Congo: l'accordo sul cessate il fuoco non ferma gli scontri in Nord Kivu
Non si fermano i combattimenti in Nord Kivu, la provincia della Repubblica Democratica
del Congo nella quale, da agosto, si stanno confrontando i militari di Kinshasa e
i ribelli guidati dal generale Nkunda. Nonostante le violenze sul terreno, prosegue
la mediazione dell’inviato dell’Onu, Olusegun Obasanjo, che, dopo aver incontrato
il presidente congolese Kabila, ha concluso un accordo di massima con il leader ribelle
Nkunda. Il punto nel servizio di Marco Guerra:
La sospensione
immediata delle ostilità, l'apertura d'un corridoio umanitario e la creazione di un
organismo tripartito tra ribelli governo e Nazioni Unite per vigilare sul rispetto
della tregua. Sono queste le tre condizioni dettate dall’intesa di massima annunciata,
ieri dal leader delle milizie del Congresso nazionale per la liberazione del popolo
(Cndp), Laurent Nkunda e dall’inviato dell'Onu per il Congo ed ex presidente della
Nigeria, Olusegun Obasanjo, al margine di un lungo incontro tenutosi a Jomba, località
a nord di Goma. Il generale dei ribelli tutsi, che tengono sotto scacco il Nord Kivu,
ha quindi espresso la volontà di contattare la contro parte per arrivare ad un accordo
di pace. Ma gli sviluppi sul piano diplomatico non hanno determinato nessuna distensione
tra le parti in conflitto. Nelle ultime 24 ore, i ribelli e le truppe governative
hanno continuato ad affrontarsi a colpi di razzi e di mortaio. Secondo il portavoce
militare della missione Onu, Monuc, è in atto in offensiva delle truppe di Nkunda
che si apprestano ad entrare nella città di Kanyabayonga. Tuttavia, non si ferma neanche
il lavoro dei mediatori internazionali. Oggi l’inviato dell’Onu Obasanjo si trova
in Rwanda (considerato il principale sostenitore di Nkunda) per coinvolgere Kigali
in nuovi negoziati, mentre il ministro degli Esteri congolese, ha confermato che Kinshasa
è disposta a ospitare osservatori del Ruwanda per constatare gli sforzi compiuti contro
i gruppi armati rwandesi fuggiti oltre confine.
Economia:
Giappone in recessione Dopo Germania e Italia, anche il Giappone è entrato
in recessione tecnica. Nel terzo trimestre dell'anno, infatti, il Prodotto interno
lordo della seconda economia del mondo ha registrato una flessione dello 0,4%, rispetto
allo stesso trimestre dell'anno precedente. Secondo gli analisti, a causare quella
che è la prima recessione dal 2001 ha contribuito soprattutto il taglio delle spese
e degli investimenti da parte delle imprese, che si misurano con lo yen forte nei
confronti del dollaro e dell'euro e con l'economia mondiale, a partire da quella degli
Stati Uniti, in difficoltà. Nonostante i dati negativi sul Pil, oggi la Borsa di Tokyo
ha chiuso in rialzo dello 0,71% al termine di una seduta altamente volatile. Andamento
al ribasso invece per la maggior parte delle altre Borse mondiali.
Francia
– Arresto capo militare dell’Eta Arrestato nella notte in Francia il presunto
capo militare dell’Eta, l’organizzazione separatista basca. A darne notizia, attraverso
un comunicato, il ministro dell’Interno di Parigi senza tuttavia precisare le circostanze
dell’arresto. L’uomo è sospettato di essere l’autore dell’omicidio di due poliziotti
francesi, avvenuto a Capbreton il primo dicembre dell’anno scorso e dell’attentato,
nel dicembre 2006, all'aeroporto madrileno di Barajas, in cui morirono due cittadini
ecuadoregni. Grande la soddisfazione espressa dal presidente francese, Nicolas Sarkozy,
secondo il quale l'arresto del presunto capo dell'apparato militare dell’ETA prova
“l'eccellente collaborazione tra Francia e Spagna nella lotta contro il terrorismo
basco”.
