2008-11-20 15:27:44

I vescovi del Nicaragua lanciano l’allarme per una ripresa della violenza


“Ci opponiamo a qualsiasi tipo di violenza da qualsiasi parte provenga, poiché la Chiesa è la prima a volere la pace in Nicaragua”. Così, ricordando le parole di Papa Giovanni Paolo II durante il suo primo viaggio nel 1983 nel Paese, ieri i vescovi hanno reso pubblico un nuovo documento per condividere con i cattolici e con tutti i nicaraguensi alcune importanti considerazioni sull’odierna crisi che vive la nazione centroamericana. I dubbi sulla trasparenza del voto per le municipali dello scorso 9 novembre, la denuncia di molte irregolarità durante lo scrutinio, l’atteggiamento dell’opposizione che ha chiesto l’annullamento del voto e le gravi violenze che si sono registrate prima e dopo il ricorso alle urne, fanno dire ai vescovi che questa situazione “fa rivivere le profonde ferite del passato che con tanta fatica e buona volontà il nostro popolo stava superando”. I presuli ritengono “indispensabile far ricorso a tutte le risorse costituzionali, giuridiche e democratiche che permettano di trovare, nella verità e nella giustizia, una soluzione all’attuale crisi”. Durante la conferenza stampa, mons. René Sándigo, vescovo di Juigalpa e segretario dell’Episcopato, ha ricordato che dopo la consultazione dell’11 novembre scorso, i presuli avevano chiesto il riconteggio a livello nazionale. Richiesta accolta solo in parte dal Tribunale elettorale che si è limitato a ordinare una nuova conta solo per l’elezione del sindaco della capitale. “Questa nostra preoccupazione per la violenza che mette a repentaglio l’integrità delle persone e della vita - sottolineano i vescovi nicaraguensi - aumenta la nostra angoscia di fronte alle sue conseguenze nell’ambito delle famiglie” in particolare i presuli sottolineano il pericolo di nuovi “odi e risentimenti” nella popolazione e danni psicologici fra i più giovani. Infine, condannano fermamente “l’utilizzo di simboli e di linguaggi specifici della religiosità cattolica per fini di natura politica che, per di più, sono contrari ai valori che rappresentano”. Il documento invita inoltre per domenica prossima tutte le parrocchie del Paese a pregare per la pace organizzando, in particolare, processioni o adorazione del Santissimo Sacramento. Intanto la tensione politica non accenna a diminuire. Da un lato il Tribunale elettorale non sembra minimamente intenzionato ad autorizzare un riconteggio a livello nazionale e perciò ha pubblicato i dati finitivi che danno alle forze governative del “sandinismo” 101 municipi dei 146 in palio; dall’altro i partiti dell’opposizione, in particolare il Liberale costituzionalista che si ritiene defraudato della vittoria, hanno chiesto ieri l’annullamento del voto ed hanno formalizzato la richiesta per nuove consultazioni. Da parte sua il ministero della Difesa ha diffuso un comunicato in cui afferma che le più alte autorità militari sono “in seduta permanente”. Nella nota si condannano le azioni violente “perché creano timore, insicurezza e danneggiano l’immagine del Paese” ed evidenziano il pericolo di “fatti imprevedibili”. Le autorità lanciano infine un appello a tutte le persone e ai raggruppamenti politici perché si rendano responsabili dell’ordine pubblico e invitano a mantenere la calma e rispettare l’ordine giuridico vigente. Diversi governi del continente americano hanno espresso molta preoccupazione per l’escalation della crisi nicaraguense, soprattutto ora che le opposizioni non si accontentano più di un riconteggio e chiedono nuove elezioni. Come la stessa Chiesa cattolica nicaraguense teme, da più parti si lanciano moniti per una ripresa della violenza che già in passato, durante gli anni della guerra interna tra sandinisti e anti-sandinisti, provocò migliaia di morte e seminò lutti, odio e distruzione.(A cura di Luis Badilla)







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