In Iraq la comunità cristiana di Mosul è stata vittima di un nuovo attacco: uomini
armati hanno fatto irruzione in un’abitazione di una famiglia e hanno ucciso due sorelle.
La madre è rimasta ferita, non in gravi condizioni. Sono riusciti a mettersi in salvo
il marito e l’altro figlio, fuggiti al momento dell’assalto. Si è trattato di una
vera e propria esecuzione mirata: l’obiettivo di questi attacchi - ha rivelato una
fonte locale all’agenzia AsiaNews – è di cacciare i cristiani dalla città”. “È una
questione di potere – ha aggiunto – legata alle prossime elezioni per il rinnovo dei
consigli provinciali e alla rappresentatività delle minoranze”. Sul versante politico,
intanto, il governo, su invito delle Nazioni Unite, aveva promesso di reintrodurre
l’art. 50 nella legge elettorale, che garantiva 15 seggi su 440 alle minoranze, di
cui 13 ai cristiani. Ma il Parlamento ha approvato la norma senza inserire alcuna
modifica e il consiglio di presidenza l’ha ratificata, assegnando ai cristiani di
Mosul un solo seggio. La decisione del Parlamento ha amareggiato i vertici della Chiesa
irachena, i quali hanno denunciato una palese violazione della Costituzione, che assicura
pari diritti per tutti i cittadini. E’ inutile negare oggi una rappresentatività –
ha detto mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad – per poi promettere
in futuro pari diritti”. La comunità internazionale – ha aggiunto il presule – “doveva
assumere una posizione più forte in tema di diritti delle minoranze e nella difesa
della comunità cristiana”. (A cura di Amedeo Lomonaco)