Afghanistan “Se il capo spirituale dei talebani, mullah Omar,
vuole trattare la pace, il governo afghano gli garantirà protezione”: così, il presidente
afgano, Hamid Karzai, che di fronte alle all’aggravarsi delle violenze, offre di nuovo
la sua disponibilità a negoziare una tregua con il leader dei miliziani integralisti.
Dal conto loro, i talebani hanno fatto sapere che stanno preparando una risposta all’offerta
di pace di Karzai. Sul terreno intanto non si fermano gli attacchi della guerriglia:
due poliziotti e un passante sono morti in un attentato suicida contro la sede del
governo distrettuale della provincia di Kandahar, nel sud del Paese.
Medio
Oriente Resta alta la tensione nei Territori tra Israele e la Striscia di Gaza.
Almeno sette razzi sono stati sparati oggi da Gaza in direzione di insediamenti ebraici
nel Neghev occidentale. Ancora non è noto se vi siano vittime o danni. I missili sono
nei campi del consiglio regionale Eshkol e la popolazione resta nei rifugi, nel timore
di nuovi bombardamenti. Intanto, continua la chiusura dei valichi di transito con
Israele. Tuttavia, secondo fonti militari israeliane, 30 camion con generi di prima
necessità sono entrati stamani nella Striscia. Ieri, diversi esponenti del governo
dello Stato ebraico hanno lanciato dure accuse contro Hamas per aver violato, venerdì
scorso, la tregua siglata a giugno tra le due parti.
Cina Trentaquattro
minatori sono rimasti intrappolati, a causa di un allagamento, all'interno di una
miniera di carbone situata nella provincia di Henan, nella Cina centrale. Secondo
fonti giornalistiche locali sono in tutto 42 le persone che lavoravano nell’impianto
di estrazione: otto di loro, precisa l'agenzia, sono state tratte in salvo e riportate
in superficie.
Filippine Ancora un omicidio di un giornalista nel
Mindanao, la turbolenta zona meridionale delle Filippine. E’ il quarto dall’inizio
dell’anno e il 59.mo dall’inizio del 2001. La vittima è Areteo Padrigao, giornalista
radiofonico, ucciso a colpi d’arma da fuoco. Per la polizia tuttavia non è al momento
possibile collegare l'omicidio con il lavoro giornalistico della vittima. Varie organizzazioni
internazionali, compreso il Comitato per la protezione dei giornalisti con sede a
New York, continuano a considerare il Paese asiatico tra i più pericolosi al mondo
per chi svolge attività giornalistica.
Indonesia: terremoto Almeno
due persone sono rimaste uccise ed altre 40 ferite in seguito alla scossa sismica
di magnitudo 7,7 gradi della scala Richter che ha colpito l'isola indonesiana di Sulawesi.
L'epicentro della scossa è stato localizzato circa 138 chilometri al largo della città
di Gorontalo ad una profondità di dieci chilometri. Dopo una seconda scossa, il centro
di allerta per gli tsunami del Pacifico, con base alle Hawaii, ha lanciato l'allarme
per una zona di 1.000 chilometri intorno all'epicentro e molti abitanti delle regioni
costiere si sono immediatamente spostati nell'entroterra e su terreni più alti. Lo
stato di allerta è stato fortunatamente revocato in tempi brevi, ma sulla terraferma
si hanno notizie di edifici crollati. Le informazioni, rivelano le autorità indonesiane,
sono ancora frammentarie e si teme che il bilancio delle vittime e dei danni possa
essere ben peggiore.
Lampedusa: sbarchi immigrati Un barcone con
oltre 160 persone, tra cui 17 minori e 4 donne, è giunto ieri pomeriggio nel porto
dell’isola di Lampedusa. Dopo essere stati raggiunti dalle forze dell’ordine mentre
cercavano di scappare, gli immigrati sono stati condotti nel centro di prima accoglienza
di Lampedusa, dove attualmente si trovano 1.200 migranti. Secondo gli investigatori,
però, all'appello mancherebbero altri extracomunitari, riusciti a far perdere le proprie
tracce sull'isola subito dopo lo sbarco. (Panoramica internazionale a cura di Marco
Guerra)
Bollettino del Radiogiornale
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