2008-11-17 15:13:13

Congo: l'accordo sul cessate il fuoco non ferma gli scontri in Nord Kivu


Non si fermano i combattimenti in Nord Kivu, la provincia della Repubblica Democratica del Congo nella quale, da agosto, si stanno confrontando i militari di Kinshasa e i ribelli guidati dal generale Nkunda. Nonostante le violenze sul terreno, prosegue la mediazione dell’inviato dell’Onu, Olusegun Obasanjo, che, dopo aver incontrato il presidente congolese Kabila, ha concluso un accordo di massima con il leader ribelle Nkunda. Il punto nel servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

La sospensione immediata delle ostilità, l'apertura d'un corridoio umanitario e la creazione di un organismo tripartito tra ribelli governo e Nazioni Unite per vigilare sul rispetto della tregua. Sono queste le tre condizioni dettate dall’intesa di massima annunciata, ieri dal leader delle milizie del Congresso nazionale per la liberazione del popolo (Cndp), Laurent Nkunda e dall’inviato dell'Onu per il Congo ed ex presidente della Nigeria, Olusegun Obasanjo, al margine di un lungo incontro tenutosi a Jomba, località a nord di Goma. Il generale dei ribelli tutsi, che tengono sotto scacco il Nord Kivu, ha quindi espresso la volontà di contattare la contro parte per arrivare ad un accordo di pace. Ma gli sviluppi sul piano diplomatico non hanno determinato nessuna distensione tra le parti in conflitto. Nelle ultime 24 ore, i ribelli e le truppe governative hanno continuato ad affrontarsi a colpi di razzi e di mortaio. Secondo il portavoce militare della missione Onu, Monuc, è in atto in offensiva delle truppe di Nkunda che si apprestano ad entrare nella città di Kanyabayonga. Tuttavia, non si ferma neanche il lavoro dei mediatori internazionali. Oggi l’inviato dell’Onu Obasanjo si trova in Rwanda (considerato il principale sostenitore di Nkunda) per coinvolgere Kigali in nuovi negoziati, mentre il ministro degli Esteri congolese, ha confermato che Kinshasa è disposta a ospitare osservatori del Ruwanda per constatare gli sforzi compiuti contro i gruppi armati rwandesi fuggiti oltre confine.

 
Economia: Giappone in recessione
Dopo Germania e Italia, anche il Giappone è entrato in recessione tecnica. Nel terzo trimestre dell'anno, infatti, il Prodotto interno lordo della seconda economia del mondo ha registrato una flessione dello 0,4%, rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente. Secondo gli analisti, a causare quella che è la prima recessione dal 2001 ha contribuito soprattutto il taglio delle spese e degli investimenti da parte delle imprese, che si misurano con lo yen forte nei confronti del dollaro e dell'euro e con l'economia mondiale, a partire da quella degli Stati Uniti, in difficoltà. Nonostante i dati negativi sul Pil, oggi la Borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo dello 0,71% al termine di una seduta altamente volatile. Andamento al ribasso invece per la maggior parte delle altre Borse mondiali.

Francia – Arresto capo militare dell’Eta
Arrestato nella notte in Francia il presunto capo militare dell’Eta, l’organizzazione separatista basca. A darne notizia, attraverso un comunicato, il ministro dell’Interno di Parigi senza tuttavia precisare le circostanze dell’arresto. L’uomo è sospettato di essere l’autore dell’omicidio di due poliziotti francesi, avvenuto a Capbreton il primo dicembre dell’anno scorso e dell’attentato, nel dicembre 2006, all'aeroporto madrileno di Barajas, in cui morirono due cittadini ecuadoregni. Grande la soddisfazione espressa dal presidente francese, Nicolas Sarkozy, secondo il quale l'arresto del presunto capo dell'apparato militare dell’ETA prova “l'eccellente collaborazione tra Francia e Spagna nella lotta contro il terrorismo basco”.

