2008-11-15 09:01:44

Il massacro dei poveri in Nord Kivu: l'editoriale di padre Lombardi


Le stragi che si consumano ogni giorno nella regione congolese del Nord Kivu interrogano, come ogni conflitto che colpisca gente inerme, la coscienza della comunità internazionale. Mercoledì scorso, all'udienza generale, la voce di Benedetto XVI si è sciolta ancora una volta in una preghiera spontanea e commossa per le vittime di quella terra rigogliosa e sfortunata, che chiede silenziosamente aiuto per porre fino al suo martirio. Su questa vicenda, vi proponiamo la riflessione del nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:RealAudioMP3

Pochi giorni fa, prendendo lo spunto dall’annuncio del prossimo viaggio del Papa in Africa, avevamo parlato di dignità degli africani e di speranza. Ma effettivamente le notizie che continuano ad arrivare dalla regione del Nord-Kivu ci riempiono ogni giorno di angoscia. Domenica 9 novembre il Papa all’Angelus ha levato la sua voce denunciando “distruzioni, saccheggi e violenze di ogni tipo” ai danni dei civili innocenti. Questa regione nel cuore del continente africano è ormai “da troppo tempo martoriata”. I morti degli anni recenti nel corso dei vari conflitti sono ormai milioni. Probabilmente è il massacro più impressionante del pianeta negli ultimi quindici anni.

 
E come sempre nei conflitti contemporanei la massima parte delle vittime sono civili innocenti, travolti nel sangue da un intreccio di interessi inconfessabili, di odii antichi e di passioni perverse. Il Male, il grande nemico che si accanisce sulle creature di Dio, confonde la ragione in un’oscurità inestricabile, porta all’estremo il disprezzo della vita e sembra dominare incontrastato. Troppo lente e timide sono le reazioni di fronte a questa carneficina dei poveri.

 
Di fronte a tutto ciò, i credenti si devono armare di un amore ad ogni costo, capace di resistere alla violenza sull’esempio del Signore. Ma per ricostruire la pace bisogna tornare al rispetto della dignità di ogni vita umana, bisogna veramente impegnarsi molto di più per l’educazione e lo sviluppo, e costituire un contesto internazionale che non permetta di alimentare i conflitti invece che costruire la pace. Se no, l’Africa continua a morire.







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