale assoluta, quasi una specie di monopolio.

 
D. - Qual è il ruolo di Laurent Nkunda che dice di essere in Nord Kivu per difendere i tutsi?

 
R. - Non si deve dimenticare il genocidio in Rwanda del 1994. Nkunda dice di difendere gli interessi dei tutsi e lui, naturalmente, è un tutsi congolese. E’ sempre un po’ delicato questo discorso dell’etnia per l’Africa però, però aiuta a capire: non è, evidentemente, una questione etnica, è una questione, io credo, di ricchezza, una questione finanziaria, proprio per interessi. Questi interessi ci sono, sia da parte di Nkunda, chiaramente, sia dalla parte del governo congolese che vorrebbe finalmente poter utilizzare queste ricchezze.

 
D. - Quanto potrà incidere, in questa situazione, l’inviato speciale delle Nazioni Unite, l’ex presidente nigeriano, Obasanjo?

 
R. - Io sono felice di questa mediazione. Credo che la Nigeria, con il Sudafrica, abbia delle grandi responsabilità in Africa, quindi sono felice che questo generale - che conosce il mestiere della guerra, ma che è stato un presidente democratico della Nigeria - possa intervenire. Io mi auguro veramente che la sua mediazione possa portare ad un cessate-il-fuoco, innanzitutto - anche se questi cessate-il-fuoco si sono moltiplicati negli ultimi anni e non solo nel Kivu ma in altri Paesi dell’Africa, poi puntualmente delusi. Ad ogni modo, una mediazione mi sembra importante. Io sono uno di quelli che sperano che la comunità internazionale, attraverso una mediazione ONU e dell’Unione Africana, possa riuscire a mettere un po’ di pace in quella regione. Perché è il cuore dell’Africa e se il cuore dell’Africa è in guerra, potete immaginare il resto.







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