Il cardinale Martino con la Chiesa thailandese nei campi profughi birmani
Il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio per i migranti
e degli itineranti, ha visitato nei giorni scorsi alcuni dei campi profughi al confine
fra Thailandia e Myanmar, dove sono ospitati migliaia di rifugiati birmani. Oltre
1000 – secondo Asianews - le persone che il 9 novembre scorso, nel distretto di Maesod,
appartenente alla diocesi di Nakhon Sawan, hanno partecipato alla Messa celebrata
dal porporato, che nell’omelia ha ricordato l’invito del Papa a far visita agli stessi
campi per dare conforto ai numerosi sfollati. Gratitudine è stata espressa dai partecipanti
alla cerimonia che hanno riferito di aver sentito la vicinanza del porporato e della
Chiesa. Il dramma dei profughi risale agli anni ’70, quando la guerra in Indocina
ha costretto centinaia di migliaia di persone ad abbandonare Laos, Cambogia e Vietnam
alla volta della Thailandia. Secondo stime ufficiali, negli ultimi 20 anni sarebbero
758mila i profughi accolti nei centri allestiti lungo il confine, ai quali il governo
– sostenuto da associazioni e ONG – ha fornito aiuti umanitari e rifugi. Determinante
anche il contributo della Chiesa cattolica thailandese che dal 1978 attraverso l’organizzazione
umanitaria Coerr porta assistenza umanitaria ai bisognosi, si occupa di igiene, istruzione
e agricoltura, e cura in particolare la situazione delle migliaia di bambini orfani.
In una situazione di tale difficoltà, ciò che conta, sottolinea padre Phibun Visitnonthachai,
direttore del Coerr, è “costruire unità e armonia tra i diversi gruppi etnici, oltre
a promuovere la collaborazione con gli enti thailandesi e i responsabili governativi”.
Un’esigenza ribadita anche da padre Manas Supphalak, responsabile del campo profughi
per i birmani Karen, che sottolinea inoltre come prioritario sia risolvere i problemi
che spingono i profughi alla fuga. “La vera ragione – conclude il religioso – è che
queste persone non ricevono giustizia dai loro governi, i quali spesso li perseguitano
nel tentativo di sterminarne la razza”. (C.D.L.)