2008-11-18 14:19:35

L'intervento del cardinale Scola alla plenaria del Pontificio Consiglio per i laici


La Chiesa vive la sua caratteristica dimensione secolare col coraggio semplice di essere Popolo di Dio che attraversa la storia. Lo ha detto il cardinale patriarca di Venezia, Angelo Scola, nel corso del suo intervento dal titolo: “La teologia del laicato alla luce dell'ecclesiologia di comunione: l'identità del fedele laico”, in occasione della XXIII Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per i laici, che si è conclusa domenica a Roma. Ci riferisce Benedetta Capelli:RealAudioMP3

 
“L'identità del fedele laico rispecchia la natura ellittica della Chiesa”. Parte da questo assunto la riflessione del cardinale Scola che precisa quali sono i due fuochi che la definiscono: “In relazione a Cristo e alla sua missione e in relazione al mondo, nel quale è immersa e a cui è continuamente inviata”. “Una polarità – aggiunge – che non altera l’unità e l’identità del mistero della Chiesa” che vive “la sua caratteristica dimensione secolare senza venir meno alla sua identità formale”. Riprendendo il discorso alla Curia Romana di Benedetto XVI, il 22 dicembre 2005, il patriarca di Venezia ricorda la definizione di Chiesa da parte del Papa:“Un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino”.

 
Pertanto “appare una strada privilegiata per riconoscere l’arricchimento della fede nella sua dimensione soggettiva – evidenzia il porporato - indicare i contenuti precisi della dimensione secolare della Chiesa e della specifica indole secolare dei fedeli laici”. Il cardinale Scola mette poi in guardia da “due visioni distorte del rapporto Chiesa-mondo”; la prima è definita di “cripto-diaspora” e riduce la fede ad una dimensione di persona, rinunciando ad “assumere fino in fondo il rapporto col mondo come uno dei fuochi dell'ellisse della Chiesa”. L’altra è la visione che riduce la fede cristiana a religione civile o a “mero cemento etico” e che fa del rapporto con il mondo “il centro dell’identità della Chiesa perdendo irrimediabilmente di vista l'originario fuoco cristologico”.

 
“Per evitare questi due rischi – precisa il porporato - occorre pensare in modo conveniente la dimensione secolare della Chiesa e l'indole secolare propria dei fedeli laici”. Così, il cardinale Scola ricorda che “la Chiesa vive la sua caratteristica dimensione secolare col coraggio semplice di essere Popolo di Dio che attraversa la storia, tutta la storia, testimoniando la bellezza dell'evento integrale di Gesù Cristo che, nella forma della comunione, ci apre alla salvezza eterna donandoci come caparra il centuplo quaggiù”.

 
In questa direzione il patriarca di Venezia evidenzia “la necessità di vivere e annunciare i misteri cristiani in tutte le loro implicazioni”. Misteri cristiani che rappresentano “il fondamento vivificante di tutto il reale – in ultima analisi la Santissima Trinità – che si comunica alla nostra libertà finita”. “In termini concreti – semplifica il porporato citando ancora l’allora cardinale Ratzinger - quando la fede dice all'uomo chi egli è e come deve incominciare a essere uomo, la fede crea cultura. La fede è essa stessa cultura”. E’ dunque “la comunità cristiana come tale ad annunciare integralmente i misteri della fede – conclude - giungendo fino alle loro implicazioni antropologiche, sociali e cosmologiche”.







All the contents on this site are copyrighted ©.