La Conferenza Internazionale sulla pastorale nella cura dei bambini malati aperta
dal cardinale Lozano Barragán
Sono 43 i relatori previsti nei tre giorni della XXIII Conferenza Internazionale promossa
e organizzata dal Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, sul tema: “La pastorale
nella cura dei bambini malati”. Si è aperta questa mattina in Vaticano con l’intervento
del cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del dicastero e si avvale in particolare
del contributo di quanti seguono e sostengono i bambini in situazione di malattia.
Ha seguito i lavori stamane Fausta Speranza.
"Aproximar
el niño precisamente al Señor Jesús…" Accompagnare il bambino malato
alla vicinanza di Dio, far sì che lo Spirito Santo gli sia accanto nel dolore, che
la sofferenza sia occasione di scoperta del Vangelo. E’ l’impegno sul quale si è soffermato
il cardinale Javier Lozano Barragán. Certamente anche solo parlando di bambini, i
problemi da citare sono molti. Il cardinale Barragán ha ricordato le guerre, ma anche
le condizioni insalubri per l’inquinamento in cui vivono tanti bimbi in tante parti
del mondo e il flagello dell’Aids. Per ribadire che accanto all’impegno di alleviare
la sofferenza nel fisico, accanto a sentimenti e azioni di compassione, bisogna pensare
all’anima di questi bimbi, confidando in quella che ha definito la forza evangelica.
Il pensiero va ai bambini dei Paesi poveri, ma il cardinale Barragán ha raccomandato
di tenere presente quella che ha definito "l’allarmante situazione nei Paesi ricchi",
dove un bambino su sei vive sotto il livello di povertà e dove - ha affermato - "molte
famiglie hanno rinunciato al loro lavoro educativo". Molti bambini adolescenti sono
abbandonati – ha aggiunto – e l’ambiente in cui vivono è dominato da Internet e dalla
televisione. Ha citato drammatici fenomeni, come il commercio sessuale, la pedofilia,
la violenza nelle scuole, crimini e bullismo. C’è stato poi l’intervento del dott.
Arcadi De Arquer, pediatra, segretario dell’Associazione Medici Cristiani
di Catalogna, in Spagna, che ha tracciato una storia delle cure dei bimbi malati nel
mondo, indicando l’obiettivo di un futuro di cure sempre più umane e lanciando un
avvertimento: “Una sociedad que hace todo lo posible para que existan menos
niños... A volte la società fa di tutto per avere sempre meno bambini e
li cura sempre peggio”.
Tra tante problematiche, è stato con l’intervento
della dott.ssa Marina Cuttini, primario all’ospedale pediatrico
Bambin Gesù, che è emerso un dato positivo: la mortalità infantile è passata dai 20
milioni all’anno, di 50 anni fa, a meno di dieci milioni di decessi. Bisogna, però,
dire che il 99 per cento riguarda Paesi in via di sviluppo. E la dott.ssa Cuttini,
tra l’altro, ha ricordato quanto siamo lontani dal raggiungimento dei cosiddetti obiettivi
del millennio. Alcuni dati: 50 mila bambini non vengono registrati alla nascita ogni
anno. Viene loro negato, dunque, il primo basilare diritto umano, quello di avere
un’identità legale. Questo accade in percentuali diverse nel mondo: “Più
alta nel sud dell’Asia - 63 per cento – e anche nell’Africa subsahariana. E se prendiamo
Paesi meno sviluppati, arriviamo a percentuali del 71 per cento”. Ha ricordato,
poi, che sono oltre 2 miliardi i bambini nel mondo e che 559 milioni di loro hanno
meno di cinque anni. Rappresentano, dunque, il 40 per cento della popolazione mondiale.
Per quanto riguarda le nascite, sono 135 milioni all’anno di cui almeno il 90 per
cento avvengono in Paesi meno industrializzati, con cifre agghiaccianti sulle donne
che muoiono di parto: sono mezzo milione ogni anno. E agghiacciante è anche la disparità
delle condizioni di assistenza sanitaria, a partire dalla nascita, tra bimbi ricchi
e bimbi poveri, tra maschi e femmine.