Nel Nord Kivu martoriato dalle violenze è emergenza colera
Sempre più critica la situazione nella Repubblica Democratica del Congo. Nel Nord
Kivu, martoriato dalle violenze tra governativi, ribelli di Laurent Nkunda e paramilitari,
ora è emergenza colera. Nelle ultime ore, a nord del capoluogo Goma, sono stati registrati
8 nuovi casi. Ma la tensione nella zona sale anche sul fronte diplomatico. È stata
infatti arrestata in Germania, su richiesta della magistratura francese, Rose Kabuye,
collaboratrice del presidente rwandese Kagame. La donna è sospettata di coinvolgimento
nella morte dell’ex capo di Stato rwandese Habyarimana, il cui assassinio nel ’94
scatenò il genocidio. Sulla situazione in Nord Kivu e nella regione dei Grandi Laghi,
Giada Aquilino ha intervistato Domenico Quirico, africanista de La Stampa,
raggiunto telefonicamente a Goma:
R. – Qui
ci sono numerose guerre infilate l’una nell’altra, perché è una guerra per le miniere
– il Congo è uno dei Paesi più ricchi di minerali del mondo, è uno dei Paesi che più
potrebbe crescere in sviluppo e questa contraddizione spiega già molte cose. E' poi
l’ultimo capitolo del genocidio rwandese, perché ci sono nel Congo orientale ancora
le milizie degli hutu responsabili del massacro del 1994 che i tutsi vogliono distruggere.
Poi c’è una guerra tra Rwanda e Congo, perché il Rwanda ha ambizioni di annessione
territoriale: è un Paese piccolo, sovrappopolato, senza ricchezze naturali e che vuole
espandersi nella parte orientale del Congo. Il Congo invece è enorme, è ricchissimo,
poco popolato e vi vivono, da secoli, popolazioni di origine tutsi così come, per
esempio, questo generale che guida la rivolta. E poi, c’è un braccio di ferro ancora
più sullo sfondo, tra gli Stati Uniti, che sono filo-rwandesi, e il Congo che invece
è appoggiato in particolare dalla Francia, diciamo dai Paesi europei. In palio c'è
il controllo delle miniere e dobbiamo dire che la Cina ha appena ottenuto un gigantesco
contratto per l’estrazione del rame dal governo congolese … Sono tutte guerre infilate
una nell’altra in un modo inestricabile, e che fanno sì che su queste terre da 18
anni si continui a combattere.
D. – Da quello che
hai potuto vedere, qual è la situazione umanitaria a Goma e nel Nord Kivu?
R.
– La situazione umanitaria è assolutamente drammatica. I campi che sono più vicini
alla città di Goma possono ricevere aiuti, ma ci sono decine di migliaia di questi
profughi che continuano a fuggire ogni qual volta gli scontri tra i ribelli di origine
tutsi e le truppe regolari, anche se sono truppe che si sono macchiate di saccheggi
e di violenze pari a quelle dei ribelli, scappano, fuggono, cercano luoghi più sicuri.
Allora, una parte, decine di migliaia di queste persone, non possono ricevere aiuti
umanitari: dobbiamo immaginare un popolo intero che vive all’addiaccio nelle foreste,
che non ha nulla da mangiare, che è sottoposto a violenze inaudite. Inoltre, il colera
sta progressivamente dilagando perché queste popolazioni si muovono e quindi i malati
non possono essere curati e a loro volta diffondono il contagio ad altri … E’ una
situazione che è alla soglia della catastrofe!
D.
– Delle ultime ore è la notizia di nuove tensioni tra Rwanda ed Europa per l’arresto
in Germania di una collaboratrice del presidente rwandese Kagame, sospettata di coinvolgimento
nell’assassinio dell’ex presidente del Rwanda, all’origine, poi, del genocidio del
’94. Ecco: perché queste tensioni sembrano generarsi di continuo, in quella zona?
R.
– Perché questo è un genocidio che, in realtà, non è mai finito, e si continua ad
ammazzare in nome di quanto è successo nel ’94. Oggi i ribelli sono tutsi e danno
la caccia agli hutu che sono rimasti qua e combattono al fianco delle truppe congolesi:
è qui il nodo del problema!