2008-11-18 13:58:16

Il Papa chiede di pregare per le comunità cristiane dell’Asia perché sappiano trovare i modi per annunciare Cristo nel continente


Per il mese di novembre, Benedetto XVI chiede ai fedeli di pregare per la Chiesa in Asia. In particolare, l’intenzione di preghiera per questo mese afferma: “Perché le comunità cristiane dell'Asia, contemplando il volto di Cristo, sappiano trovare le vie più consone per annunciarLo alle popolazioni di quel vasto continente, ricco di cultura e di antiche forme di spiritualità, nella piena fedeltà al Vangelo”. Un’intenzione su cui si sofferma padre Piero Gheddo, missionario del Pime, profondo conoscitore del continente asiatico, intervistato da Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

R. - In altri continenti come l’Africa, la Chiesa ha annunciato Cristo in un modo molto semplice, anche perché l’Africa non aveva delle culture antiche organizzate, non aveva religioni organizzate. In Asia, si pone invece il problema di annunciare Cristo in modo che gli appartenenti a queste culture antiche possano intendere bene il messaggio. E quindi ci sono vari problemi. Dice bene il Papa nell’intenzione di preghiera: “Contemplando il volto di Cristo”, perché le religioni asiatiche, soprattutto l’induismo, il buddismo e anche l’islam nella sua espressione del sufismo, hanno questa caratteristica di dare un grande spazio alla contemplazione, al misticismo. Nell’annunzio del Vangelo, perciò, dobbiamo innanzitutto, in Asia, dare l’immagine di una Chiesa che adora, una Chiesa che contempla, che prega. In Asia c’è stata soprattutto una Chiesa che ha esercitato un’opera sociale di accompagnamento allo sviluppo del popolo. Questo va molto bene: abbiamo offerto un’immagine del contenuto essenziale del Cristianesimo che è la carità. Oggi, però, nell’evoluzione dell’Asia, questi popoli vanno verso religioni che hanno come caratteristica soprattutto il mondo soprannaturale, la contemplazione. C’è dunque una questione di adattamento anche della teologia e del modo di vivere del cristianesimo che pone dei problemi alle Chiese asiatiche e per questo dobbiamo pregare, perché il Signore le illumini e le fortifichi.

 
D. – Quale, oggi, secondo lei, è la più grande sfida nell’evangelizzazione in Asia, pur considerando, ovviamente, le differenze, anche profonde, da uno Stato all’altro?

 
R. – La più grande sfida, immediata, è quella delle persecuzioni. E’ inutile nasconderselo: in Asia, un po’ a causa dei regimi comunisti, Nord Corea, Cina, Vietnam, Laos… un po’ per gli Stati musulmani, Pakistan, Iran, Malaysia, Indonesia, ecc. e un po’ per la rinascita delle culture, le religioni locali come l’India con l’induismo, c’è il grande problema di avere la libertà religiosa. Una libertà che in Asia c’è solo in alcuni Paesi ma non in tanti. Quasi ovunque, io ho girato l’Asia parecchie volte, si trovano situazioni, non dico sempre di persecuzione, ma certamente di ostacolo alla fede.

 
D. – Eppure questi testimoni, proprio come i martiri alle origini del cristianesimo, sono semi che danno molto frutto, lo vediamo anche in queste terre…

 
R. – Certamente i martiri portano frutto, il cristianesimo nasce dal sangue di Gesù, dal sangue degli Apostoli e dei martiri, non c’è dubbio. Pero, in questo momento preciso, la Chiesa combatte soprattutto per questo: per ottenere la libertà religiosa.

 
D. – Quindi, per concludere e riassumere: la libertà religiosa è fondamentale...

 
R. – Oggi, il primo problema delle Chiese dell’Asia è la libertà religiosa. Poi, il secondo problema è fortificare l’aspetto contemplativo del cristianesimo.







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