Afghanistan
“Se il capo spirituale dei talebani, mullah Omar, vuole trattare la pace, il governo afghano gli garantirà protezione”: così, il presidente afgano, Hamid Karzai, che di fronte alle all’aggravarsi delle violenze, offre di nuovo la sua disponibilità a negoziare una tregua con il leader dei miliziani integralisti. Dal conto loro, i talebani hanno fatto sapere che stanno preparando una risposta all’offerta di pace di Karzai. Sul terreno intanto non si fermano gli attacchi della guerriglia: due poliziotti e un passante sono morti in un attentato suicida contro la sede del governo distrettuale della provincia di Kandahar, nel sud del Paese.

Medio Oriente
Resta alta la tensione nei Territori tra Israele e la Striscia di Gaza. Almeno sette razzi sono stati sparati oggi da Gaza in direzione di insediamenti ebraici nel Neghev occidentale. Ancora non è noto se vi siano vittime o danni. I missili sono nei campi del consiglio regionale Eshkol e la popolazione resta nei rifugi, nel timore di nuovi bombardamenti. Intanto, continua la chiusura dei valichi di transito con Israele. Tuttavia, secondo fonti militari israeliane, 30 camion con generi di prima necessità sono entrati stamani nella Striscia. Ieri, diversi esponenti del governo dello Stato ebraico hanno lanciato dure accuse contro Hamas per aver violato, venerdì scorso, la tregua siglata a giugno tra le due parti.

Cina
Trentaquattro minatori sono rimasti intrappolati, a causa di un allagamento, all'interno di una miniera di carbone situata nella provincia di Henan, nella Cina centrale. Secondo fonti giornalistiche locali sono in tutto 42 le persone che lavoravano nell’impianto di estrazione: otto di loro, precisa l'agenzia, sono state tratte in salvo e riportate in superficie.

Filippine
Ancora un omicidio di un giornalista nel Mindanao, la turbolenta zona meridionale delle Filippine. E’ il quarto dall’inizio dell’anno e il 59.mo dall’inizio del 2001. La vittima è Areteo Padrigao, giornalista radiofonico, ucciso a colpi d’arma da fuoco. Per la polizia tuttavia non è al momento possibile collegare l'omicidio con il lavoro giornalistico della vittima. Varie organizzazioni internazionali, compreso il Comitato per la protezione dei giornalisti con sede a New York, continuano a considerare il Paese asiatico tra i più pericolosi al mondo per chi svolge attività giornalistica.

Indonesia: terremoto
Almeno due persone sono rimaste uccise ed altre 40 ferite in seguito alla scossa sismica di magnitudo 7,7 gradi della scala Richter che ha colpito l'isola indonesiana di Sulawesi. L'epicentro della scossa è stato localizzato circa 138 chilometri al largo della città di Gorontalo ad una profondità di dieci chilometri. Dopo una seconda scossa, il centro di allerta per gli tsunami del Pacifico, con base alle Hawaii, ha lanciato l'allarme per una zona di 1.000 chilometri intorno all'epicentro e molti abitanti delle regioni costiere si sono immediatamente spostati nell'entroterra e su terreni più alti. Lo stato di allerta è stato fortunatamente revocato in tempi brevi, ma sulla terraferma si hanno notizie di edifici crollati. Le informazioni, rivelano le autorità indonesiane, sono ancora frammentarie e si teme che il bilancio delle vittime e dei danni possa essere ben peggiore.

Lampedusa: sbarchi immigrati
Un barcone con oltre 160 persone, tra cui 17 minori e 4 donne, è giunto ieri pomeriggio nel porto dell’isola di Lampedusa. Dopo essere stati raggiunti dalle forze dell’ordine mentre cercavano di scappare, gli immigrati sono stati condotti nel centro di prima accoglienza di Lampedusa, dove attualmente si trovano 1.200 migranti. Secondo gli investigatori, però, all'appello mancherebbero altri extracomunitari, riusciti a far perdere le proprie tracce sull'isola subito dopo lo sbarco. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
 

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 322

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