Benedetto XVI all'Angelus: diffondere i doni di Cristo, senza soffocarli con pregiudizi
o inerzia. Il Papa prega per le vittime della strada
La Parabola dei “talenti” insegna ai cristiani ad essere attivi e intraprendenti nel
testimoniare nel mondo i doni di Dio e non a seppellirli sotto pregiudizi “che paralizzano
la fede e le opere”. E’ la riflessione che Benedetto XVI ha sviluppato all’Angelus
di oggi in Piazza San Pietro. Il Papa ha anche ricordato l’inizio del Tempo d’Avvento
che cade oggi nell’arcidiocesi di Milano dove, sempre oggi, entra in vigore anche
il Nuovo Lezionario Ambrosiano, salutato da Benedetto XVI come un segno della Parola
di Dio che salva “l’umanità di tutti i tempi”. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Nella penultima
domenica del Tempo ordinario, prima dell’inizio dell’Avvento, il Vangelo presenta
Gesù che si sofferma con i suoi discepoli con una delle sue parabole più celebri:
quella dei “talenti”. Moneta romana di grande valore, nel comune sentire il talento,
ha osservato il Papa, diventa “sinonimo di dote personale, che ciascuno è chiamato
a far fruttificare”. Ma non si tratta solo di “trafficare” una qualità naturale. Gesù,
ha affermato Benedetto XVI, intende il talento in modo più ampio, comprendendo cioè
quelle “ricchezze” da lui lasciateci “in eredità: il Vangelo, il Battesimo, la preghiera
del “Padre nostro”, l’Eucaristia, il suo perdono. In una parola, ha soggiunto il Papa,
il “tesoro” affidato da Gesù ai suoi amici” è lui stesso, il Regno di Dio realizzato:
“La parabola odierna insiste sull’atteggiamento interiore
con cui accogliere e valorizzare questo dono. L’atteggiamento sbagliato è quello della
paura: il servo che ha paura del suo padrone e ne teme il ritorno, nasconde la moneta
sotto terra ed essa non produce alcun frutto. Questo accade, per esempio, a chi avendo
ricevuto il Battesimo, la Comunione, la Cresima seppellisce poi tali doni sotto una
coltre di pregiudizi, sotto una falsa immagine di Dio che paralizza la fede e le opere,
così da tradire le attese del Signore”. L’esempio positivo
viene invece dai discepoli, che non hanno occultato i talenti dietro il velo della
paura o della gelosia ma, ha sottolineato il Papa, hanno fatto fruttificare questo
dono “condividendolo, partecipandolo”, proprio perché - ha ribadito - il tesoro lasciato
da Gesù “è fatto per essere speso, investito, condiviso con tutti”: “L’insegnamento
evangelico, che oggi la liturgia ci offre, ha inciso anche sul piano storico-sociale,
promuovendo nelle popolazioni cristiane una mentalità attiva e intraprendente. Ma
il messaggio centrale riguarda lo spirito di responsabilità con cui accogliere il
Regno di Dio: responsabilità verso Dio e verso l’umanità”. Benedetto
XVI, che ha salutato la folla raccolta sotto la sua finestra in sei lingue, ha voluto
ricordare in particolare due avvenimenti. La Giornata pro Orantibus, del 21 novembre
prossimo, dedicata alle comunità di clausura, per le quali il Pontefice ha implorato
nuove vocazioni e un impegno a “sostenere i monasteri nelle necessità materiali”.
Quindi, l’inizio dell’Avvento dell’arcidiocesi di Milano, nella quale da oggi entra
in uso il Nuovo lezionario Ambrosiano, che il cardinale arcivescovo della città, Dionigi
Tettamanzi, aveva presentato nei giorni scorsi a Benedetto XVI. Il quale ha commentato: “E’
significativo che ciò avvenga all’indomani dell’Assemblea del Sinodo dei Vescovi dedicata
alla Parola di Dio. Possa la Chiesa Ambrosiana, nutrita con sapienza e abbondanza
delle Sacre Scritture, camminare sempre nella verità e nella carità e rendere valida
testimonianza a Cristo, Parola di salvezza per l’umanità di tutti i tempi”. In
coincidenza, poi, con la Giornata della sicurezza stradale, il Papa ha levato in lingua
inglese una preghiera per le vittime degli incidenti stradali e le loro famiglie.
"Il nostro comportamento sulle strade - ha detto - deve essere caratterizzato da responsabilita',
considerazione e rispetto per gli altri".