Africa, continente agli onori della cronaca solo per le guerre, la fame, la povertà,
terra dimenticata sotto molti aspetti e soggetta a stereotipi che ne nascondono
la ricchezza e la vitalità. A questo è stato dedicato un seminario svoltosi nei giorni
scorsi a Firenze e rivolto ai giornalisti e operatori sociali perché l’informazione
sull’Africa possa essere sempre più vera e corretta. Tra i relatori Liliane Mugombozi
una giornalista congolese, cui abbiamo chiesto un parere sulla lettura dell’Africa
di oggi. L’Intervista è di Gabriella Ceraso.
R. – I
media non mettono tanto in luce le cose buone e valide che si fanno in Africa. Tante
volte le notizie che vengono pubblicate sul continente non aiutano ad andare avanti.
In Congo, per esempio, appena scoppia una tragedia tutti ne parlano. Allora, rimane
che l’Africa è solo questo. E’ vero si soffre, ma si gioisce anche, e si cerca di
costruire un futuro migliore.
D. – Mi pare di capire
che i mass media possono fare qualcosa per il futuro dell’Africa...
R.
– I media possono favorire gli incontri delle culture, dei popoli, ma che siano incontri
veri, di comunione, dove una persona si sente valorizzata per quello che è. Poi, su
questo, si costruisce. Questo avviene, quando si crede nell’uomo.
D.
– A proposito di Congo, che è la tua terra, che cosa provi? Ti sei fatta un’idea delle
responsabilità?
R. – Prima di tutto è un dolore enorme.
Io ci sono cresciuta e siamo tutti responsabili. Oggi nessun popolo può dire: “quello
non mi riguarda”; bisogna giungere ad un embargo totale della vendita delle armi.
Ci sono stati poi tanti accordi e occorre che la comunità internazionale si mobiliti,
perché siano tutti attuati, e occorre aiutare la società civile a promuovere la riconciliazione
delle parti, perché si giunga alla pace.
D. – L’Onu,
l’Unione Europea e l’Unione Africana possono fare di più?
R.
– Secondo me, questa è la prova e la riprova che le organizzazioni, per quanto grandi
siano, hanno bisogno di una maggiore cooperazione. Bisogna ripensare, ridefinire le
modalità e ci vuole la collaborazione di tutti.
D.
– Spesso anche per i governanti africani ci sono aspre critiche...
R.
– E’ vero; prima di tutto vorrei dire che bisogna riconoscere gli sforzi che si sono
fatti. In tanti Stati, dopo 30, 40 anni di indipendenza, solo adesso sono state fatte
elezioni democratiche. Ovviamente sono democrazie che si stanno introducendo adesso
timidamente, ma ci sono. Riguardo alle critiche, tutti abbiamo le nostre responsabilità,
quindi anche i governi africani: la comunità internazionale e anche le società civili
devono fare pressione, perché facciano il loro dovere.
D.
– A marzo il Papa sarà in Camerun e in Angola. In ottobre 2009, poi, ci sarà un Sinodo
dedicato all’Africa. Quali sono le tue speranze?
R.
– L’Africa è veramente esuberante. La Chiesa africana è molto viva, quindi è una gioia
per tutti ed una speranza vera, perché oltre ad essere un pastore, il Papa è anche
una figura morale molto forte. Quindi, crediamo proprio che sarà una svolta.