2008-11-18 14:02:59

I monasteri nel mondo, tra difficoltà e nuova fioritura. Il cardinale Rodé: evitare il pericolo dell'attivismo


I monasteri sono i luoghi nei quali ci si esercita nell’“arte spirituale”, dove anche i religiosi e le religiose ritemprano le proprie forze per poi rilanciarsi nella loro missione. E’ uno dei pensieri con i quali il cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica è intervenuto oggi all’inaugurazione della plenaria convocata dal suo dicastero e dedicata, secondo la linea espressa dal titolo, alla vita monastica e al “suo significato nella Chiesa e nel mondo di oggi”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Il cardinale Rodé ha riconosciuto all’inizio del suo intervento che la vita monastica attraversa oggi “un’ora di grande difficoltà, un’ora non di decadenza spirituale, ma di povertà e di debolezza”, con comunità “che si avviano dolorosamente verso una diminuzione e anche una fine”. Tuttavia, ha affermato, proprio per la loro capacità di forte attrazione verso le cose dello spirito, le comunità monastiche conservano una grande responsabilità e da esse la Chiesa attende “una testimonianza limpida e forte della presenza di Dio e della sua vicinanza che è amore per ogni essere umano”. Il cardinale prefetto ha sviluppato in tre punti la sua riflessione: vivere il celibato e la vita comune in modo radicale, guardarsi dal pericolo dell’attivismo, prestare attenzione alla formazione per ritrovare una teologia sapienziale. Riguardo al pericolo dell’attivismo, il cardinale Rodé ha stigmatizzato un “grande rischio” dell’attuale vita monastica: quello, ha rilevato, “di una certa febbre della missione, di una tentazione di visibilità e sovraesposizione, magari animate dalle migliori intenzioni, ma pericolose – ha osservato - per quella gratuità e quella semplicità che è autentico stile cristiano e che aiuta a comprendere la ‘follia della croce’ assunta da chi nulla antepone all’amore di Cristo”. Dunque, ha concluso, nonostante le difficoltà se il monachesimo “resta fedele” alla sua vocazione di “cercare Dio in Cristo Gesù”, può “giungere a far sgorgare dalla vita la celebrazione, in modo che la fede celebrata sia forza alla trasmissione della fede e la fede vissuta sia traccia di umanizzazione e di cultura autentica”.

 
Secondo le stime ufficiali più aggiornate, oggi la presenza dei monaci nel tessuto ecclesiale parla si oltre 12.800 monaci residenti in 905 monasteri. In media, le comunità maschili sono composte in media da 15 religiosi, prevalentemente collocate in ambiente cittadino, con un coinvolgimento nell’attività pastorale della Chiesa locale. Le monache sono circa 48.500, distribuite in 3520 monasteri, due terzi dei quali situati in Europa. La tendenza è ad un calo vocazionale, specie nel Vecchio Continente, anche se, spiega una nota, “vi sono realtà ecclesiali in Asia, Africa ed anche in parte America Latina nella quali la vita monastica femminile fiorisce: vi sono vocazioni, le comunità crescono, si aprono nuove fondazioni”. Una crescita che, secondo quanto sottolineato dallo stesso cardinale Rodé, interroga le comunità sull’accoglienza e la formazione dei ragazzi e delle ragazze che ancora oggi “desiderano vivere una vita conforme a quella di Gesù e nulla preferire all’amore di Cristo”.







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