I vescovi del Nicaragua lanciano l’allarme per una ripresa della violenza
“Ci opponiamo a qualsiasi tipo di violenza da qualsiasi parte provenga, poiché la
Chiesa è la prima a volere la pace in Nicaragua”. Così, ricordando le parole di Papa
Giovanni Paolo II durante il suo primo viaggio nel 1983 nel Paese, ieri i vescovi
hanno reso pubblico un nuovo documento per condividere con i cattolici e con tutti
i nicaraguensi alcune importanti considerazioni sull’odierna crisi che vive la nazione
centroamericana. I dubbi sulla trasparenza del voto per le municipali dello scorso
9 novembre, la denuncia di molte irregolarità durante lo scrutinio, l’atteggiamento
dell’opposizione che ha chiesto l’annullamento del voto e le gravi violenze che si
sono registrate prima e dopo il ricorso alle urne, fanno dire ai vescovi che questa
situazione “fa rivivere le profonde ferite del passato che con tanta fatica e buona
volontà il nostro popolo stava superando”. I presuli ritengono “indispensabile far
ricorso a tutte le risorse costituzionali, giuridiche e democratiche che permettano
di trovare, nella verità e nella giustizia, una soluzione all’attuale crisi”. Durante
la conferenza stampa, mons. René Sándigo, vescovo di Juigalpa e segretario dell’Episcopato,
ha ricordato che dopo la consultazione dell’11 novembre scorso, i presuli avevano
chiesto il riconteggio a livello nazionale. Richiesta accolta solo in parte dal Tribunale
elettorale che si è limitato a ordinare una nuova conta solo per l’elezione del sindaco
della capitale. “Questa nostra preoccupazione per la violenza che mette a repentaglio
l’integrità delle persone e della vita - sottolineano i vescovi nicaraguensi - aumenta
la nostra angoscia di fronte alle sue conseguenze nell’ambito delle famiglie” in particolare
i presuli sottolineano il pericolo di nuovi “odi e risentimenti” nella popolazione
e danni psicologici fra i più giovani. Infine, condannano fermamente “l’utilizzo di
simboli e di linguaggi specifici della religiosità cattolica per fini di natura politica
che, per di più, sono contrari ai valori che rappresentano”. Il documento invita inoltre
per domenica prossima tutte le parrocchie del Paese a pregare per la pace organizzando,
in particolare, processioni o adorazione del Santissimo Sacramento. Intanto la tensione
politica non accenna a diminuire. Da un lato il Tribunale elettorale non sembra minimamente
intenzionato ad autorizzare un riconteggio a livello nazionale e perciò ha pubblicato
i dati finitivi che danno alle forze governative del “sandinismo” 101 municipi dei
146 in palio; dall’altro i partiti dell’opposizione, in particolare il Liberale costituzionalista
che si ritiene defraudato della vittoria, hanno chiesto ieri l’annullamento del voto
ed hanno formalizzato la richiesta per nuove consultazioni. Da parte sua il ministero
della Difesa ha diffuso un comunicato in cui afferma che le più alte autorità militari
sono “in seduta permanente”. Nella nota si condannano le azioni violente “perché creano
timore, insicurezza e danneggiano l’immagine del Paese” ed evidenziano il pericolo
di “fatti imprevedibili”. Le autorità lanciano infine un appello a tutte le persone
e ai raggruppamenti politici perché si rendano responsabili dell’ordine pubblico e
invitano a mantenere la calma e rispettare l’ordine giuridico vigente. Diversi governi
del continente americano hanno espresso molta preoccupazione per l’escalation della
crisi nicaraguense, soprattutto ora che le opposizioni non si accontentano più di
un riconteggio e chiedono nuove elezioni. Come la stessa Chiesa cattolica nicaraguense
teme, da più parti si lanciano moniti per una ripresa della violenza che già in passato,
durante gli anni della guerra interna tra sandinisti e anti-sandinisti, provocò migliaia
di morte e seminò lutti, odio e distruzione.(A cura di Luis Badilla)