Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia
Si celebra oggi in tutto il mondo la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia
promossa dalle Nazioni Unite e dai suoi enti specializzati. La ricorrenza punta a
sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla necessità di tutelare i
minori da abusi, violenze e forme di discriminazione. In Italia, in occasione di questa
ricorrenza viene istituita la figura del garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza.
Sull’impegno della società a tutela dell’infanzia Stefano Leszczynski ha intervistato
il direttore generale di Unicef – Italia, Roberto Salvan:
R. – Questa
giornata, ovviamente, guarda ai diritti dei bambini e degli adolescenti in Italia
e ai diritti dei bambini e adolescenti nelle aree più povere del nostro pianeta, perché
l’Unicef ha questa responsabilità: parlare dei diritti dei bambini laddove sono negati
o parlare delle buone pratiche, per dire al mondo della politica e dell’associazionismo
cosa fare per far crescere delle nuove generazioni che abbiano piena consapevolezza
dei propri diritti.
D. – Per quanto riguarda i Paesi
in via di sviluppo, quali sono i punti che mette in evidenza l’Unicef?
R.
– In particolare, sono quelle zone dove ci sono conflitti. Quindi, ricordo quello
che sta accadendo in Congo, dove la popolazione infantile e adolescenziale, soprattutto,
è sconvolta da continue fughe dai propri villaggi. Ci sono delle situazioni ormai
dimenticate, come può essere il Darfur e tutto il Corno d’Africa, dove ancora una
volta i bambini pagano il prezzo più alto, anche dal punto di vista alimentare, perché
il costo, che è salito alle stelle, dei cereali ha messo in ginocchio molte comunità
africane che non riescono ad avere accesso al cibo e dipendono direttamente dall’aiuto
internazionale. Ma si fa fatica, perché i Paesi donatori ora stanno affrontando una
crisi finanziaria ed economica enorme e noi temiamo che poi alla fine la cooperazione
internazionale venga ridimensionata, per cui siano poi i Paesi del sud del mondo a
pagare ulteriormente il costo di certe emergenze.
D.
– E’ immaginabile insomma che la crisi spinga sempre più verso la manodopera a basso
costo. Questa per la maggior parte, purtroppo, è costituita da bambini. E’ un’aspettativa
alla quale ci si prepara a far fronte?
R. – La
crisi economica verrà certamente pagata dalle classi e dalle famiglie delle classi
più povere e da questo punto di vista i governi nazionali devono porre maggiore attenzione
e portare risorse per fare in modo che poi il prezzo ulteriore in termini di istruzione,
in termini di salute, in termini di protezione, non lo paghino un’altra volta i bambini.