“Lasciate che non muoia”: l’accorato appello delle Suore Misericordine che da 14
anni si prendono cura di Eluana Englaro
In Italia, è sempre in primo piano, nei diversi ambiti della società civile e della
politica, il dibattito sulla vicenda di Eluana Englaro, la donna in coma da 17 anni,
per la quale, dopo la sentenza della Corte di Cassazione, si avvicina il momento dell’interruzione
dell’alimentazione e dell’idratazione. Ieri, il ministro della Giustizia, Angelino
Alfano, ha esortato il Parlamento a riempire il vuoto normativo messo in luce dalla
vicenda. Intanto, si moltiplicano le iniziative delle parrocchie e dei movimenti ecclesiali
in favore della vita e della dignità del malato. L’Azione Cattolica ha indetto per
oggi una giornata di preghiera per Eluana. Dal canto loro, le Suore Misericordine
di Lecco, che si prendono cura di Eluana da 14 anni, hanno lanciato un accorato appello:
“Chi la considera morta, lasci che rimanga con noi che la sentiamo viva”. Una richiesta
su cui si sofferma il caporedattore di “Avvenire”, Giorgio Paolucci, al microfono
di Emanuela Campanile:
R. – Ancora
ieri c’era chi paragonava Eluana ad una persona sostanzialmente morta, mentre per
loro è più che mai viva; e per questo non chiedono nulla in cambio se non di potere
continuare a servirla. Il nostro inviato, Paolo Viana, è andato ieri davanti alla
clinica di Lecco, non è potuto entrare, ovviamente, come tutta la stampa. Ma ha dato
una piccola immagine di quello che accade in quella camera dove da 14 anni Eluana
viene servita, del fatto che tutte le mattine viene lavata, viene servita e viene
pettinata: viene pettinata non come una bambola, ma come una persona viva, come una
persona vera. Ed è commovente pensare che da 14 anni, tutte le mattine e tutte le
sere questa donna, che ormai non è più una ragazza, come a volte erroneamente si continua
a scrivere, viene servita fino al punto di essere pettinata, quindi fino al punto
di renderla bella, di renderla anche esteticamente una persona che esprime vita. E
ci sembra che questa sia una delle testimonianze più commoventi di cosa voglia dire
che una persona è viva non in base alle condizioni fisiche in cui si trova più o meno
bene, ma in base alla dignità della persona che le è stata donata.
Alle
religiose di Lecco si è rivolto il cardinale arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi.
Il porporato sottolinea, in una lettera, che la vita umana “rimane sempre, in qualunque
condizione fisica e morale, il bene fondamentale, prezioso e indisponibile che Dio
consegna a ciascuno di noi”. E chiede a Dio che “non lasci mancare un’estrema opportunità
di ripensamento a quanti si stanno assumendo la gravissima responsabilità” di procurare
la morte di Eluana. Sulla dignità di una persona in condizioni limite come quelle
di Eluana, vi offriamo ora la testimonianza dell’avvocato Cesare Lia, padre
di Eleonora, una giovane donna leccese che da 15 anni è in stato di coma vigile. L’intervista
è di Luca Collodi:
R. – Mia
figlia era nella stessa condizione di Eluana. Quando mi fu consegnata dalla rianimazione
di Innsbruck, 15 anni fa, chiesi quali potessero essere le cause di un suo probabile
decesso. Non era tanto l’incidente stradale occorso, mi hanno detto, quanto tutte
le infezioni che la ragazza poteva prendere. Io presi fin da allora il coraggio a
due mani: la portai a casa, che era l’unico posto dove la ragazza poteva avere assistenza
massima e gli affetti familiari intorno a lei, costringendola piano, piano a bere,
attraverso la somministrazione di un cucchiaino di acqua per volta – ricordo ancora
dopo 15 anni – fino a farla bere con il bicchiere... Io devo riscontrare adesso, a
distanza di 15 anni, che mia figlia non solo ha aperto gli occhi - anche se non parla
ancora e non si muove, ovviamente è allettata, ed io la porto in giro per il paese
con la carrozzella - ma comprende tutto e mi fa capire che si adatta a questo tipo
di vita. Mi fa capire che lei vuole vivere, non vuole morire!
D.
– L’opinione pubblica cosa pensa di questa sua battaglia per la vita?
R.
– L’opinione pubblica è stata, non so se volutamente o erroneamente, informata in
modo sbagliato dello stato in cui vivono questi soggetti. Non esistono soggetti in
coma "vegetativo". Attenzione: la gente è portata a pensare che queste siano delle
piante e ormai siano degli esseri che non hanno alcuna capacità di generare una certa
elettricità mentale. Non è vero, altrimenti il cervello risulterebbe piatto nell’analisi.
Ma se il cervello funziona, se si hanno degli impulsi elettrici, significa che una
certa elaborazione di dati esiste anche se a livello infantile. Quindi, esiste la
vita! Spero che la gente comprenda questa situazione e non sia per la morte, ma sia
per la vita.