Il cardinale Rylko: la cultura dominante vuole cristiani invisibili, assenti dalla
cultura e dalla politica
“Una vera pietra miliare per il laicato cattolico del nostro tempo”. Così il cardinale
Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, definisce la
Christifideles Laici, il documento nel quale venti anni fa Papa Giovanni Paolo II
raccolse le indicazioni del Sinodo dei Vescovi dedicato alla vocazione e alla missione
dei fedeli laici nella Chiesa e nel mondo. A questo testo, vera Magna Charta dell’apostolato
dei laici, e agli sviluppi che ne sono seguiti, è dedicata l’assemblea plenaria del
Pontificio Consiglio che si apre domani a Roma. Vi prendono parte una sessantina di
persone tra cui trentacinque laici, rappresentativi delle diverse aree geografiche,
culture ed esperienze ecclesiali. In particolare si discuterà della partecipazione
e della corresponsabilità dei fedeli laici nella comunità cristiana e del contributo
delle associazioni, dei movimenti e delle nuove comunità nelle Chiese particolari.
Ma anche si discuterà della responsabilità dei fedeli laici nei diversi ambiti della
vita pubblica, e dell’efficacia della loro presenza nelle società di oggi: dalla promozione
della vita e della famiglia, al lavoro e all’economia, all’educazione e all’impegno
in politica. Ci sono nuove sfide che il mondo post-moderno pone, osserva ancora il
cardinale Rylko, intervistato da Pietro Cocco:
R. - Una
delle grandi sfide che interpellano i laici cattolici oggi è l’audacia di una presenza
visibile e incisiva nella nostra società, l’audacia cioè di essere veramente “lievito
evangelico”, “sale e luce” del mondo. La cultura dominante, infatti, pretende di rendere
i cristiani invisibili, assenti dalla vita sociale, dalla cultura, dalla politica,
vorrebbe rinchiudere la fede in un ambito strettamente privato. Il Papa spesso incoraggia
i cattolici a partecipare attivamente alla vita pubblica dei propri Paesi, contribuendo
con la competenza, l’onestà morale e lo slancio profetico del Vangelo. E ci sono tanti
segni positivi in tale senso. Ad esempio, sta portando abbondanti frutti la “nuova
stagione aggregativa dei fedeli laici”. Le numerose aggregazioni laicali, e in modo
particolare i movimenti ecclesiali e le nuove comunità, stanno formando una nuova
generazione di laici, caratterizzati da identità cristiane forti e coerenti, animati
da uno straordinario slancio missionario. E’ un grande segno di speranza!
D.
- Cardinale Rylko, non pensa che anche la comunità ecclesiale talvolta fa difficoltà
a riconoscere quanto stanno facendo tanti fedeli laici per una risposta ai problemi
di oggi?
R. - Dobbiamo tutti aprirci molto di più
all’opera straordinaria dello Spirito Santo nei nostri tempi e non dare troppo ascolto
ai “profeti di sventura”. Sì, c’è una forte erosione della fede che sfocia nell’ indifferenza
religiosa di non pochi battezzati, in particolare nella nostra vecchia e stanca Europa.
Ma molti altri tornano alla fede, mentre si nota un grande salto di qualità nella
vita cristiana di tanti laici, uomini e donne, giovani e adulti. Le Giornate Mondiali
della Gioventù - ad esempio - dimostrano che sta nascendo una nuova generazione di
giovani adulti, che riscopre la gioia e la bellezza di essere cristiani. Credo che
le nostre comunità ecclesiali dovrebbero essere molto più aperte a questa novità che
lo Spirito Santo genera per i nostri tempi. Occorre che le nostre comunità ecclesiali
escano coraggiosamente dalla loro autoreferenzialità, dal loro ripiegamento su se
stesse, per riscoprire il coraggio della fede e lo slancio missionario.